Crocodiles / White Lies

Estragon, Bologna. 12 marzo 2011

Ore 21 all’Estragon. Ore 21? In Italia dovrebbe essere proibito iniziare i concerti rock a tale sconveniente ora. Rivendichiamo l’italico primato del cazzeggio, almeno sugli orari… comunque sia non ci ho creduto veramente e, arrivata alle 21 e 15 sento ancor prima di entrare che il concerto è effettivamente già iniziato e, cosa ancor più stupefacente, il locale è quasi totalmente pieno. Touché.

Mi piacciono i Crocodiles, questi giovani californiani che non hanno nulla dell'iconografia che abbiamo noi europei dei gruppi che vengono da quella parte del mondo: nessuna "grandeur", almeno finora; nessuna abbronzatura da Un mercoledì da leoni, e neanche un bicipite gonfio da palestra furiosa. Trasudano rock-indie-underground-made in england, del resto è un trend per i giovani americani che si vogliono allontanare dai loro cliché entrare a piè pari nei cliché altrui; forse non è del tutto un caso che l'album di debutto degli Echo and the Bunnymen si chiami "Crocodile" mentre l'album di debutto dei Crocodiles del 2009 si chiami "Summer of Hate", in immediata contrapposizione con la Summer of Love che ha marcato la storia musicale e politica della California. Ma diciamo la verità: gli americani che fanno gli europei ci sono sempre piaciuti in fondo.

Anche perché i Crocodiles sembrano veri e sembra proprio che si stiano divertendo veramente mentre sono sul palco dell'Estragon nella chiara situazione di "band di supporto": posizione defilata, poche luci, volume sensibilmente più basso di quello che spetterà ai White Lies che verranno dopo. Anche se non si guardano mai le scarpe, il cassettino dell'archivio del vero indieboy dove trovare i Crocodiles ha l'etichetta "shoegaze" (che solo a dirla questa parola ti senti uno che ne sa a pacchi, e nel malaugurato caso non sappiate il suo significato musicale leggete su Wikipedia che ve lo spiega), ci metterei pure un richiamo al lo-fi, ma non mi spingerei affatto fino al noise.

Nel momento stesso in cui varco la soglia del locale il cantante pronuncia queste parole "non me ne frega un cazzo", praticamente senza accento, e io penso "ma allora chi sono questi? Sarà un gruppo autoctono non annunciato dato in pasto al pubblico a quest'ora in cui di solito si è a cena e che condivide con me un certo disappunto in proposito?". No, sono proprio i Crocodiles. Non sono solo in due sul palco (sarebbero un duo ufficialmente), ma in quattro e c'è una batterista, la bella sorpresa è che la cosa finalmente passa come "normale", che una donna suoni la batteria intendo dire: non la espongono come un animale raro, lei fa quello che deve fare e basta. Altri punti li guadagneranno nell'after show al Covo Club dove i due Crocodiles sono stati invitati a condurre il dj-set: si presenterà il gruppo al completo e, sorpresa delle sorprese, saranno assolutamente in grado di catalizzare l'attenzione di un dance-floor rock esigente come quello del Covo e credetemi, in tutte le passate esperienze analoghe con altri musicisti non è stato così. Finiranno la serata completamente ubriachi come da copione. Evviva. Stavo dimenticando la cosa più importante: i Crocodiles hanno delle belle canzoni, e anche questo non è scontato, due album all'attivo e un futuro tutto da scrivere.

Ma il pubblico che stipa il parterre non è lì per loro.

Al termine della loro esibizione, la grande produzione si mette in moto per preparare il palco ai londinesi White Lies, la "next big thing" del rock britannico di un paio di anni fa, che in effetti è diventata una cosa piuttosto grande tenuto conto che la loro prima apparizione risale al 2008. E qui inizia lo spettacolo: luci da grande show e canzoni cantate all'unisono con il pubblico, che le sa tutte. Bravi, molto bravi nella loro media, ponderata se non ragionata, di tutta la grande stagione della new wave inglese. In fondo non è una sorpresa ritrovare echi di Simple Minds e U2, evidentemente ci sono corde che è necessario toccare per arrivare a certi risultati. Così come è necessario orchestrare alla perfezione una macchina fatta di marketing ad alto livello e tempistiche accurate come i White Lies, o chi per loro, hanno saputo fare. Il difficile inizia ora.


(Pubblicato il: 01/07/2014)