Soundtrack!


KICK ASS
Henry Jackman, Marius Vries, John Murphy, Ilan Eshkeri, Danny Elfman
Polydor Associated Labels 2010

Sicuramente uno dei più bei film sui supereroi (o quasi) realizzato da 10 anni a questa parte. Matthew Vaughn (produttore, sceneggiatore e regista statunitense) riesce ad unire in maniera egregia diverse tipologie di film in un unico affascinante prodotto: Kick Ass, un pulp-action-superhero-movie che si è inzuppato in un campo ironico-comico. Il soundtrack è un’interessante collaborazione tra diversi grossi nomi della produzione hollywoodiana, dinanzi a noi abbiamo infatti Henry Jackman (Pirates of the Caribbean, The Da Vinci Code), John Murphy (Sunshine, 28 Days Later), Ilan Eshkeri (Hannibal Rising, Streght and Honour), il produttore Marius de Vries e con una sola traccia (Walk to Rasul’s) Danny Elfman.
L’intero album sembra comunque esser concepito da un’unica sensibilità artistica, insomma diciamola tutta.. le colonne sonore per supereroi hanno degli elementi caratteristici comuni molto marcati: andirivieni di archi in crescendo con fiati pronti a rendere tutto molto più solenne ed importante, momento di tensione massima verso la fine e conclusione distensiva. Ed è proprio quello che ci aspettiamo in un film di supereroi, non vogliamo sentire altro. I cinque sopracitati hanno seguito le leggi canoniche sopracitate, forse pure troppo, ma con molta probabilità si tratta di una scelta stilistica per ricordare allo spettatore che in fondo si tratta pur sempre di una commedia, altrimenti non riuscirei a spiegarmi la melodia di The Battle Hymn Of The Republic in A Punch In The Chest, ne tantomeno i due pezzi riciclati da John Murphy: Strobe è Adagio in D Minore dalla colonna sonora di Sunshine e Big Daddy Kills è In The House - In A Heartbeat da 28 Days After, per non parlare di MistMobile palesemente ispirata al tema di Elfman di Batman. L’intero disco sembra essere un gioco tra compositori che si cimentano nel citazionismo incrociato in diverse occasioni, e questo è perfetto per un film creato attorno al desiderio di voler dare la propria versione del supereroe pur non avendo superpoteri: lo si capisce da subito con la prima traccia The Armenian Superhero che presenta un milkshake di intro delle più famose sigle telefilmiche americane sugli dei in calzamaglia e mantello. L’album si srotola passando da sonorità super-ego (es: Man In The Mirrow) e alter-ego (es: Forcefield) in maniera piacevole, anche se non abbastanza per reggersi da solo senza immagini. Trovo comunque azzeccatissima la scelta di dare il soundtrack in mano a più compositori: il risultato è ottimo sia dallo stereo che sullo schermo. Particolarmente indovinate anche le tracce esterne (non presenti nell’album ad eccezione di Stand Up dei The Prodigy), in particolar modo Banana Splits dei The Dickies nella prima scena di Hit-girl (un incrocio tra Rambo e Polly Pocket) è stra-azzeccata.

TRON LEGACY
Daft Punk
Walt Disney Records 2010

Se siete dei lettori fedeli ricorderete che ho recensito la colonna sonora di TRON nel giugno del 2009, e già i rumors parlavano di un TRON 2.0 il cui soundtrack poteva essere affidato ai Daft Punk... bene, eccoci qua. Vi dico da subito che come ho trovato TRON Legacy il degno successore di TRON (1.0) trovo questo lavoro dei Daft Punk alla stessa altezza del capolavoro di Wendy “dammi-la-mazza” Carlos. Il duo francese si trova per la prima volta a dover realizzare un soundtrack completo per un film, non un film qualunque ma il sequel di una delle più importanti pellicole del secolo scorso (almeno a livello simbolico) in quanto la prima in assoluto ad usare la computer grafica nella storia del cinema e a tentare la rappresentazione di un cybergspazio ancora da scoprire (non è un caso che Lev Manovich lo citi ripetutamente nella bibbia 2.0 Il Linguaggio Dei Nuovi Media). Un film dunque che può rappresentare un punto cruciale nello sviluppo del digitale nell’arte, qualunque essa sia... diciamo che nella musica comincia ad essere meno elettronica e più digitale (ma qua si entra in un conflitto di terminologie che può finire nel vuoto). Anyway: i Daft Punk ci provano e ci riescono egregiamente. Innanzi tutto capiscono subito di non potersi muovere esclusivamente con una drum-machine e un synt, meglio un’orchestra di 90 elementi ed accettare la sfida: quindi ancora più a ritroso rispetto a Wendy “dammi-la-mazza”. Pezzi come Overture e sopratutto Adagio for TRON sono degni delle più alte composizioni classiche per soundtrack, e non hanno nulla invidiare a nomi come John Wlliams o Zimmer. E quando questo classicismo si sposa ad un codice binario come in Recognizer o The Grid (dove Jeff Bridges ci piazza un mini monologo) creando un retro-futurismo da pelle d’oca bè... abbiamo fatto centro. Non mancano i pezzi più tipicamente daftpunkiani come End of Line o Derezzed che in scene di azione pura pompano l’enfasi del movimento come raramente si è sentito/visto fare da una colonna sonora. E' proprio questo il bello di TRON Legacy: c’è una sintonia equilibrata tra arti diverse, le immagini non fanno da padrone, la regia non fa da padrona e la musica assume lo stesso rilievo degli altri elementi facendoti percepire il film come un’opera d’insieme più che una pellicola da popcorn. Un album che quindi si regge da solo, vario, molto intenso, immaginifico e... retro-futuristico.

BLACK SWAN
Clint Mansell
Sony Masterworks 2010

Non penso che sia stata una passeggiata la realizzazione di questo soundtrack, ma al nostro amico Clint le cose semplici non sono mai piaciute troppo, sin dalla prima collaborazione con Darren Aronofsky nel 1998. Intanto decide fin da subito di uscire dalla scalata all'Oscar in quanto sceglie di utilizzare dei pezzi non originali appartenenti al Lago dei Cigni di Tchaikovsky, ma come usarli? Come una scatola di puzzle da cui prendere qualche tassello a caso? Non penso, piuttosto come una pista da seguire, o dalla quale farsi volontariamente trainare controvoglia (un paradosso no?). Eppure sin dalla prima traccia Nina's Dream il discorso pare proprio questo, comincia esattamente come il Lago dei Cigni ma dopo neppure venti secondi siamo travolti da un inquietante suono metallico spaesante che fortunatamente ci riconduce immediatamente sulla traccia originale-ma-non-troppo: se le note di Tchaikovsky a volte ci paiono inquietanti, maneggiate da Mansell diventano indubbiamente spietate. Clint confessa, rischiando di fare la figura dell'arrogante, che non si è sentito minimamente intimidito da Tchaikovsky.. in quanto non presente sul podio del direttore d'orchestra, piuttosto pensava all'intenzione di Aronofsky e a quanto poterla tenerla per mano durante la direzione. Il fatto di usare nella maggior parte dei pezzi alcuni tasselli del lago dei cigni e di mantenere comunque in maniera costante le sonorità caratterizzanti il compositore russo aiuta l'intento di Mansell: creare colonne sonore di cui nessuno si accorge. E’ un album che si rifiuta di mantenere la pace, ogni volta che tutto sembra filare liscio nelle armonie... eccolo lì il fantasma di Tchaikovsky che si vendica facendo sprofondare le sue composizioni in vortici oscuri dalla pelle d’oca, nella stessa maniera in cui le implicazioni psicologiche di Nina la fanno sprofondare nell’oblio arrivando ad una progressiva destrutturazione totale, ma necessaria per l’intento scenico. E’ appunto in questi momenti di totale distacco dalla propria identità da cigno bianco che Mansell si trova ad essere più lontano dalle sonorità russe: Love Yourself, Opposites Attract. Possiamo chiaramente parlare di trasposizione sonora del film su disco, sicuramente non è da usare come sottofondo per una domenica piovosa da passare in casa con il camino acceso e un libro da leggere...


(Pubblicato il: 22/07/2014)