Sonda - Recensioni 9

Sonda è un progetto del Centro Musica, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, nato per sostenere la creatività in ambito musicale. Sonda si propone di indicare la strada al talento a tutti gli artisti della Regione Emilia-Romagna che decideranno di sottoporre la propria arte ad un manipolo di consulenti-musicisti, produttori discografici, manager, editori musicali – otto “saggi” che cercheranno di affinare il profilo artistico di ciascun iscritto, in modo da rendere più appetibile la loro proposta musicale per il mercato discografico. Tutto il materiale inviato o consegnato al Centro Musica (non ci sarà una limitazione di tempo perché Sonda rimarrà operativo come progetto sperimentale fino a metà del 2006), verrà ascoltato ed assegnato ad un valutatore, che dovrà realizzare un report da consegnare all’artista. A questo punto l’artista dovrà cercare di seguire i suggerimenti del tutor ed arrivare, anche dopo alcuni report, ad un prodotto musicale, pronto per essere divulgato. Proseguiamo, su questo numero di Musicplus.it, le recensioni di alcuni degli artisti iscritti. Magic Babyet
“Le biografie sono noiose”, dicono i Magic Babyet da Bologna. Ecco il perché la loro bio si riduce a quattro righe che c'informano della data di nascita (2005) e della data di pubblicazione del primo democd (2007). Per il resto tre nomi: Francesca (voce e chitarra), Michele (batteria) e Mariano (basso). Tutto qua. Allora non resta che ascoltare i due brani giunti alle orecchie di Sonda. S'inizia con “Uh!”, brano dal sapore vagamente Muse. La voce di Francesca ben si adatta alle sonorità di un rock aspro ed arcigno. Echi di memoria grunge danno libero sfogo alla cattiveria, sul finale del pezzo. Canzone ben orchestrata che riesce a coinvolgere l’ascoltatore, gli “uh! uh” sgraffignati ai Blur sono da cantare a squarciagola. Con “Mirror” si cambia registro, una chitarra dà l’inizio alle danze, la voce di Francesca sussurra parole ed alterna un saliscendi da montagne russe. La musica si fa più cattiva, il rock di matrice inglese fa capolino nei giri di note, il grunge è un lontano ricordo. Un secondo volto dei Magic Babyet si mostra nel suo rock malato. Giudizio positivo, forse manca un poco d'originalità in più che non guasterebbe. Comunque bravi.
I Magic Babyet sono stati attribuiti a Daniele Rumori.

Weeping Shade
Parmensi ed attivi dal 2004, i Weeping Shade si conoscono sui banchi di scuola con l’intento di rifare i brani dei Muse. Passato qualche mese a ricopiare diligentemente, la voglia di scrivere pezzi propri prende il sopravvento. Diversi cambi di formazione, alcuni progetti paralleli con dischi pubblicati e collaborazioni esterne, hanno portato la band in questi anni a rivedere il genere musicale e la line-up, oggi condensata in tre elementi: Alessio, Andrea e Caino. Si diceva del cambio di genere, infatti all’ascolto del primo brano iscritto a Sonda, ci si accorge di un'atmosfera malinconica che sembra distante anni luce dall’esordio fatto di cover. La voce di Alessio volteggia su una melodia che sembra parlare direttamente all’anima, una mezza via tra i Tiromancino più struggenti ed il Moltheni più tenebroso. Con il secondo brano i Weeping Shade rimangono ancorati ad atmosfere pesantissime, le parole - in italiano - della canzone sono macigni che cadono sulla nostra testa e fanno decisamente male. La voce filtrata forse non è proprio la scelta giusta per un testo sicuramente difficile da cantare (per il messaggio), testo che dovrebbe risultare limpido nel suo atroce incedere. Come per il brano precedente la melodia ricorda i Tiromancino e questo è sicuramente un bel segno.
I Weeping Shade sono stati attribuiti a Carlo Bertotti.

Vanesia
I Vanesia si sono coagulati nel 2004 dall’incontro di Riccardo, Guido, Fillo e Torre. La scelta del nome affermano che non è stata semplice, perché doveva racchiudere in sé un riferimento al pop innamorato del rock, con una visione ebbra di riflessioni ma affascinata dalla propria immagine riflessa. Un nome figlio dei giorni nostri che doveva essere ammirato nella sua semplicità. Dopo un periodo trascorso da alcuni componenti della band in Spagna, un paio di cambi di formazione, un altro soggiorno fuori dei confini (New York) ed ennesimi cambi di line-up i Vanesia erano finalmente pronti per conquistare il mondo. “Quei Suoi Occhi Uccidevano” n'è la prima dimostrazione. Rock pop in italiano, che in America sarebbe catalogato come “Power pop da fm”. Un ritornello che ti entra in testa fin dal primo ascolto, si mette a disposizione dell’intero brano giocato su un incedere dritto come un fuso. L’assolo di chitarra sul finale, che mette in evidenza la bravura del chitarrista, sembra però un esercizio di pura tecnica e spezza troppo l’atmosfera della canzone. Con “Domani Vado In Svizzera” i Vanesia confermano la loro attitudine al rock pop. Anche in questo caso il ritornello ha la capacità di entrarti subito in testa. Tipica canzone da ascolto estivo, mentre ci si sta crogiolando al sole. Trovate un produttore e prossimamente ci vedremo al Festivalbar.
I Vanesia sono stati attribuiti a Luca Fantacone. Dobermann Trio
Le notizie sui Dobermann Trio sono a dir poco inesistenti. “Basso, chitarra e batteria focalizzano un puro sfogo fisico in distorsioni, tempi irregolari ed improvvisazione, in cui la vocalità è affidata anche ad una macchina”, così si descrivono, su Internet, i Dobermann Trio. Ed il bello è che hanno ragione. Una fottuta ragione. I Dobermann Trio (Colon Papero, Schwartzenegger III e Muzungu) devono essere dei veri e propri burloni, basta leggere gli ipotetici commenti, di ipotetici personaggi al loro democd: “Non saprei dire se preferisco i Dobermann Trio live o al naturale, con poco aglio” – Tod Aldamar, “Non viaggio mai senza il nuovo lavoro dei Dobermann Trio” – Trey Koolnich, “Non viaggio mai senza i Dobermann Trio” – Gustavo Benizzi, “Non viaggio mai” - Tonino Speranza. I Dobermann Trio attaccano con “UAC-PU”, una violenza sonora inaudita. Un viaggio tra le paure degli esseri umani condito di frizzi e lazzi. “Scroto Magnetico” è puro furore, un percorso irto di trabocchetti ed insidie. I Dobermann Trio sono bravissimi. Sanno domare i tempi più difficili, le sonorità più assurde in un continuo peregrinare tra serio e faceto. Bravissimi e difficilissimi.
I Dobermann Trio sono stati attribuiti a Paolo Benvegnù.

Lorenzo Orsi
Lorenzo Orsi ha 24 anni ed arriva da Bologna. Da oltre un anno ha iniziato un cammino musicale in veste di solista, dopo un trascorso in una non meglio specificata band del capoluogo emiliano. Questa nuova attività artistica lo ha portato ad incidere 12 tracce riconducibili ad un pop rock cantato in italiano. I due brani portati all’attenzione di Sonda rispondono ai titoli di “Take That E Malinconia” e “Il Cane E Il Padrone”. Il primo è un buon pezzo tra ricordi e presente, che prende a prestito il successo dei Take That per dare una lezione di vita. Lorenzo deve solo aggiustare in alcuni passaggi il suo cantato. Il brano in questo demo version risulta ovviamente scarno, ma ha tutte le possibilità per essere stratificato in sala di registrazione. Con il secondo pezzo Lorenzo mette in luce, invece, un aspetto più rock del suo fare musica. Anche in questo caso qualche problema di dizione è da limare qua e la, ma nel complesso “Il Cane e Il Padrone” è un brano con il tiro giusto. Notizia importante, Lorenzo ha suonato in prima persona batteria, basso, chitarra e tastiere, oltre, ovviamente, ad aver cantato. Se il sottobosco musicale nostrano produce musica come questa, c’è da avere speranza in un futuro migliore per le sette note italiote. Da sostenere.
Lorenzo Orsi è stato attribuito a Marco Bertoni.


(Pubblicato il: 28/11/2013)