Johnny Rotten

No Irish No Black No Dogs
Finalmente è stata tradotta in italiano l’autobiografia del cantante dei Sex Pistols. Dico finalmente perché leggere il suo punto di vista sull’epopea del punk e sulla vita dei Sex Pistols, dà una luce diversa a quegli anni fondamentali, non solo per la musica internazionale, ma anche per la società, non solo britannica. Fondamentale perché si comprendono scelte artistiche e scelte di vita, si capisce come mai fu allontanato Matlock e preso Sid, si viene a conoscenza di parole dette ed altre solo immaginate, ci s'immedesima nel caos di quei mesi, si cerca ossigeno, mentre la lettura prosegue incalzante. Rotten (a proposito per alcuni anni non ha potuto usare questo pseudonimo perché di proprietà di Malcom McLaren, il manager dei Sex Pistols) si racconta senza risparmiare elogi e dure critiche, soffermandosi sugli amici d’infanzia, sulla droga che ha ucciso Vicious e forse in seconda battuta anche i Sex Pistols. Johnny è un vulcano che erutta la sua verità e ce la sbatte in faccia senza mezzi termini. Prendere o lasciare. Qui non c’è posto per i sentimentalismi, per dire al mondo intero quanto è bello essere in un gruppo di fama. Qui c’è la violenza del ’77, c’è la paura, c’è la volontà di cambiare il corso della storia. Un libro intenso che ho letto a 43 anni, dopo aver trascorso le ultime trentacinque stagioni con il punk come modello di vita. Poi accompagni tua figlia a scuola (quinta elementare) e trovi un suo compagno di classe che legge questo libro. Tutto si azzera, tutto si annulla. Johnny Rotten se lo sapesse, sono sicuro, riderebbe divertito.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)