PINK FLOYD - Wish you were here

E' il 1975, i Pink Floyd sono in classifica da ormai due anni con "The Dark Side Of The Moon", la loro casa discografica non vuole forzare la mano per avere un nuovo disco, ma la band sta già cercando, all'insaputa di tutti, di mantenere intatto il gruppo e le loro vite personali. Ecco quindi arrivare "Wish You Were Here". Come sempre la cura è maniacale in ogni più piccolo particolare, sia che si tratti di accordare le pelli della batteria, o che si discuta della copertina dell'album. Nel 33 giri il tema dominante è l'assenza, spirituale e fisica. Quel particolare stato d'animo che porta le persone a bruciarsi nei rapporti interpersonali, nello stringere mani che non esistono, nel pronunciare frasi che non si sentono. L'assenza dei Pink Floyd viene subito messa in evidenza grazie alla busta protettiva del disco, che invece di essere trasparente è una plastica nera simile a quella usata per i sacchi della spazzatura. Inutile sottolineare che la casa discografica cercò in tutti i modi di osteggiare questa scelta, assolutamente anti commerciale. Per molti fan della band la vera copertina è proprio questa ed ancora oggi non hanno sfilato il disco dal suo involucro nero, sul quale campeggia un adesivo che raffigura una stretta di mano tra due robot ed i quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. Il disegno, fatto da George Hardie, collaboratore dello Studio grafico Hipgnosis, è anche un riferimento, oltre ai quattro elementi, ai quattro componenti della band e alle quattro diverse facce della copertina. L'illustrazione di Hardie viene poi ripresa nei tondini sul vinile, ma in una versione notturna con piramidi e luna piena, un ovvio riferimento al precedente album. Sfilando il disco dalla sua plastica si può finalmente ammirare lo scatto fotografico che campeggia in un vuoto assoluto di nomi e titoli. La location della foto fu scelta, anche se non sembra ad uno sguardo superficiale, con una particolare oculatezza. I due uomini che si stringono la mano sono infatti tra gli studios cinematografici della Warnes Brothers, dove tutto quello che c'è è assolutamente irreale e regna sovrana l'assenza. I personaggi stanno scambiandosi il più comune gesto interpersonale del mondo. Il businessmen non vede però le fiamme del suo interlocutore, fiamme che non sono state aggiunte in un secondo momento, ma sono reali. Infatti i vestiti dello stuntman Ronnie Rondell furono imbevuti di benzina.

Purtroppo quello che doveva essere un semplice scatto fotografico si rivelò un po' più complicato, perchè mentre il fuoco avvolgeva Ronnie la direzione del vento cambiò di colpo e le fiamme avvolsero il volto dello stuntman, bruciandoli i baffi. Altra particolarità è la bruciatura che si può notare in alto a destra, a testimoniare che anche tutta la scena è in realtà in fiamme. Questa idea però, nella prima stampa del disco, non si fermava ad un semplice tocco grafico, c'era infatti un vero taglio sulla copertina che permetteva di vedere l'immagine della busta interna, dove l'assenza veniva raffigurata in un altro dei quattro elementi: l'aria. Nella foto una ballerina invisibile (anche se ad un attento sguardo la si può intravedere) danzava con il suo velo rosso nel mezzo di un prato spazzato da un forte vento. L'elemento dell'acqua è invece presente nella cartolina contenuta all'interno del disco, dove un tuffatore "fantasma" riesce ad immergersi nell'acqua di un lago senza produrre nessuno schizzo. Nella realtà questa foto raffigura un maestro yoga che rimase immobile per oltre due minuti nella posizione di tuffo, grazie ad uno speciale congegno meccanico appoggiato sul letto del lago, il Mono Lake in California. Nel retro copertina si trova infine l'ultimo dei quattro elementi: la terra. Un uomo d'affari senza volto ci offre una copia del disco dei Pink Floyd, ma il suo corpo non esiste, le sue mani non sono fatte di carne, ma sono dei guanti bianchi. Il messaggio è chiaramente una critica feroce all'industria discografica, che per mano di uomini senza corpo e volto ci propone l'acquisto di emozioni su supporti di plastica. Questa foto fu preferita ad un altro scatto, che raffigurava un nuotatore in un duna di sabbia. A tutt'oggi David Gilmour ritiene "Wish You Were Here" uno dei migliori lavori dei Pink Floyd, un ottimo esempio delle tensioni di quel periodo, racchiuse in una copertina semplicemente perfetta. Infine ci preme ricordare che questo album ed in particolare la canzone "Shine On You Crazy Diamond" è un omaggio a Syd Barrett, componente assente dei Pink Floyd, che la leggenda narra si sia presentato, dopo sette anni di lontananza, mentre il gruppo stava registrando i cori del disco, chiedendo se poteva essere di aiuto. Sublime sana pazzia.


(Pubblicato il: 28/11/2013)