The Dead Men Walking

The (International) Noise Conspirancy<br>
Estragon, Bologna, 18 Ottobre 2001<br>
Questa giovane band svedese è la seconda volta in pochi mesi che si esibisce a Bologna e l’indice di gradimento della prima apparizione appare evidente dal pubblico che ha quasi imballato il locale. Il look è decisamente garage-sixties: vestiti tutti uguali (divisa da palco della serata: dopo ripetute apparizioni in tuta e maglietta mimetica hanno optato per giubbottino di jeans con cerniere ovunque, quello dell’ultimo video in circolazione, la foto è relativa alla prima apparizione lo scorso mese di settembre) e taglio di capelli rigorosamente “a caschetto”; un look che va di pari passo con il sound proposto da questi rivoluzionari del rock, e l’organo Hammond ben posizionato in prima fila è un indizio inequivocabile. Chitarre distorte e suono sporco per pezzi al vetriolo dalla durata media di 3 minuti. Testi altamente politicizzati e “spiegati” al pubblico che esulta ai commenti – che vi potete immaginare - sul nostro capo del governo. Presentano il nuovo singolo dall’esplicito titolo “Capitalism stole my virginity” e confermano la strada intrapresa. Il pubblico gradisce. E’ quello che deve essere.

The Valentines<br>
Il Covo, Bologna, 13 Ottobre 2001<br>
Un nome nuovo si è affacciato alla ribalta del rock bolognese. Un veloce sguardo ai componenti per chiarire i loro trascorsi musicali: Fab Valentine al basso (Santo Niente); JJ Valentine alla batteria (Malma) e Mars Valentine alla chitarra e voce (certamente il veterano: Loveless, Malavida, Hong Kong 99) si sono uniti e hanno chiamato Vale Valentine ad assumere il ruolo di conturbante front-woman della formazione. Sulla sinistra del palco il bassista: dalla cintura in su vestito solo dai suoi tatuaggi; a destra il chitarrista: total black e chitarra ad altezza inguinale; dietro al centro: il giovanissimo batterista dallo sguardo deciso; davanti: un altrettanto giovane punk-dark lady che attira immediatamente gli sguardi ammirati del pubblico maschile. Al primo accordo un muro di suono assale la platea (e nonostante la recente formazione i Valentines si sono già creati un nutrito seguito), ma non è solo il volume a lasciare storditi i veri amanti del rock’n’roll: non sono propriamente punk, e neanche hard, forse a tratti pop, qualche vena dark, certamente non metal, e allora? Canzoni con melodie accattivanti (pop) rese potenti da una base ritmica quasi violenta (hard) (il batterista è eccezionale) e sorrette da una linea di chitarra che distribuisce sapientemente riff distorti o suoni chiari e puliti (punk). Avete presente Iggy Pop, i Social Distortion, i Ramones e i Lords of the New Church? Se la risposta è sì non perdetevi la prossima esibizione dei Valentines.

The Dead Men Walking<br>
Naima, Forlì, 12 Ottobre 2001<br>
Questa macabra definizione (la stessa che viene data negli States ai condannati a morte) cela 4 personaggi da un passato illustre, e per uno di loro è obbligatorio aggiungere “fondamentale per la storia del rock’n’roll degli ultimi 25 anni”. I Dead Men Walking sono: Pete Wyle dei Mighty Wah!, Kirk Brandon degli Spear of Destiny, Mike Peters, voce degli Alarm e, last but not least, Glen Matlock: bassista originario dei Sex Pistol, nonché autore di brani come Pretty Vacant e Holiday in the Sun. Ma non aspettatevi un patetico revival del passato: non vedrete quattro ultra quarantenni con spilla da balia infilzata – senza ago - in una guancia; non aspettatevi neanche una batteria, o un basso e una chitarra attaccati alla corrente elettrica… perché quello che il pubblico si è trovato sul palco sono 4 signori vestiti “normali” (ok, scarpa argentata e pantalone nero con cerniera laterale sono “normali” per un quarantacinquenne inglese rockettaro), con 4 chitarre acustiche e 4 microfoni tutti regolati per lead-singer. Un set completamente acustico che ripropone i brani più noti delle bands d’origine, tutte alfieri del punk/wave/rock inglese inizio anni ’80. Dopo una certa perplessità iniziale (chi conosce i brani rimane disorientato soprattutto dall’assenza della batteria), si è catturati dallo spirito del concerto: bravissimi tutti sia con la chitarra che con la voce e si ha la palese conferma che quando una canzone è inequivocabilmente bella la si può arrangiare e suonare in qualsiasi maniera che rimane bella. Matlock è quello che canta peggio… ma quando in chiusura di concerto intona Pretty Vacant… un brivido corre per le schiene di molti presenti e ad anonimi occhialuti con maglioncino collo a v seduti comodamente a tavolino si illumina lo sguardo, una scintilla che sa di ricordo si accende e non resistono a sussurrare, con il dovuto rispetto: AND WE DON’T CARE!


(Pubblicato il: 28/11/2013)