Independent Day 2005

4 settembre 2005, Bologna Parco Nord

SUBSONICA, QUEENS OF THE STONE AGE, SKIN, SOCIAL DISTORTION, BAD RELIGION, THE BRAVERY, THE EDITORS, THE FUTUREHEADS, MAXIMO PARK, MEGANOIDI, THE ORDINARY BOYS, THE BLOOD BROTHERS, FORTY WINKS, MARSH MALLOWS, THE PEAWEES, SIKITIKIS

Quest’anno i giorni di musica indipendente sono… solo uno! Ma è comunque impossibile non trovare i “tuoi nomi” nel denso doppio-programma della giornata (Arena e Tenda Estragon). I miei nomi sono stati pochi, ma buoni: Social Distortion, Queens of the Stone Age, Bad Religion e The Peawees.
In tenda Estragon ci arrivo giusto per i Peawees. Sono di La Spezia, e sanno infuocare la platea, già nutrita, nonostante l’orario pomeridiano. Sono piuttosto noti nel giro punk alternativo (che esiste, anche se è talmente “alternativo” da essere praticamente invisibile) e, soprattutto, ogni volta attirano l’interesse di chi ancora non li conosceva: ci credono di brutto in quello che suonano e si capisce da ogni nota di quelle canzoni veloci e accattivanti che se solo non fossero italiani sarebbero già famosi!!!
Si scappa quindi all’Arena, fra un po’ salgono i Social Distortion. I Social Distortion, in Italia, sono una di quelle band per appassionati di rock nel senso più profondo (quindi per un numero di persone percentualmente poco incisivo rispetto alla massa), per quelli che conoscono la storia della musica, che sanno cogliere i riferimenti sociali e musicali, che conoscono le storie private dei membri della band e come queste storie abbiano influenzato le successive scelte musicali. I Social Distortion sono “americani” nel senso più profondo, ma fanno parte di quegli americani che pensano, che criticano, che non si integrano nelle apparenze (quindi un numero di persone percentualmente poco incisivo rispetto alla massa) e soprattutto suonano del grande rock’n’roll, in senso lato, in quel senso che dentro c’è tutto quello che ci deve essere: la rabbia, la forza, l’amore, l’alcol, la droga, i fallimenti, gli eccessi e il divertimento. Però sarebbe meglio parlarne al singolare, visto che dei Social Distortion è rimasto solo chi questo nome lo ha creato, Mike Ness, e del resto quando si ha una voce come la sua (anche questa da storia del rock’n’roll) è impossibile non identificare il front-man con la band. E’ la seconda volta che suonano in Italia, anche se la prima (circa 8 anni fa, a Milano) è passata inosservata (non certo al centinaio di persone che era presente al concerto, comunque). Suonano con una passione palpabile, anche i brani più lenti (e ce ne sono) sono carichi di tensione. E bisogna dire che, visto l’entusiasmo di buona parte del pubblico, molti dei presenti faceva parte di “quella piccola percentuale” di cui sopra… Una tensione che però sembrava imbrigliata, costretta, forse dalla luce del giorno e dall’ormai classico basso impatto sonoro imposto da leggi e regolamenti vari, tanto che Mike ad un certo punto dice “torneremo, però a suonare di sera, in un club, che è meglio!”.
Durante l’esibizione di Skin si va a mangiare la piadina (i gusti non si discutono).
Attesa da un numero più ampio di persone è certamente l’esibizione dei Queens of the Stone Age, che ritornano in questo palco a distanza di due anni. Sono bravissimi, e questo si sa. Quando si è così bravi, si ha giustamente voglia di farlo notare… cosa che, in questo caso, ha significato un concerto dove il virtuosismo dei musicisti ha trovato la strada dell’eccesso: un concerto molto hard-rock, brani lunghissimi, versioni stravolte di brani già noti. Una scelta piuttosto radicale, vista anche la situazione festivaliera, e questo ha infuocato alcuni e raffredato altri, ma in linea di massima è meglio una scelta radicale piuttosto che rimanere nel mezzo di un limbo!
Si lascia spazio al deciso cambio di pubblico dei Subsonica e si torna in tenda, dove la giornata si conclude con i Bad Religion. Solo che sono in tanti a pensarla così… e la tenda Estragon non è grande certo come il Parco Nord (circa 8 mila persone presenti). Non è un caso se si riempie nel giro di pochi minuti. I Bad Religion sono una storica band del punk, capitanata da un professore di letteratura americana che ogni tanto si mette in aspettativa per fare un tour. Tante sono state le volte che i molti fans italiani hanno avuto modo di vederli in concerto. Sono un certezza e anche questa volta lo confermano.
E già mezzanotte e mezza, sono stanca, e pensare che se non fossero brillati per la loro assenza dell’ultimo momento, nella mia lista ci sarebbero stati anche i Bloc Party. E, se non fossi arrivata in ritardo, ci sarebbero stati anche i grandi Forty Winks!


(Pubblicato il: 28/11/2013)