recensioni

The Police

The Police
Partiamo dalla fine. Ovvero dalle due dediche che compaiono su questa raccolta: Ian Copeland e Kim Turner. Entrambi deceduti nel 2006. Il primo era uno dei fratelli di Stewart Copeland (batterista), fondatore di una casa editrice (F.B.I.) e legato al management dei Police, il secondo è stato il produttore d'alcuni dischi del trio ed è stato il tour manager del terzetto. Segno tangibile che i tempi passano e le gesta dei Police hanno ormai più di trenta anni. Vi sembrerà strano parlare dei Police nel 2007, ma il tour mondiale, che tra due giorni (considerando il momento in cui sto scrivendo queste righe) porterà il trio in Italia, a Torino, unito alla pubblicazione di questo doppio cd, non poteva esimermi dal farlo. Sentivo anch’io il bisogno di celebrare questo gruppo che ha fatto la storia della musica moderna. I Police sono stati una luce nel rock di fine anni settanta, per poi implodere per litigi ed incomprensioni interne. Anzi, a dire il vero, la band ufficialmente non si è mai sciolta. In ogni caso, qui ci troviamo di fronte a 28 brani racchiusi in due cd da ascoltare in loop continuo. 28 brani posizionati in modo cronologico che sono il Santo Graal per tutti gli ascoltatori che rimpiangono il rock di un tempo e per tutti i giovani che vogliono conoscere. Già, conoscere! Conoscere l’originalità, la bravura e la genialità di un trio che da “Fall Out” (primissimo singolo) a “Tea In The Sahara” (ultimo brano in scaletta), ha saputo regalare emozioni a profusione. Lo so che molti di voi possiedono l’intera discografica del terzetto, ma fatevi un regalo, ve lo meritate, non sia altro per tutto quello che dovete ascoltare oggi di estremamente pessimo. I Police sono tornati, mai noi, in fondo, non li avevamo mai lasciati.

Formato: 2 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Terzasfera

Small Hiding To Disappear
Ammetto la mia ignoranza. Ogni tanto è giusto farlo. Non ho mai ascoltato i precedenti lavori discografici del gruppo torinese. Due album e due singoli, usciti tra il 1999 ed il 2003, quindi in questa recensione non potrò dire che con questo terzo cd album sono maturati, imprimendo al loro sound quella verve che mancava ai precedenti capitoli. Come non potrò dire che la voce di Joy (originaria dello Ski Lanka), è perfettamente calata tra le pieghe di questo sound tra il lounge e l’elettronica, toccando vette di pop raffinato. Non potrò dire che questo disco è un ottimo corroborante per serate da passare in dolce compagnia sorseggiando un cocktail e facendo sguardi languidi da navigato viveur. E soprattutto come potrò dire che dopo il primo ascolto sono passato al secondo e poi al terzo. Difficile, se non si conoscono le gesta dei Terzasfera. Difficile perché puoi risultare non credibile ed in un mondo dove tutti, ma proprio tutti, sono tuttologi, è dura dimostrare la propria assoluta convinzione. Insomma tagliamo la testa al toro (poverino) e diciamo che se vi piacciono i Morcheeba, i Groove Armada, o gli Zero7, tanto per fare tre nomi, questo è il vostro disco. Diciamo che i Terzasfera sono propri bravi a manipolare trimmer e sudare con la sezione ritmica. Diciamo che Joy è brava. Ma tutto questo è sufficiente per voi “malati”, in perenne attesa del gruppo d’oltreoceano? Gioco un’ultima carta. Il nome Faithless potrebbe convincervi di quello che dico? No! Allora andate a quel Paese e rimaneteci. Torino uber alles.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

AA.VV.

Make Some Noise - The Campaign To Save Darfur
Lo so che non amate i dischi venduti per scopi umanitari, che odiate tutto quello che si rivolge a voi con l’intento di suscitare compassione. Lo so, ma almeno per questa volta passateci sopra e prestate attenzione a questo doppio cd, se non altro per le canzoni e per gli interpreti. Infatti lasciamo da parte il fatto che si sia mobilitato Amnesty International, che la situazione nel Darfur stia precipitando, anzi forse è già precipitata da tempo, dimentichiamo queste cose e concentriamoci sui pezzi di John Lennon. Pensavate di poter ascoltare un giorno della vostra vita “Instant Karma” rifatta dagli U2, o sentire “#9 Dream” eseguita dai R.E.M. e se per voi ho citato due dinosauri del rock, allora potete gustarvi Christina Aguilera con “Mother” o Avril Lavigne con “Imagine” (a dire il vero in una versione non troppo riuscita). Come? Non vi ho ancora convinti! Allora non potete pensare di passarla liscia davanti a Green Day (“Working Class Hero”), The Cure (“Love”), The Flaming Lips (“Just Like”), Duran Duran (“Instant Karma”), Regina Spektor (“Real Love”), Snow Patrol (“Isolation”), Corinne Bailey Rae (“I’m Losing You”), The Raveonettes (“One Day At A Time”), Tokio Hotel (“Instant Karma”), Lenny Kravitz (“Cold Turkey”), Ben Harper (“Beautiful Boy”), Black Eyed Peas (“Power To The People”). Vi siete commossi? Io al vostro posto sarei già andato ad acquistare questo doppio compact disc. Ah! E’ vero, l’ho già fatto e spero che il mio gesto serva a qualcosa. Sono un illuso. Lo so, non ricordatemelo.

Formato: 2 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Joy Division

Unknwon Pleasures - Closer - Still
In un mercato che ha scoperto le edizioni deluxe con l’aggiunta di un secondo cd pieno zeppo di lati B, demo version, outakes e tanto altro, mancava un nome all’appello. Un nome che francamente mi sembrava strano non godesse di edizioni lussuose e sfavillanti: i Joy Division. Finalmente qualcuno deve aver sentito il mio grido disperato (i Joy Division sono il gruppo PIU’ importante degli ultimi venti anni) e ha deciso che l’intera discografia di Ian Curtis e soci (tre album), poteva rivedere la luce nella versione “Collector’s Edition”. Così eccomi in religioso silenzio ad aprire i digipack, leggere avidamente i booklet, ammirare le confezioni ed ascoltare (per la milionesima volta) i cd. Esperienza mistica fatta nello scintillante mondo delle rimasterizzazioni digitali, dove suoni cristallini prendono forma davanti agli altoparlanti di casse acustiche che sopportano il nuovo che avanza e distrugge. Struggente esperienza. Ma da soli questi album non potevano bastare, ecco quindi, affiancati a ciascuno di loro, un cd live. In “Unknwon Pleasures” si tratta di un concerto tenutosi alla Factory il 13 luglio 1979, in “Closer” possiamo goderci il live all’Università di Londra dell’8 febbraio 1980, mentre in “Still” riaffiora uno spettacolo alla Town Hall del 20 febbraio ‘80. Registrazioni in alcuni momenti non proprio limpide, però l’amore per i Joy Division può superare queste piccole “crepe” del tessuto sonoro. Scontato il consiglio, che potrebbe sfociare nell’obbligo d’acquisto di tutti e tre i doppi cd. Fatevi avvolgere dal suono di questa band che ha interrotto le trasmissioni per colpa di evento tragico, troppo in anticipo rispetto alla sua grandezza. Finalmente ho smesso di gridare. I Joy Division hanno la loro edizione deluxe. Era ora.

Formato: 2 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Depeche Mode

Ultra - Exiter
Il primo ottobre i Depeche Mode hanno terminato, con gli ultimi due album che mancavano all’appello, la ripubblicazione del loro intero catalogo in versione rimasterizzata. Il primo ottobre “Ultra” ed “Exciter” sono arrivati nei negozi nelle solite tre edizioni che hanno fatto impazzire tutti i fan del gruppo inglese. Infatti oltre al classico cd rimasterizzato, potete trovare una lussuosa versione con cd e dvd (quest’ultimo contenente il disco in 5+1 ed alcuni brani dal vivo) e udite, udite, in una bellissima versione in lp con tanto di copertina apribile e vinile pesante. Se poi pensate che il disco, sì, proprio il disco, si trova anche in alcune catene di elettronica, direi che il vostro cuore potrebbe anche riempirsi di gioia. Ovviamente i fanatici dei Depeche avranno già acquistato i precedenti otto album in queste versioni dai suoni limpidi e puri, ma se invece non vi eravate accorti di questa imponente ripubblicazione, perché intenti a guardare “Cultura Moderna”, vi consiglio di iniziare proprio con uno dei due titoli usciti il primo ottobre: “Ultra”. Datato 1997, questo album ha segnato una svolta epocale per i Depeche Mode, che sono diventati la più grande electro band di tutti i tempi. Il disco contiene brani come “Barrel Of Gun”, “Home”, “It’s No Good” e “Useless”. Tutti singoli entrati nella leggenda. Se poi ci aggiungiamo che Dave Gahan (a proposito quando leggerete queste righe sarà da poco uscito il suo secondo album solista) era uscito da un tunnel di droga ed un tentato suicidio, il disco diventa ancora più mistico. Fate un piccolo sforzo. Ascoltate bella musica. La vostra salute potrebbe trarne giovamento.

Formato: cd, cd + dvd, lp


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Gallows

Abandon Ship
I Gallows sono il nuovo nome della scena hard-core internazionale. La cosa strana è che arrivano da Watford (Inghilterra), nazione che non ha mai regalato all’HC band importanti. Invece i Gallows hanno pubblicato nel 2006 un primo album, “Orchestra Of Wolves”, che ha suscitato l’interesse di Brett Gurewitz, patron dell’Epitaph, il quale ha deciso quest’anno di stampare il disco per il mercato statunitense. Non male per i Gallows. Come non male è la notizia che il gruppo avrebbe firmato per la Warner Brothers per la cifra di 1 milione di sterline. Sarà vero? Chissà! Resta il fatto che Frank Carter (voce) ha dichiarato che i Gallows non sono la sua vita, ma solo un hobby e che vede un futuro di due, forse tre album, prima della fine della band. Comunque se volete avvicinarvi ai Gallows senza dovervi sobbarcare un intero compact disc, vi consiglio questo “Abandon Ship”, primo singolo estratto dall’album, uscito in un doppio singolo in vinile ed in versione cds. I due 45 giri sono la perfetta fusione del verbo Gallows impresso su vinile, uno con un brano live sul lato B, l’altro con una serigrafia che riprende la copertina. HC con venature melodiche, senza però gettarsi nelle tipiche grinfie del Bad Religion style, con un verso iniziale che durante i concerti è cantato a squarciagola da tutti gli spettatori: “Mayday! Mayday! The captain lost control again”. La nave è alla deriva, i Gallows stanno cercando di rientrare in porto, ma le avversità sono dovunque. Aiutiamoli a trovare la rotta giusta. Arrivano dall’Inghilterra e fanno HC. Sono incazzati come pochi. Strano, non pensate? (In concerto il 16 novembre - Estragon - Bologna)

Formato: 2x7', cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Gossip

Listen up!
Cicciona, lesbica ed americana. Così si presenta la nuova icona del rock internazionale, voce e mole dei Gossip, trio di Searcy (Arkansas), che dopo tre album passati in sordina è esploso in tutta la sua magnificenza. Complice sicuramente la stampa inglese, che innamoratasi dei Gossip ha cominciato a mettere in copertina Beth (cicciona, lesbica ed americana), facendo levitare la popolarità del gruppo fino a livelli impensabili poche settimane prima. Votata come personaggio più “cool” del 2006, la Beth (cicciona, lesbica ed americana) non si è tirata indietro, posando nuda, per esempio, per alcune riviste inglesi ed americane. Se non vi fate intimorire da una cantante cicciona, lesbica ed americana, vi consiglio di ascoltare “Listen Up”, vecchio cavallo di battaglia dei Gossip, oggi ripubblicato a fronte dell’interesse nato attorno al trio. Nelle tre versioni disponibili, di cui una in vinile picture da antologia, si può ascoltare il pop punk di questa strana formazione che con “motivetti” dall’apparenza innocua ci raccontano storie di ordinaria follia sociale, come quella che vuole gli Stati Uniti pronti a sfornare una nuova legge che discrimina i matrimoni tra omosessuali e lesbiche (“Standing in the Way of Control”). Pop punk dance disco che probabilmente tra uno o due anni sarà dimenticato, ma volete mettere l’ebbrezza di ascoltare una cantante cicciona, lesbica ed americana, in un mondo che tende sempre di più alla omologazione di tutto e di tutti. Una goduria senza confini. Provate senza indugi. Al massimo potete dire che il disco non è vostro, ma di un lontano cugino d’oltreoceano che vi è venuto a trovare. Carramba che sorpresa.

Formato: 2x7', cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Sandro Comini and The Village Big Band

Vietato lamentarsi
Il sottotitolo di questo album è “Swinging Songs From Italy”, chiara dichiarazione d’intenti per Sandro Comini, da sempre innamorato dello swing. Nato a Mirandola (Modena), Sandro debuttò con un primo disco nel 1994 (“Manhattan In A Bag”), per poi proseguire una carriera che lo ha visto dare vita alla Village Big Band (già due cd all’attivo), suonare in decine di dischi, da Vasco Rossi a Paolo Conte, passando per Vinicio Capossela, Adriano Celentano, Anna Oxa, Peter Jaques Band, Eros Ramazzotti e diventare direttore d’orchestra ed arrangiatore in tante trasmissioni televisive, tra cui le ultime due edizioni di “Domenica In”. Insomma Sandro non è un giovinastro che ha deciso di inventarsi un “mestiere” dal nulla, ma un serio professionista che ama suonare, scrivere e divertirsi (credo) con la musica. Prova ne è questo cd dove vengono rivisitati alcuni classici della canzone italiana come “La Voglia, La Pazzia”, “E La Chiamano Estate” (qui cantata da Orietta Berti), “Mambo Italiano”, “Gli Occhi Miei”, o “Vola Colomba”. Come nel precedente disco figura un pezzo inedito, scritto da Comini e Massimo Allegretti, che in questa occasione dà il titolo all’album. Il disco è stato realizzato con il contributo dell’IMAIE ed è dedicato al compianto Sergio Bardotti, da poco scomparso e grandissimo paroliere. “Vietato Lamentarsi” è un cd pieno di brio, fatto di grandi canzoni, grandi arrangiamenti e grandi interpretazioni. Un disco che può avvicinare un pubblico trasversale ad alcuni classici della musica italiana, conscio del fatto che lo swing è capace di farvi ascoltare anche brani che non sono nelle vostre corde. Da festa e non solo.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Fuentes

Irikele'
Il gruppo Fuentes esiste dal 1990. L’idea venne ad Ettore Bonafè e Paolo Casu, due percussionisti di world music. Fin qui tutto tranquillo, se non fosse che incrociano Brahima Dembelé proveniente dalla Costa D’Avorio. Otto anni dopo, siamo nel 1988, debuttano con un album intitolato “Garam Masala”. Siccome, però, la filosofia africana dice che bisogna raccontare, quando si ha qualcosa da raccontare, il secondo album esce sono nel 2007 e si chiama “Irikelé”. Subito dal primo ascolto si coglie la grande naturalezza degli undici brani che compongono il cd. A farla da padrone sono ovviamente le percussioni, mai invadenti ma attente e precise a sostenere la voce di Brahima, che possiede una musicalità genuina ed autentica. Tra i musicisti coinvolti nella registrazione una menzione particolare a Stefano Cantini (sax soprano) semplicemente magnifico in “Pancho Q”, alle voci di Anna Granata, Titta Nesti e Giulia Millanta, che fanno da contrappunto a Brahima e Mino Cavallo alla chitarra. Nel booklet tutti i testi sono tradotti e così si scopre che il titolo dell’album significa “Un Albero (un solo pezzo di legno)” e leggendo le liriche si rimane estasiati dalla semplicità di questa visione della vita. “La fratellanza è come una bicicletta, se la lasci devi mettere il cavalletto, chi non vedi non è perché si vuole nascondere” (“Yara Yara”), o “Per partire per l’avventura bisogna essere preparati, è come andare al mercato, devi sapere quanto puoi spendere” (“Tunga”). Un disco di world music, anzi di afro music, che mette allegria, una allegria contagiosa e senza volerlo ti ritrovi a ballare e sorridere. La vita è bella, anche se noi ce ne siamo dimenticati da tempo.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Avantgarde

Labirinti onirici
E’ con immenso piacere che ascolto questo minicd (sette pezzi), perché nasce da un incontro avvenuto grazie al progetto “Sonda”, tra gli Avantgarde ed il produttore Marco Bertoni (uno degli otto valutatori di “Sonda”). Primo esempio concreto, mi auguro di una lunga serie, di un progetto (“Sonda”) che vuole sostenere ed aiutare la musica in Emilia Romagna attraverso suggerimenti e critiche di addetti ai lavori. Gli Avantgarde, che ultimamente hanno contratto il loro nome, nascono nel 2005 da una idea di registrazioni “casalinghe” di Marco Baschieri (basso), Giorgio Pecorari (chitarra), ed Elena Ortalli (voce). Un anno dopo con l’arrivo di Carlo Traverso (chitarra) e Marco Reggianini (batteria) si completa la line-up e la band matura un proprio sound costruito su un rock infarcito di elementi pop e sonorità elettroniche. La voce di Elena caratterizza, mi dispiace per voi ragazzi, ma è inutile negarlo, la proposta del combo. Elena è la calamita attorno alla quale si incollano le note suonate dagli altri quattro Avantgarde. Una voce che nei sette brani dell’ep dà corpo e vigore alla proposta del gruppo. “Spot In The Sky” risulta il brano più riuscito dell’ep ed è posizionato giustamente a metà dell’ascolto, seguito subito dopo da “Convivere Con Me”, altro pezzo con la giusta atmosfera. Altri brani da ascoltare con attenzione sono “Labirinti Onirici” e “Il Mio Rifugio”. Bene, molto bene, gli Avantgarde hanno superato la prova del debutto ufficiale. Mi piace pensare che “Sonda”, attraverso la mano di Bertoni, sia calato sul gruppo come un tocco divino ed abbia aiutato gli Avantgarde a trovare la loro strada. Se così non è stato, lasciatemelo perlomeno immaginare. Ci vediamo alla prossima prova.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

AA.VV

Punk! 30th Anniversary
Correva l’anno 1977. La Gran Bretagna dava vita ad un fenomeno che avrebbe scosso le fondamenta della società: il punk. Da allora niente è stato più come prima, nel music business, nell’atteggiamento, nelle convinzioni, nella moda e nel costume. Oggi la spinta propulsiva del punk è stata inglobata. Vedere un “mohicano” in uno dei quiz televisivi più seguiti della televisione non fa più effetto, però la musica, almeno quella, è rimasta. La EMI festeggia il trentennale di quel terremoto sociale con un triplo cd che racchiude diverse facce delle stessa medaglia. Dagli Stooges, indicati da più parti come gli antesignani del punk, passando per Ramones, Buzzcocks, Stranglers, Saints (dall’Australia), 999, Stiff Little Fingers (dall’Irlanda del Nord), arrivando alla seconda ondata punk con Vice Squad, Cockney Rejects, Angelic Upstarts, Generation X e toccando infine altri rivoli con Magazine, Penetration, Skids, Pere Ubu, Members, Wire, Devo, Suicide, XTC, New Model Army, Killing Joke, Ruts, P.I.L., Lords Of The New Church e Suicidal Tendencies, solo per citarne alcuni. Un triplo cd (visto in alcuni negozi ad un prezzo che oscilla tra i 17 ed i 19 euro) che vi permette di entrare in un mondo, quello del punk ed affini, dopo trenta anni di lotta all’ultimo grido, all’ultimo sberleffo, all’ultima denuncia. Mentre in Italia Umberto Tozzi imperversava con “Ti Amo” in testa alle classifiche, in Inghilterra giovani con spille da balia conficcate nelle guance gridavano il loro disagio ed invadevano le città. Altra storia, altro contesto. Un’ultima nota per la copertina in perfetto punk style. Bella!!! Proprio bella!!!

Formato: 3 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Les Fauves

N.A.L.T. 1 A Fast Introduction
Devono aver sudato le fatidiche sette camicie per registrare il loro debutto sulla lunga distanza, se è vero che alla fine dei tredici brani mi sono sentito prosciugato come non mi succedeva da tempo. Ma facciamo un passo indietro dovuto. I Les Fauves arrivano da Sassuolo con furore, alla conquista di un garage rock malato ed acido. Era bastato un minicd per far gridare al miracolo. Oggi con un intero album qualcuno potrebbe anche affermare di aver visto gli alieni sbarcare sul suo I-pod nano. I Les Fauves non si sono di certo risparmiati con “N.A.L.T. 1”, i riferimenti sono chiari, dai Pavement (su tutti), passando per Pixies, Television, Talking Heads, Television e quel fare molto scanzonato tipico delle band inglesi. E sì, i Les Fauves si divertono a mescolare le carte in tavola e mentre usano una tastierina trovata in un sacchetto di patatine, ti urlano dietro il loro garage rock al fulmicotone. Quattro scapestrati che osano attaccare il rock pubblicando un disco che potrebbe anche figurare nella discografia dei Franz Ferdinand, o in quella dei Gang Of Four ed essere oggetto di attente analisi, per cogliere la più piccola influenza, la più piccola ispirazione. Chitarre maltrattate, batteria ubriaca, cantato scanzonato. I Les Fauves ti stupiscono ad ogni brano. E consci di questo, forse si divertono anche a prenderci anche un po’ in giro. Tredici brani che ti asciugano, ti prosciugano e ti esauriscono. Da citare assolutamente: “Please Please Please”, “Fava Go Go Dancer”, “Novara” e “Bombs On The SIAE” (ma quando siete andati a ritirare i bollini vi hanno detto qualcosa?). Gran bel disco, ma siamo sicuri che si tratti di un gruppo di Sassuolo. Boh?! Non credo. Per me sono alieni.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Massimo Alegretti

Viaggio libero
Massimo è un artista vero. Uno che nella vita fa il macchinista di treni e nel tempo libero scrive canzoni, canzoni che lasciano un segno. Massimo è nato a Foggia, ma vive in provincia di Bologna. Terra promessa per la musica. Sarà poi vero? Massimo debuttò con “Aspettando”, album che aveva già mostrato le sue capacità, ma che al confronto con “Viaggio Libero” è “solo” un buon inizio di carriera, che lo ha portato a questo secondo capitolo, quello della maturità artistica. Dal 2003 Massimo ha iniziato una collaborazione con Sandro Comini (che firma insieme a lui sei brani del cd), collaborazione che ha portato buoni frutti, tutti presenti in questo cd. Massimo è uno che ci crede in quello che fa e caparbiamente continua ad insistere anche se a volte le porte si chiudono addirittura prima di aprirsi. Massimo fa pop, un pop elegante dai suoni delicati e dalle parole soavi. Un pop intrigante che in “Prova A Volerti Bene”, “Basta Malinconia”, “L’Universo Che Hai Dentro”, “La Notte Passa” e “Vivere”, ci riconduce alla grande musica italiana, quella di Battisti, o Celentano, giusto per fare due nomi. Massimo meriterebbe senz’altro più attenzione, ma il mondo a sette note è forse tra quelli più ingiusti che ci siano. Scrivere belle canzoni a volte non basta. Forse conviene avere una faccia da modello e sedere in una qualsiasi trasmissione televisiva per avere successo. Massimo lo ha capito, ma giustamente continua a mettere in musica le sue storie. Finché i risultati saranno equiparabili a “Viaggio Libero”, non potrà fare altrimenti. E se un domani un suo pezzo venisse trasmesso dai network radiofonici. Cosa potrebbe succedere?

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Tuxedomoon

Vapour Trails
L’anno scorso ho avuto la fortuna di conoscere i Tuxedomoon durante una serata a Modena nella quale hanno risposto ad una serie di domande sulla loro vita artistica. Una serata che difficilmente dimenticherò. Quindi alla notizia dell’uscita di un nuovo capitolo discografico mi sono sentito attraversare da una ondata di piacevole benessere. “Vapour Trails” giunge dopo il ritorno del 2004 con “Cabin In The Sky” e la colonna sonora del 2006, “Bardo Hotel”. Registrato in diverse sessioni ad Atene, vede i Tuxedomoon in perfetta forma alle prese con otto brani che ci catapultano nelle atmosfere astratte del gruppo americano. Stili disparati tra loro si fondono insieme, lingue diverse tra loro si uniscono in un solo vagito di puro avantgarde. Non è un caso se i Tuxedomoon hanno abbandonato gli Stati Uniti durante il regno di Reagan ed hanno vissuto sparsi per il mondo, come viaggiatori apolidi in terre straniere. Nella loro musica, oggi come ieri, ci sono le mille esperienze vissute, i mille mondi visti, i mille momenti emozionanti provati sulla propria pelle. Non importa se Steve Brown canta in spagnolo in “Muchos Colores”, o se “Kubrick” sembra uscita da “2001 Odissea Nello Spazio”, qui siamo al cospetto di un grandissimo gruppo che nella sperimentazione ha trovato il suo perfetto essere. Quest'anno i Tuxedomoon festeggiano i trenta anni di carriera. Un nuovo disco è nei negozi e per i fanatici sarà interessante sapere che una edizione limitata di “Vapour Trails” è stata commercializzata con 3 cd (album, inediti, live) ed un dvd. Al cospetto di grandi artisti non ci sono parole, ma solo il silenzio che permette di captare anche le più piccole sfumature. Grandissimi. (In concerto 15-11-2007 Roma - Stazione Birra/ 17-11-2007 Torino - Spazio 211)

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Stenka Razin

Terribilis Est Locus Iste
Gli Stenka Razin sono tornati. Finita una prima fase nel 1993 (forse quinquennale, come quella dei CCCP Fedeli Alla Linea), il trio modenese ritorna sui suoi passi e si riaffaccia nell’eldorado mondo della musica anni 2000. Un ritorno che vede come protagonisti Olindo Iannalfo (voce), Raffa (dagli Humus) e Samuele (dagli Object Astra), alle prese con un sound proto dark che può fare la felicità di tutti i gothic (come si chiamano all’estero) vestiti di nero dalla testa ai piedi, ma bianchi in volto. Le radici degli Stenka Razin sono quelle di Giovanni Lindo Ferretti e dei suoi CCCP Fedeli Alla Linea (mi piace ricordare il loro nome per intero, giusto così, per ricordarmelo), radici fatte di canzoni scarne con testi che assomigliano di più a comizi politici. Proto punk che può fare la felicità di imberbi mohicani dalle spille da balia conficcate in giacche di pelle da 400 euro. Gli Stenka Razin mettono in fila “Ma Non Ci Sei Tu”, “Radio Romania Libera”, “Brividi Sul Collo” e “Perfectio Non In Annis Sed In Animis”, in questo cd singolo richiedibile a stenka.razin@libero.it. Proto electro che può fare la felicità dei giovani indie people nati sull’onda di Editors ed affini. Gli Stenka Razin sono seri musicisti dalle convinzioni ancorate ad un mondo che non esiste più. Diaframma, Litfiba (primo album), CCCP Fedeli Alla Linea, Underground Life, Goldrake e compagni (“Radio Romania Libera”), tra le ispirazioni. Sopra queste Bauhaus, Mission, Sisters Of Mercy, Killing Joke, Sex Gang Children, Danse Society, Play Dead, o March Violets. Gli Stenka Razin sono tornati. Andate e moltiplicatevi.

Formato: cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Gianluca Lo Presti

Nevica Su Quattropuntozero
Diciamo subito che “Mr. Sullivan Chiuso In Una Scatola” mi ha ricordato i vecchi CCCP Fedeli Alla Linea (per il testo, non per la musica) e mi sono sentito a casa. Ma facciamo un passo indietro. Gianluca Lo Presti festeggia i suoi prossimi quaranta anni con un nuovo disco che mette fine ad una pausa artistica durata qualche stagione. Sembra ieri quando Lucio Dalla decise di affidargli la produzione di alcuni brani per “Mons. Milingo” (in realtà era il 1996), o sembra dietro l’angolo quando vinse a il Premio Città di Recanati con la canzone “Il Barone Nero” (in realtà era il 1998), o sembra oggi il disco in compagnia di Blaine Reininger dei Tuxedomoon intitolato “Sun And Rain” (in realtà era il 2001). Infatti il tempo passa e Gianluca ha scritto un disco minimale fatto di storie personali, divise tra la figlia, la famiglia e visioni di vita. Una elettronica asciutta sostiene le parole che volteggiano sulle note musicali, sembra di essere in un sogno ad occhi aperti. L’obiettivo di Gianluca è sicuramente quello di riuscire a coniugare la musica d’autore con le nuove tendenze musicali del 2000. Un tentativo di svecchiamento dei dinosauri nostrani riuscito decisamente bene. Tra i brani più riusciti la titletrack, “Sotto Al Tuo Cuscino”, “Piccoli Meccanismi Sincronizzati”, “Tra Atomi D’Aria” e “Mr. Sullivan Chiuso In Una Scatola”. Voci filtrate, un pianoforte dolente, freddi sibili di synth ed una batteria elettronica sono gli ingredienti della nuova fatica di Lo Presti, livornese di nascita, ma ravennate d’adozione. Un musicista/autore che ci mette tutto il cuore nelle sue cose. E si sente.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Federico Fiumani

Brindando Coi Demoni
Federico Fiumani è il cantante dei Diaframma. Anzi forse sarebbe meglio dire è i Diaframma. Da alcune stagioni, oltre che compositore e paroliere, Fiumani si è scoperto anche scrittore. A poca distanza da “Dov’eri Tu Nel ‘77” (2006) ecco la nuova fatica letteraria, sempre pubblicata dalla Coniglio Editore. “Brindando Con I Demoni” è una autobiografia sui generis, una serie di frammenti, di ricordi, sensazioni ed emozioni che hanno convissuto per 47 anni in compagnia di Federico. Si può così leggere di una opinione tagliente di sua madre: “Eh… però Siberia è un’altra cosa”, o di quando è stato in ospedale perché non riusciva più a urinare, oppure si passa a pensieri come: “Oggi ho sentito la Vale per gli auguri di Natale. Mi sembrava che la mia voce si sfaldasse, perdesse di consistenza come la cappella sotto i colpi della candida”, per poi ricordare momenti artistici passati insieme a Piero Pelù al QBO di Bologna, o di quando lui e Gianni Maroccolo andarono a firmare un contratto discografico per la Contempo Records di Firenze e dall’altra parte del tavolo c’era Nicola Vannini, il cantante dei Diaframma in “Altrove”. Insomma “Brindando Con I Demoni” è un libro autobiografico che ha l’aria di essere una specie di seduta dallo psicanalista. Pensieri a raffica, uno dietro l’altro, dove non mancano commenti al vetriolo e frecciate ai tempi che furono. Da segnalare l’introduzione firmata da Gianluca Morozzi e la galleria fotografica che percorre la vita di Fiumani, ritratto nel 1960 a Osimo fino ad arrivare al 2005 in compagnia di Tom Verlaine (Television). Un libro crudo. Pulp, direbbe qualcuno, con l’unica differenza che non si tratta di un romanzo. Ma di vita vera.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Peter Jacques Band

Fire Night Dance - Welcome Back - Dancing In The S
Ci fu un tempo, fine anni settanta, nel quale imperversava la disco music. Nata in America, aveva poi attraversato l’oceano per trovare dalle nostre parti (Bologna) un punto nevralgico. Erano i tempi che nelle discoteche di tutto il mondo si ballava al ritmo di “Walking On Music” (Peter Jacques Band), “Music Man” (Revanche), “Just Take My Body” (Rudy), o “I’m A Man” (Macho). Pezzi disco che martellavano i dancefloor senza lasciare scampo a ballerini provati da ore e ore di ballo sfrenato. Dischi venduti in centinaia di migliaia di copie. Canzoni che duravano una intera facciata di un album, penso ai 17 minuti e 37 secondi di “I’m A Man” dei Macho. Dischi che non potevi immaginare fossero stati registrati e pensati a 300 metri da casa tua. Potenza della globalizzazione già trenta anni fa. Dietro a tutti questi successi un nome solo: Mauro Malavasi. E deve essere, credo, proprio Malavasi ad aver permesso la ripubblicazione in formato cd. Infatti la Fonte Records ha messo in commercio una serie di cofanetti (contenenti 5 cd ciascuno) dedicati alla musica disco. Quello da me acquistato, se non altro per motivi geografici, è proprio dedicato al Malavasi Sound. Cinque cd in bustina di cartone che contengono 7 album, il tutto in un box con tanto di booklet. Inoltre ogni cd ha alcune bonus track, 13 per l’esattezza, che sommate ai brani originali degli album vi possono regalare ore di divertimento disco-dance. Una piacevole sorpresa, che tra l’altro, cosa non disprezzabile, mi è costata meno di un cd novità: 12.90 euro. Con una cifra così non ci pagate neanche un aperitivo nel pub più “In” della vostra città.

Formato: 5 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

The Rumble strips

Alarm clock
Un nuovo nome si è affacciato dalle parti della musica inglese, si tratta dei Rumble Strips. Nati nel 2004 a Tavistock (Devon), ma giunti solo ora al debutto sulla lunga distanza. Siccome però non voglio farvi spendere dei soldi inutilmente, vi segnalo il primo singolo estratto dal cd, “Alarm Clock”, in modo che possiate avvicinarvi alla band in maniera più “tranquilla” (per il vostro portafoglio). Il singolo, uscito in tre edizioni, tra queste un otto pollici in vinile rosso ed un cd ad edizione limitata numerata, può perfettamente farvi capire il sound della band. Se infatti vi piacciono le canzoni dal sapore retrò, con una sezione fiati da paura, i Rumble Strips sono per voi. Sul cd singolo un adesivo avverte: “Destinati a diventare delle stelle” (NME) e “Questa musica vi farà saltare dalla testa la vostra parrucca” (The Times). Se poi volete diventare dei fan dei Rumble Strips andate alla ricerca dei precedenti singoli usciti per la Transgressive Records, (“Motorcycle” e “Hate Me”) e dell’album “Girl And Weather”. Ovviamente le tre versioni di “Alarm Clock” contengono lati B diversi, ma questo poco importa, perché il quartetto inglese è pronto per farvi saltare dalla sedia. Vi ricordate i Dexys Midnight Runners di Kevin Rowland? Sì, bene, perché i Rumble Strips sono la versione moderna di quel gruppo. Musica scanzonata senza troppe pretese di lanciare messaggi sociali o denunciare il lato peggiore della nostra società. Qui ci si diverte nel tipico piglio inglese. “Oh No!, Oh No! And I ain’t ever been so happy, As what I am right now, And people misunderstand me, ‘cos when I was made, Some joker put my smile on, Upside down....”.

Formato: cds, cds limited, 8'


(Pubblicato il: 28/11/2013)

One leg man

One leg man
Nuova fatica autoprodotta da parte degli One Leg Man, from Reggio Emilia. Gli One Leg Man sono una potente band che trova il suo giovamento in un hard rock crossover di tipica matrice statunitense. I punti di riferimento possono essere i Faith No More, i Pantera, i Tool e perché no, anche i Metallica. Infatti nei quattro pezzi che costituiscono il cd singolo non c’è scampo per nessuno. Si inizia con “See That Truth” che mette subito in chiaro gli intendimenti del combo. Un urlo lacera l’aria, mentre la musica si fa distruttiva intorno a noi, sembra di essere nel centro di un tornado che spazza via ogni cosa incontri, si continua poi con “Deep Purple Rain”, puro hard rock anni settanta con quel pizzico di cattiveria che mancava ai gruppi seventies (quasi da antologia), per passare a “Rebel Summer” che mette un po’ di “calma” e ci permette di riprendere fiato, per chiudere, infine, con “Tomorrow Morning Impressions”, tipico brano “d’amore” alla Metallica, con un intro melodico che poi esplode in un turbine di chitarre, batteria e cantato e subito dopo ricade nel sentimentale. L’urlo sul finale del pezzo è da campionare e tenere come messaggio della propria segreteria telefonica. Gli One Leg Man a questo punto dovrebbero solo spedire decine di copie di questo cd alle etichette metal sparse per il mondo, dalla Scandinavia al Sud America, cercando quella visibilità che oggi manca alla band. Le carte per dire la loro ci sono tutte. In bocca al lupo, ragazzi.

Formato: cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)