Soundtrack - novembre 2010

THE SOCIAL NETWORK
Trent Reznor and Atticus Ross
The Null Corporation 2010.
Joint venture tra due personaggi che dai lati oscuri della nostra civiltà ricavano i loro migliori lavori: il primo è il regista David Fincher (Se7en, Zodiac, Fight Club), il secondo è Trent Reznor: testa dei NIN (e di numerose altre cose) che in questo caso collabora con Atticus Ross (già collaboratore dei NIN e soundtracker). Un incontro che nasce a fatica in quanto appena Reznor sente nominare la parola “facebook” scappa a gambe levate, ma una volta letta la sceneggiatura torna da Fincher, chiede scusa, e si butta a pieno regime (non senza un esaurimento nervoso) nella sonorizzazione del film The Social Network. Sia per Fincher che per Reznor/Ross deve esser stata una bella sfida, nel film non c’è azione, non ci sono omicidii, ma solo il susseguirsi degli avvenimenti che hanno portato alla nascita del social network intervallato dalle cause legali che il CeoNerd Zuckerberg ha dovuto affrontare da parte dei gemelli Winklevoss (che lo accusano di avergli rubato l’idea) e infine dal suo miglior amico finanziatore e co-fondatore Eduardo Saverin. Poca allegria, molta tensione e una buona dose di pentimento, sensazioni perfettamente palpabili dalla prima traccia Hand Covers Bruise che accompagna la passeggiatine per Harvard di Zuckerberg dopo la rottura con la fidanzata e verso la creazione del prototipo di FB: FaceMash avvenuta in una notte frenetica accompagnata dall’ipnotizzante seconda traccia In Motion, uno di quei pezzi che rimangono incastrati nella testa e si rifiutano di andarsene. Le sonorità sono elettriche, metalliche, a volte rumorose (A Familiar Taste), possono ricordare il lavoro dei Dust Brothers su Fight Club miscelato ai Ghost I-IV (album strumentali dei NIN usciti nel 2008 registrati assieme ad Atticus). Reznor sa bene come far crescere o assopire la tensione sulla pellicola utilizzando anche pezzi al limite del minimal come I Catches Up With You o velocizzando i battiti cardiaci in “loop” dalle potenzialità molto dark come Intriguing Possibilities. Sicuramente da sottolineare la traccia 12 In the Hall Of The Mountain King, revisione in chiave Wendy Carlos/NIN del pezzo classico di Edvard Grieg (nel poema drammatico Peer Gynt conosciuta come “nell’antro del re della montagna”). Concludendo: penso sia la migliore colonna sonora del 2010, in testa per la corsa ai prossimi Oscar come Best Score. Il disco è scaricabile dal sito della Null Corporation (l’etichetta indipendente di Reznor) o acquistabile in cd, hd Blu-Ray Audio e vinile, a voi la scelta.

TRUE BLOOD
Nathan Barr
Varese Sarabande 2009.
Bè, penso che True Blood sia una delle serie più innovative degli ultimi anni e scommetto che questa affermazione farà storcere il naso a quelli che considerano innovazione esclusivamente cose enigmatiche, ermetiche o dagli esaltanti effetti speciali. Per chi non conoscesse la serie: la protagonista telepatica (Anna Paquin, premio Oscar per Lezioni di Piano) vive in un piccolo paludoso paese della Louisiana, mentre i vampiri cercano di integrarsi tra gli umani (questo grazie alla creazione di sangue sintetico: il True Blood appunto) lei si innamora di uno di questi, e da qui cominciano diverse storie che si intrecciano con diversi personaggi. Alan Ball, il creatore di True Blood, vuole Nathan per la colonna sonora della serie, lui ovviamente accetta, anche perchè sarà il suo primo lavoro da solista.. nel senso: unico compositore per tutta la serie e unico musicista nella maggior parte dei pezzi creati dato che ogni singolo strumento è infatti suonato dallo stesso Barr, anche i più esotici come trombette tibetane, un'armonica a bicchieri o pianoforti semismontati (più è strano e più a Nathan piace). Alan Ball chiede qualcosa che possa evocare l'esoterismo, il folklore, e le paludi della Lousiana.. un lavoro da nulla.. ma Nathan Barr magicamente ci riesce, e molto bene. Il disco intero è gradevolissimo, riesce a comunicare suspense, terrore, sentimento, e le paludi della Lousiana, per farlo ovviamente non ha usato un'orchestra sinfonica, ma il violoncello (suo strumento primario), la chitarra, il piano e qualche altro strumento strambo dalla sua collezione privata. Ne esce fuori un disco caldo, sanguineo (ma guarda un po'..) e avvolgente, che sa bene con quali suoni direzionarti e a quali ritmi spingerti durante l'ascolto, perfettamente funzionante anche come disco a sè stante, senza conoscere minimamente la serie. Unico pezzo cantato è quello di apertura Take Me Home, interpretato da Lisbeth Scott (i due si conoscevano dai tempi della gavetta con il loro mentore Hans Zimmer), una ballata in stile southern-folk veramente ben fatta. Da sottolineare anche la stupenda Tripping, il tema dei “viaggi” sotto l'effetto del V (sangue di vampiro che se assunto dall'uomo ha effetti vicini alla LSD), mentre non sono per nulla esaltato dalla traccia finale dell'album: Love Theme (ci sarà un motivo per la sua posizione al termine del disco) che dopo aver seguito la serie per tre stagioni mi suona come un mieloso calcio nelle parti più preziose di un uomo. Ma detto questo: pollice alzatissimo per Nathan Barr, per il suo estro compositivo che altalena dal folk al classico, direi un'oscillazione più che interessante. SILENT MOVIE
Marc Ribot
PI Recordings 2010.
Marc Ribot non è un compositore di soundtracks. Marc Ribot è un grandissimo chitarrista dall'intensa sensibilità, già collaboratore di Tom Waits, John Zorn, Elvis Costello e anche il nostro Capossela. Tecnicamente questo soundtrack è di un film inesistente.. magari frutto di un decoupage di molti film mai girati. Andate mai a zonzo con l'ipod inserito nel cranio? Magari immaginando che la musica che state ascoltando sia il tappeto sonoro della scena che state vivendo? Ecco Ribot si deve esser chiesto: perchè non mi faccio da solo questa mia personale colonna sonora? Magari ispirandomi ai film che mi immagino di vivere, proprio come ho fatto con la sonorizzazione di The Kid al Merkin Concert Hall durante il NY Guitar Festival. Bè: lo ha fatto e Silent Movie è il risultato. Tredici pezzi di guitar solo dalle atmosfere minimali, altamente evocative spingono chi ascolta a immaginare lo svolgersi di una scena del proprio film personale che si srotola man mano che le tracce si susseguono senza stacchi eccessivi e senza invadenze, lasciandoti lo spazio necessario per tua creazione. All'interno dell'album troviamo diversi mood, alcuni più evocativi di altri: pezzi come Flickr, Solaris, Fat Man Blues, The Kid ci aiutano molto con i loro titoli e la loro particolarità da “something theme”. Non sono da meno Requiem for a Revolution e Postcard from N.Y. che partono con un intro rumoroso quasi infernale prima di approdare alle dita e alla chitarra di Ribot. Stupenda anche l'interpretazione di Sous le Ciel de Paris (dal film Sotto il Cielo di Parigi di Julien Duvivier) con un finale sospeso. Un disco morbido, stimolante, da sottofondo perpetuo.

BATTLESTAR GALACTICA : THE PLAN / RAZOR
Bear McCreary
La-La Land Records 2010.
Per chi non conosce Battlestar Galactica provo versare il succo del discorso: gli uomini creano i cycloni (robot-umanoidi), questi prendono coscienza e considerano gli umani fonte di ogni male quindi decidono di sterminarli tutti. Il tutto si svolge 150.000 anni fa. Aspetta: aggiungo altri due nomi: Isaac Asimov, Philip K. Dick. E' un sunto scarno, ma riassumere la Galassia Battlestar in poche righe è come riassumere il Signore degli Anelli in una cartina dei baci perugina. La serie è composta da una miniserie iniziale, quattro serie consecutive, e tre television movies: Caprica (il prequel), The Plan e Razor composti da materiale filmico inedito e collages di sequenze prese dalle serie, il tutto per approfondire le vicende che ruotano attorno alla Galassia Battlestar. Idem per questo disco: che è una specie di Best Of dei 5 soundtracks precedenti. Bear McCreary (classe 78) si avvicina al mondo delle colonne sonore ai tempi dell'università (USC Thornton School of Music) lavorando al progetto di ricostruzione del lavoro di Elmer Bernstein per Kings of the Sun. Dopo un po' di gavetta nel 2003 approda al progetto Battlestar Galattica (miniserie) assieme ad un altro compositore: Richard Gibbs, che lo abbandona al termine delle registrazioni. Tutto il soundtrack successivo è nelle mani del solo Bear con la collaborazione della sua ragazza Raya Yarbrough: la voce che sentiamo nella prima traccia Apocalypse. In generale il taglio scelto da McCreary è quello della solennità, come se ogni pezzo facesse da sottofondo ad un momento cruciale. Sicuramente la maggior parte dei brani ha un eco militaresco da battaglia (e non poteva essere altrimenti) costruito su una ritmica fatta di percussioni in marcia, vedi Apocalypse part 2 e Attack on Scorpion Ship, sempre sovrastate da uno strumento che espone il tema del pezzo; tale strumento è spesso qualcosa di “atipico” per un'orchestra classica, come il duduk (strumento armeno simile al flauto) in Razor Main Title Track, il bansuri (altro flauto ma questa volta di origine indiana) in Pegasus Aftermath e il quasi-sempre presente erhu (una specie di violino cinese a due corde). In sostanza possiamo dire che siamo davanti ad una colonna sonora per il piccolo schermo che può tenere banco ad un qualsiasi altro lavoro creato per il grande schermo. E' la conseguenza dell'evoluzione delle serie televisive, in grado ormai di gareggiare con le pellicole per qualità di regia, tecnologia e contenuti.


(Pubblicato il: 28/11/2013)