Mental Loop

Mental Loop.<br>
Strana –brutta- sensazione quella di stare seduti davanti al monitor, con gli occhi sbarrati e le orecchie che ascoltano per la tremilionesima volta il groove del pezzo che fino a due ore prima credevamo fosse il nostro primo disco di platino…la testa che cerca un’idea che svolti, ed invece quest’idea è passata senza lasciare nessuna traccia di se’. A me succede regolarmente. Succede a tutti. Dicono si chiami blocco creativo ed è strettamente legato alla GAS, malattia terribile…Gear Aquisition Syndrome.
GAS in italiano significa più o meno: “anche se ho uno studio pieno di lucette e tasti da premere, queste non mi bastano più perché guarda caso ieri è uscito uno strumento che ha proprio quello che mi serve per sbloccare questa situazione di stallo creativo nella quale mi sono infilato.
Presto devo comprarlo ORA!”.
Illusione. Nessuno strumento suona da solo.
Ma non preoccupiamoci, come ogni malattia esiste una cura…o almeno esistono alcuni piccoli trucchi –dettati in fondo solo dal buon senso- per cercare di uscire da questo labirinto.
Alcuni suggerimenti sono elencati qui sotto, senza alcuna pretesa di verità assoluta. Se la cosa vi interessa continuate a leggere…
Se non andate da nessuna parte con un pezzo, salvate il lavoro e provate a lavorare su un’altra cosa, anche se può sembrare dispersivo, magari vi vengono delle buone idee.
Fate dei break: le orecchie hanno bisogno di riposarsi ogni tanto, uscite dalla stanza, uscite di casa…per evitare di uscire di testa.

Non vi e’ mai capitato di essere lobotomizzati dal monitor seguendo il cursore del sequencer? Belli i blocchi colorati delle tracce audio eh? Ohhh…guarda quel plug-in con quell’aspetto cosi’ strano….che colori! Bene, in questo modo si perde la focale…Spegnete quel stramaledetto monitor! Ed ora: Ascoltate.
Avete lo studio pieno di lucine? Belle vero?? Spegnetele tutte e limitatevi ad usare solo due macchine, guardate, pardon, -ascoltate- cosa salta fuori. Concentratevi a far rendere al massimo quello che avete a disposizione.
Cercate di capire che cosa succede nei vostri dischi preferiti. Prendete carta e penna e scrivete. Disegnate quello che vi ispira ciò che state ascoltando e poi cercate di interpretarlo. Questa è la filosofia delle Oblique Strategies di Brian Eno. Molto Zen come modo di pensare, se volete anche discutibile, ma in fondo qualunque cosa può essere messa in discussione.
Per come la vedo io l’importante è muovere il cervello, sbloccarsi, prendere una direzione per arrivare ad un nuovo incrocio. E scegliere.
Musicalmente parlando, non buttate mai via nulla. Non costa niente. E magari scoprite che due idee completamente diverse in realtà si incastrano perfettamente.
Fate manutenzione al vostro studio. Se non ne venite a capo, riarrangiate lo spazio intorno a voi. Spostate la disposizione degli strumenti, i cavi, il computer, le casse.
Rivoluzionate il vostro piccolo spazio vitale.
Mixate mentre costruite il pezzo. Fate dei piccoli blocchi di audio. I dati midi teneteli sempre, ma invece di spostare i dati midi spostate i pezzi di audio (per essere più chiaro, avete presente come funziona Acid no? Il principio del Lego.. hai dei groove e li sposti in giro, qui e’ la stessa cosa, solo che invece del groove si usa la strofa, o il ritornello, o chissà cosa!).
Utilizzate la ‘sintesi sottrattiva’, invece di aggiungere cose, mettete in mute le tracce, togliete gli effetti, semplificatevi la vita.
Magari il risultato inatteso è dietro il tasto mute. Il silenzio è d’oro.
Ripeto: non sono verità assolute, ma a volte le cose sono più semplici di quel che sembra.<br>
O no?<br>
Alla prossima.


(Pubblicato il: 28/11/2013)