Officine Estragon - Covo

OFFICINE ESTRAGON: UN DIAVOLETTO ON STAGE<br>
Un’occhiata generica al programma e le caratteristiche che saltano agli occhi sono: una media di almeno due concerti alla settimana e uno spettro di generi musicali piuttosto ampio, pur rimanendo in linea di massima all’interno del grande calderone del “Rock”*; concerti italiani e stranieri. Questa la visuale con il grandangolo, ora restringiamo il campo. Con una capienza di circa 800 persone (stipate, e le ultime 100 arrivate vedono veramente poco…), l’Estragon rappresenta l’unico locale a Bologna proponibile per concerti di media grandezza e questa è la sua prima caratteristica di unicità, la seconda è che le Officine Estragon esistono dal 1992, e da allora l’attività si è fermata solo un anno per motivi tecnici di cambio sede, una continuità difficile da trovare altrove in città. I particolari li chiediamo a Lele Roveri, the boss.<br>
Chi o cosa è “Estragon”? <br>
E’ un personaggio di Aspettando Godot.<br>

Come avete iniziato e che tipo di difficoltà e di aiuti avete avuto per iniziare l’attività del locale?<br>
Eravamo una decina e venivamo tutti da esperienze di Sinistra Giovanile; all’inizio degli anni ‘90 a Bologna la carenza di spazi per la musica dal vivo era lampante (in pratica c’erano solo il Casalone e l’Isola nel Cantiere), così abbiamo deciso di imbarcarci in questa avventura, perché era un’esigenza che sentivamo tutti. I problemi sono stati quelli soliti: trovare un posto, non troppo lontano dal centro per permettere ai tanti studenti di raggiungerlo facilmente, ma neanche troppo vicino alle case, per evitare problemi di rumore, e poi naturalmente i soldi. Di posti ne abbiamo cambiati due, prima di arrivare qui due anni fa (in via Calzoni 6/h). Gli aiuti sono venuti dal tanto volontariato che la Sinistra Giovanile ci ha messo a disposizione; per i soldi … abbiamo acceso un prestito che stiamo finendo di pagare ora. Del resto anche il locale lo stiamo finendo adesso di completare.<br>
I primi concerti organizzati? <br>
Modena City Ramblers (che non erano ovviamente così famosi come oggi) e Skiantos.<br>
C’è un filo conduttore nella programmazione?<br>
E’ un po’ una mediazione fra i nostri gusti e le “esigenze del mercato”, cercando di mantenere un livello qualitativamente alto; poi abbiamo sempre cercato di portare quelle band che “saranno famose domani”, e spesso ci siamo riusciti, ad esempio con Skunk Anansie, che hanno suonato all’Estragon (nella sede di via Giambologna) per la prima data del loro primo tour italiano, quando non avevano certo bisogno dei palazzetti dello sport. Stesso discorso per Fun Lovin’ Criminals, Sugar Ray e Hepcat.<br>
Quali sono i concerti della stagione 1999/2000 che hanno fatto sold-out?<br>
Punkreas, Gomez, Vinicio Capossela, Verdena, Sud Sound System e Subsonica.<br>
Hai qualche aneddoto o retroscena da raccontare di qualcuno degli artisti ospitati?<br>
Potrei raccontarti di Skin che volle sapere tutto sulle Case del Popolo e si intrattenne con le signore del circolo anziani vicino alla sede dell’Estragon facendosi truccare da loro prima di salire sul palco. Oppure dei Fleshstones che a cena prima del concerto hanno mangiato veramente come delle fogne (antipasto, tris di primi, due secondi, diversi tipi di contorni e qualcuno anche il dolce!) dimostrando di sapere molto sulla cucina e soprattutto sui vini italiani. Alla faccia del tenersi leggeri prima di suonare!<br>
Qualche anticipazione per Maggio?<br>
Misty In Roots il 3. Forse ci sarà anche l’Estragon versione estiva, ma senza musica live per problemi di rumore, di sicuro tornerà e il classico appuntamento all’interno della Festa dell’Unità con il tendone, e lì i concerti ci sono tutte le sere.<br>
* La definizione di “musica rock” ormai esiste solo in quanto si possono ancora fare delle chiare esclusioni: no jazz, no dj set/elettronica, no salsa, ecc.

COVO: LA STORIA MUSICALE DI BOLOGNA LA ROCK<br>
Il Covo, ex Casalone Rock Club, è un posto (cioè molto di più di un “locale”) che ha tutte le caratteristiche per essere definito “storico”, a partire dal fatto che l’edificio è protetto dai Beni Culturali perché pare ci abbia dormito Garibaldi. Ma con tutto l’eventuale rispetto per Beppe, a noi interessa l’importanza che il Casalone (usiamo questo termine onnicomprensivo, anche se da qualche anno è diviso in Covo e Sottotetto) riveste da una ventina d’anni nell’ambito della vita underground musicale bolognese: tutti i gruppi nati sotto le due torri dagli anni ’80 in poi (i famigeratianniottanta), tutti quelli che hanno avuto dei riferimenti musicali diversi da San Remo, che hanno creduto nella musica al di là di hobby dopolavoristico, hanno avuto nel palco del Casalone un punto di riferimento, diventando alternativamente musicisti sul palco o nelle sale-prove e pubblico in sala, pronti a trasformarsi in fans accaniti quando ad esibirsi erano bands d’oltre manica o d’oltre oceano che difficilmente avrebbero trovato “ospitalità” altrove in città. Solo alcuni nomi che si datano da soli: UK Subs, Henri Rollins, Dickies, Demolition Doll Rods, Reef, Urusei Yatsura, Dj Food e Herbalizer della Ninja Tune, Gene, Subsonica.
Con sorti alterne nel corso del tempo, periodi di chiusura temporanea e paventate chiusure definitive sempre in agguato il Casalone è ancora lì, in Viale Zagabria n. 1, e rimane un locale unico. E non solo per il fascino che le vecchie strutture murarie conferiscono agli ambienti una volta riconvertiti in usi più moderni (una ex cascina di campagna che si ritrova ad ospitare due club, un asilo e un bar arci...), ma soprattutto per le caratteristiche intrinseche da vero e proprio “club”, all’anglosassone, tanto per intenderci. Dove è il venue che fa tendenza e funziona da “marchio di garanzia” per ciò che avviene all’interno; dove ci si va anche se “il gruppo che suona questa sera non lo conosco, ma se lo fanno lì vale la pena di andare a dare un’occhiata…”. Dove ci si va per rimanere fino alle 4 di mattina a ballare senza essere in discoteca (e questa caratteristica è sicuramente poco anglosassone, ma ogni tanto abbiamo ragione noi!).
La struttura, di proprietà comunale e in gestione al quartiere, è sempre stata autogestita e i problemi di “legalità”, nel senso di essere o meno all’interno di una qualche regola prestabilita, sono sempre stati molto forti. E’ storia recente la ristrutturazione dei locali per una generale “messa a norma”, una ristrutturazione che per forza di cose ha tolto parte del fascino originario, una ristrutturazione che preannunciava un trasloco: il Sottotetto si trasferiva al piano sottostante al posto del Covo, il Covo e tutta la sua storia veniva spostato in un anonimo capannone fuori Bologna, insieme ad altre realtà bolognesi scomode da ospitare dentro o a ridosso delle mura. Niente di tutto questo è ancora accaduto e non si sa quando, come, cosa accadrà. Nel frattempo è diventato anche difficile parlare di “scena musicale bolognese” … ma non ci si abbatte per “così poco” (!) e la stagione 1999-2000 ha ripreso un po’ in sordina e con ovvia fatica a dare i suoi frutti: hanno già suonato: Laika (UK), Billy Mahonie (UK), Godspeed You Black Emperor (Canada), Broadcast (UK). Serate a tema (come quella dedicata agli anni ’80 con Andy dei Blu Vertigo in consolle), feste varie e le notti con i dj residents, completano il calendario. Il 3 Maggio suoneranno i Two Dollar Guitar (U.S.A. - con il batterista dei Sonic Youth); il 6 Maggio ci sarà una lunga serata live con tanti musicisti bolognesi che ricorderanno un amico musicista recentemente scomparso: il bassista Stefano Cervallati, conosciuto da molti come “Pugnaro”; il 15 Maggio i Gonzales (Ger).


(Pubblicato il: 28/11/2013)