OASIS

Standing on the shoulder of giants
Ha senso recensire il nuovo album degli Oasis? No, se non avete mai cercato neanche lontanamente di avvicinarvi al loro suono, ma se invece vi siete imbattuti nei loro passati dischi ed avete amato “Wonderwall”, forse vi interesserà sapere che acquistando “Standing On The Shoulder Of Giants” non getterete alle ortiche una quarantina di mille lire. Non male se consideriamo che sempre più difficilmente i soldi spesi valgono l’acquisto. Ma torniamo a noi. Gli Oasis si sono accorti tutto d’un tratto di non essere la band più importante del globo e la loro arroganza, soprattutto quella di Liam, si è trasformata in un sano desiderio di scrivere ed eseguire canzoni. Per la prima volta nella loro storia la copertina dell’album non riporta nessuna foto del gruppo, ma solo una veduta aerea di New York, e tutto questo, per una band che ama suonare con una chitarra con la Union Jack pittata sopra, la dice lunga su cosa passi per la testa dei fratelli Gallagher. Dimenticate “Be Here Now”, una prova di forza mal riuscita, dove si salvavano solo un paio di pezzi, qui i singoli ipotetici potrebbero essere una decina, ovvero l’intera scaletta dell’album. Si inizia con uno strumentale psichedelico da paura, si continua con il singolo che ha anticipato il 33, poi è un susseguirsi di canzoni epocali, in questo momento sta passando la prima canzone della seconda facciata (sto ascoltando ovviamente l’edizione in vinile) e i miei polpastrelli corrono veloci sulla tastiera cercando di mettere in parole le sensazioni che “Gas Panic” riesce ad emanare. “Where Did It All Go Wrong?” sarà la nuova canzone strappalacrime? “Who Feels Love?” sarà il prossimo singolo? “Sunday Morning Call” sarà il pezzo di una generazione? Chissà!? In chiusura una sola domanda: ma il brit pop è mai esistito, o è stato solo una abile invenzione dei Beatles per vendere alcune vecchie canzoni dimenticate in un cassetto?

Formato: CD


(Pubblicato il: 28/11/2013)