Year long disaster

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Riempite i polmoni d’aria e urlate con tutto il fiato che avete la parola ROCK. Non si tratta di una cura di qualche guru new age, ma semplicemente quello che viene fuori dal secondo album dei Year Long Disaster, una galoppata ROCK senza mezze misure. Qui ci sono tutti i dettami del genere: cantato sopra le righe, chitarre infuocate, batteria che picchia duro insieme ad un basso granitico. Se poi aggiungiamo che la band è di base a Los Angeles, patria del ROCK, che il cantante è il figlio di Dave Davies dei Kinks, che echi di Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple e ZZ Top si mescolano ad ombre cinesi di Jane’s Addiction o Pearl Jam, il gioco è fatto. Qui non si scherza, o forse sì, devo ancora capire se il ROCK è da prendere sul serio o no, qui tutto sembra funzionare alla perfezione millimetrica delle produzioni altisonanti del ROCK internazionale. Qui c’è pure un pizzico di psichedelica che non guasta affatto, qui ci sono gli anni ’70 nel suo splendore. Ovvio che gli Year Long Disaster non inventano nulla di nuovo, ma il ROCK, quello sanguigno, non ha bisogno di invenzioni che ne snaturino l’essenza. Qui occorrono un paio di casse acustiche potenti, un amplificatore “a manetta” e tanta voglia di ROCK. Gli Year Long Disaster sono dei casinari, il ROCK è casino. Album energico, veramente energico. Il gruppo nella sua attività live ha aperto ai Cult, Motorhead, Velvet Revolver, Foo Fighters, insomma il ROCK che conta. Anni fa Bono disse che con la parola POP ci si poteva giocare, perché riempiva la bocca. Qui con la parola ROCK si suda e la si può urlare a squarciagola. ROOOOOOOOOOOOCK.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)