Bozar Electronic Weekend

Intervista ‘incrociata con Bart Dujardin e Jean-François D'hondt


Il festival di musica elettronica Bozar Electronic Weekend, in programma il 28 e 29 ottobre scorsi, é stato ospitato e co-prodotto dal Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles, spazio storico in tutti i sensi: progettato dal grande architetto belga Victor Horta, é stato costruito tra il 1922 e il 1929 con l’idea di dare alla città una vera a propria ‘casa della cultura’, aperta a tutti e a tutte le forme d’arte. Nel tempo é rimasto fedele alla missione originale, e oggi conta più di un milione di visitatori l’anno e appuntamenti d’arte e cultura disparati, tutti sotto il marchio Bozar. Per la programmazione musicale, per esempio, nel 2011 vengono ospitati sotto lo stesso tetto l’Accademia di Musica Antica di Berlino, Ryuichi Sakamoto e il festival di musica etnica Balkan Traffik. Quest’anno il pubblico del Bozar Electronic Weekend andava dai 16 ai 60 anni e si é mescolato con quello del concerto di Tori Amos. Scelta logistica non felicissima, ma che rende l’idea della varietà dell’offerta della casa. Anche il programma del festival é stato piuttosto vario - dai berlinesi Modeselektor (che hanno lavorato con Thom Yorke per il loro album Monkeytown) ai giovanissimi americani eLan - anche se il legame con la musica elettronica non era sempre immediato, come nel caso del pianista e compositore tedesco Nils Frahm.

Durante il festival ho incontrato Bart Dujardin dell’associazione Je M’en fish, che ha co-prodotto il festival, e Jean-François D'hondt, vice-direttore musicale del Palazzo delle Belle Arti.

Elena: Bart, qual é il filo rosso della programmazione di quest’anno?

Bart: La sperimentazione, il non farla facile…nel senso che non c‘é niente di molto commerciale, e c’é poco di ballabile, ma abbiamo voluto puntare di più all’ascolto.

Elena: Il programma del festival é un misto di artisti locali e altri da varie parti d’Europa e del mondo. La musica elettronica in Belgio é in buona salute?

Bart: In Belgio sia la parte fiamminga che quella francofona sono attive nella produzione e diffusione di musica elettronica. Non ci sono barriere, linguistiche o di altro tipo, all’interno del Paese, ma é difficile andare oltre confine: spesso non si sa neanche quello che viene prodotto in Olanda, a 100 km da casa nostra…L’associazione di cui faccio parte, Je M’en Fish, é finanziata dalla comunità fiamminga e cerca di lavorare anche su questo limite e di promuovere la musica elettronica e le arti visive di provenienza belga, creando nuovi contatti e spingendo soprattutto sui giovani talenti.

Elena: La Apple ha messo in commercio una nuova applicazione per iPhone che ricrea il suono di Oramics, il sintetizzatore inventato negli anni ’60 in Inghilterra e ora esposto allo Science Museum di Londra. Esempio a parte, qual é il legame tra la musica elettronica e gli strumenti tecnologici di uso quotidiano?

Bart: Strettissimo, da sempre e sempre di più, se si pensa che oggi si puo’ creare musica elettronica anche sul proprio cellulare. Il problema é che a volte si tratta di una musica ‘usa e getta’, prodotta e accantonata quasi subito. É un po’ lo stesso anche dal punto di vista dell’ascolto: uno stile diventa conosciuto all’improvviso, e magari nel giro di un mese sparisce.

 

Elena: Jean-François, perché un festival di musica elettronica con il marchio Bozar?

Jean-François: Perché qui tutte le arti sono benvenute, senza distinzione. Il Palazzo delle Belle Arti é un centro d’arte a tutto tondo, e mantiene, anche grazie alla sua collocazione, la missione per cui é stato progettato negli anni ’20: creare un luogo di passaggio per tutte le arti, un punto di unione tra la città ‘alta’ e la città ‘bassa’, aperto a tutti. La musica elettronica interessa soprattutto i giovani, ed é in particolare a loro – ma non solo – che ci rivolgiamo con questo festival.

Elena: Un festival per ballare o per ascoltare?

Jean-François: Per entrambi. Pero’ in questa edizione del festival abbiamo cercato di più l’ascolto, proponendo l’elettronica a braccetto con musica contemporanea e classica, e dando risalto alla dimensione visiva. L’elettronica per ballare sarà invece la protagonista di Bozar Night, la festa in programma il 25 novembre.

Elena: Quest’anno il festival ha cambiato nome: da Brussels Electronic Festival a Bozar Electronic Weekend. Progetti per il futuro?

Jean-François: Il cambio di nome é dovuto a nuove forme di cooperazione che abbiamo iniziato – ad esmpio quella con Je M’en fish per la programmazione. Abbiamo già in mente un’altra edizione per il prossimo anno, anche se non sappiamo ancora in che data. L’obiettivo é quello di consolidare e ampliare il festival e di farlo diventare un appuntamento ricorrente.

 

Per saperne di più:


(Pubblicato il: 28/07/2014)