Soundtrack!

Drive

Cliff Martinez

Lakeshore Records 2011

 

The Lincoln Lawyer, Contagion, Drive: tre lavori di Martinez in un 2011 che deve ancora terminare. Pellicole molto distanti tra loro che trovano un punto di raccordo nell’adattabilità del loro soundtracker, caratteristica sempre appartenuta a Martinez, capace di passare dalla batteria dei Red Hot Chili Peppers a quella di Captain Beefheart come niente fosse e poi approdare al mondo delle colonne sonore. Inizialmente in tv con il programma per bambini Pee Wee’s Playhouse e poi alla settima arte divenendo il compositore feticcio di Soderbergh da Sex Lies + Videotape a Solaris. Drive svela un Martinez più minimalista del solito, in grado di creare equilibrio nella Los Angeles insolitamente ordinata del regista danese Nicolas Winding Refn. Le soggettive notturne dalla macchina che attraversa la città con le sue luci e insegne al neon fuori fuoco sono perfettamente accompagnate da un suono non definito e laconico che si sposa alla perfezione con il Driver (Ryan Gosling). Solo di tanto in tanto alle sonorità fortemente ambient si aggiunge qualche ritmo in lontananza che va e viene per dare un po’ più di dinamismo ai momenti troppi quieti, cosa che non accade nei momenti di azione nei quali la musica sparisce del tutto, in totale disaccordo con il format “pompare il pompabile” e “accellerare l’accellerabile” a suon di note tipico degli action movie. Questo spiega la pacatezza delle composizioni di Cliff Martinez, che hanno lo scopo di bilanciare l’energia dello schermo anche nei momenti più crudi e movimentati.

Lodevole anche la scelta dei suoni dal retrogusto synth-pop 80s: in questo modo il tutto si coordina perfettamente con le tracce esterne di Kavininsky & Lovefoxxx, Collage e Desire scelte ancora prima della chiamata di Cliff Martinez.

Tale chiamata sembra esser giunta un mese e mezzo prima del final cut, tanto che nei titoli di testa figura “music by Angelo Badalamenti” la prima scelta della produzione, che però ha rifiutato all’ultimo la collaborazione: solo in questo caso mi permetto di dire “e per fortuna!” dato l’eccellente lavoro di Cliff Red Hot Beefheart Martinez che sicuramente ha aiutato Nicolas Windindg Ferf ad aggiudicarsi il premio come migliore regia a Cannes.

 

Limbo

Martin Stig Andersen

Playdead 2011

 

Definire Limbo è decisamente complesso, “videogame” è riduttivo, “prodotto artistico” forse ne trascura l’aspetto ludico... proviamo con un ultimate scrolling cinematic platform, nel quale possiamo trovare i geni di innovativi videogame come Mission Impossible (Commodore 64), Prince of Persia e molto Another World (Amiga).

E’ come tornare un po’ back to the early 90s: tasti direzionali + un pulsante e scrolling bidimensionale con l’upgrade delle tecniche di oggi e sopratutto la totale libertà stilistica nello sviluppo di tutte le sue parti, inclusa quella del soundtrack. Martin Stig Andersen viene contattato verso la fine della produzione, esisteva già un trailer e un ordine: coinvolgere e cercare di far entrare il più possibile il giocatore nel Limbo.

Direi che il lavoro di Martin ha contribuito molto in questa direzione e la sua specializzazione in musica acusmatica ha sicuramente dato i suoi frutti, infatti più che ad un soudtrack bisognerebbe parlare di un soundscape i cui suoni sembrano arrivare da lontano senza una ben definita fonte di diffusione e si mescolano fluidamente con la musica in modo da creare un’atmosfera perfettamente in linea con la fotografia del gioco. La elementarità degli ingredienti su cui si forma l’atmosfera del gioco (musica inclusa) permette al player di creare in gran parte il proprio Limbo amplificando così l’interattività del puzzle videogame. Questa libertà viene meno quando lo desidera il gioco, nei momenti che richiedono un tipo di attenzione diversa e che Martin mette più a fuoco il soundscape facendo uso di musica orchestrale (Boys’ Fort) o amplificando drammaticamente i suoni (Rotation Room) calibrando così la concentrazione e stimolando i riflessi del giocatore. Insomma un ottimo contributo quello di Martin che mantenendo la sua autonomia e sposando l’intento generale del gioco ha contribuito in maniera molto tangibile ad un prodotto finale destinato a divenire un punto di riferimento nell’evoluzione dei videogame.

 


(Pubblicato il: 28/07/2014)