Face Records - Link Quartet

Ci sono etichette che si procurano un seguito di culto indirizzandosi a un pubblico appassionato di generi considerati “di nicchia”, ma che raccolgono nel corso dei decenni file costanti e devote di appassionati. E’ questo il caso della Face Records, nata nel piacentino nell’ormai lontano 1989 per volontà di Tony “Face” Bacciochi, già personaggio di spicco della scena mod-garage-beat italiana. Con alle spalle le esperienze coi Not Moving e i Chelsea Hotel, Tony fonda la Face per occuparsi personalmente della prima uscita del suo nuovo progetto, i Timepills, trio influenzato dalla psichedelia e dal blues che, nonostante i pochi brani dati alle stampe, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’italian psych. Il formato preferito è ovviamente il vinile, dall’inconfondibile “sapore” vintage. La produzione successiva è “Hello I Love Me”, EP influenzato dal folk rock che segna l’esordio solista di Lilith (all’anagrafe Rita Oberti), già voce dei Not Moving. Seguono nel decennio successivo una cinquantina di uscite fra vinile e cd, fra cui la compilation di tributo agli Who “Who Are Them”. L’amore per le sonorità sixties è un filo rosso che lega una miriade di piccole realtà discografiche in tutto il mondo, e da questa passione comune nascono negli anni innumerevoli collaborazioni e coproduzioni con etichette “sorelle” sparse per tutto il mondo, fra cui l’inglese Detour, storica etichetta Mod il cui catalogo è oggetto di collezionismo. L’etichetta belga Boom Records, dopo aver pubblicato su singolo “Everything”, un brano tratto dall’album “Lady Sings Love Songs” di Lilith, stampa a fine ’94 anche “Guerra” il nuovo lavoro della cantautrice piacentina; anche la greca Wipe Out ha licenziato su singolo “Little Louie”, un altro estratto dall’album di Lilith. I risultati ottenuti all’estero non fanno che consolidare la reputazione dell’etichetta, che a fine anni ’90 volge la propria attenzione verso il mercato italiano, stringendo un accordo per la distribuzione e la produzione con la Sony Music, i cui frutti sono lavori che riescono a raggiungere il grande pubblico, come l’album “Canzonissime” firmato dagli Statuto, lo ska proposto dai Vallanzaska in “Cheope”, i due volumi della compilation Mondo Beat e i singoli dei Pirati e dei Pretty Face. Il 2001 segna la conclusione della parabola della Face Records: si tratta però di un mutamento di forma, più che di sostanza, in quanto la nuova sigla “Tony Face Records” prevede sì un rallentamento delle uscite, ma senza mai distogliere l’attenzione dalle migliori proposte della scena lounge/60s/beat (come dimostra il successo del Link Quartet), pur dando spazio a proposte differenti, come il jazz di livello internazionale di Enzo Rocco. Da anni l’etichetta è impegnata anche nell’organizzazione della rassegna Tendenze, che seleziona le band che poi vengono ospitate sul palco della finale settembrina, e poi incluse nell’omonimo cd pubblicato con cadenza annuale; la rassegna coinvolge giornalisti, radio, ospiti italiani e stranieri.
Sito Internet: www.tonyfacerecords.it

Il Link Quartet nasce dalla collaborazione fra musicisti piacentini con alle spalle una notevole esperienza in diversi campi musicali. Dei trascorsi del batterista Tony “Face” si narra già qui accanto nella presentazione della Face Records, mentre Giulio Cardini proviene dalla scena rockabilly, e precisamente dalle fila dei Boppin' Shoes, in passato tra i più noti rappresentanti italiani del genere. Ad accomunare il quartetto è la passione per il funk anni '70 di Sly & The Family Stone, Funkadelic e James Brown, ma soprattutto un certo gusto per la riscoperta del jazz blues degli anni Sessanta (Brian Auger, Graham Bond Organization, Georgie Fame), uno stile in cui l’inconfondibile sound dell’organo hammond è sempre in evidenza, e che è stato riportato in auge nell’ultima decade dal James Taylor Quartet, per cui il Link Quartet ha avuto l’onore di aprire il tour del ‘98. L’esordio discografico è dell'ottobre 1997 e si deve all'etichetta spagnola Animal Records, che pubblica un 45 giri che include ben tre pezzi: Alfa Romeo Giulietta, Moira e Link Theme. Si delinea da subito la scelta di proporre composizioni esclusivamente strumentali, scelta che si rivela vincente per raggiungere un pubblico che varca i confini nazionali. Il raggio di azione del Link Quartet si estende infatti ben presto oltre i confini della penisola: a una lunghissima serie di date italiane si aggiungono presto tour che toccano ogni angolo dell’Europa. A conquistare non è solo il fascino inossidabile degli anni ’60, ma la capacità di riattualizzare le ambientazioni vintage con una rilettura in chiave modern jazz di classici della cultura di massa dell’epoca, fra cui la sigla dei telefilm "Starsky & Hutch", la versione di Deodato di "Also Spracht Zarathustra" (ossia il tema di "2001 Odissea nello Spazio"), nonché la colonna sonora di James Bond. L’originale mix fra lounge, acid jazz e beat convince a fine 2002 la label americana Hammonbeat a pubblicare “Beat.it”, nuovo episodio discografico di un’avventura che porterà il Link Quartet a esibirsi anche negli States, per una decina di date tra Chicago e St.Louis, realizzando così quello che, a detta dello stesso Tony Face “è il sogno di ogni musicista”.

Sito web: www.linkquartet.com


(Pubblicato il: 28/11/2013)