THE DOORS - Strange Days

La copertina di “Strange Days” dei Doors, il loro secondo album, è un concentrato di prelibatezze visive. Non ci sono dubbi. “Odio la copertina del nostro primo album, le nostre facce sono odiose ed inutili”, diceva Jim Morrison nel 1968 al quotidiano di Los Angeles. “Non volevo essere sulla copertina del nostro secondo lp, potevano metterci una qualsiasi cosa: un disegno, una foto di qualcun altro, una frase. Insomma quello che volevano, ma non la mia faccia”, aggiungeva un Morrison notevolmente inviperito. Tanta decisione fu esaudita, visto e considerato che oggi possiamo ammirare la cover di “Strange Days” e siamo costretti a cercare con la lente d'ingrandimento il volto dei quattro Doors. Ma andiamo per ordine. La rabbia di Jim derivava dal fatto che il boss della Elektra, Jack Holzman, decise di promuovere il primo lp del gruppo basandosi non tanto sulla musica, ma sulla carica sessuale del frontman dei Doors. Morrison doveva essere un sex simbol e per la prima volta un album rock fu pubblicizzato con enormi cartelloni stradali sulla Sunset Boulevard a Los Angeles. In pratica gigantografie del volto di Jim lunghe sei metri. Scelta che non fu apprezzata dalla band e soprattutto da Morrison, che invece pretendeva di arrivare al pubblico grazie alle canzoni dei Doors e non per la sua “presunta” carica sessuale. Con “Strange Days” avvenne quindi un'inversione di rotta, cominciando proprio dal titolo del 33 giri, che si rispecchia fedelmente nella copertina e che potrebbe essere una visione felliniana di una fauna fatta di rifiuti e scherzi della società. “Freak of nature” solitamente tenuti nascosti, o esposti alla pubblica derisione. “Cercavamo una copertina che fosse decisamente diversa rispetto a quelle tipiche di tutte le band californiane, costruite su una visione psichedelica della vita”, affermò anni più tardi Ray Manzarek. “Avevamo in testa i personaggi che popolavano “La Strada” di Federico Fellini, o “Seventh Seal” di Ingmar Bergman”, disse Ray. Il gruppo incontrò quindi l’art director della Elektra, William S. Harvey, e cercò di spiegare al direttore artistico che la copertina doveva comprendere strani personaggi: clown, giocolieri e uomini con volti mascherati. Il tutto doveva essere avvolto in un'atmosfera assolutamente surreale. Scartate alcune idee molto difficili da realizzare, come quella di avere decine di cani, Joel Brodsky, il fotografo, cominciò la ricerca per una location adatta ad ospitare personaggi strambi e strani. Il luogo doveva avere un sapore europeo ed è infatti difficile immaginare che si tratti proprio di una strada newyorchese. Per la precisione il luogo scelto fu Sniffen Court, sulla East 36th Street, tra la Third Avenue e la Lexington Avenue.Gli edifici del diciannovesimo secolo sono attualmente di privati proprietari ed è impossibile visitarli, tranne il Murray Hill Comedy Club, uno dei più antichi teatri privati di New York. Harvey iniziò quindi il casting per i personaggi che dovevano riempire lo scatto di Brodsky. Le sei persone raffigurate in copertina furono trovate nei modi più disparati, tra professionisti, amici e semplici dilettanti. Il trombettista, per esempio, fu scovato da Harvey durante un viaggio in taxi, era il taxista che lo stava portando a destinazione.

Il giocoliere era invece l’assistente di Brodsky, Frank Kollegy, che successivamente comparirà in altre copertine curate da Joel. Il sollevatore di pesi proveniva da un circo e a tempo perso faceva il buttafuori, mentre la misteriosa modella che compare sul retro di copertina, è Zazel Wild, un'amica della moglie di Brodsky ed oggi lavora come “magazine editor” a New York. Il nano in primo piano fu invece scoperto da Bill in un hotel residenziale sulla 70th Street. Un albergo popolato da una strana fauna. Camminando lungo i corridoi del hotel e sbirciando dentro le camere aperte, Bill vide due gemelli nani e pensò che erano perfetti per la copertina. Joel si preoccupò quindi di avere il permesso per scattare una foto di una strada di New York da utilizzare su una copertina di un disco e dovette pagare 500 dollari, una somma decisamente più alta del suo compenso. La fotografia fu scattata con una Panon Panoramica che montava un rullino da 120 e la sessione durò pochissimo tempo. L’ultimo toccò artistico fu la decisione di inserire un poster utilizzato per promuovere i concerti, che raffigurava la copertina del primo album, con il titolo del disco. Scelta decisamente anti-commerciale, se si considera che il nome dell’artista e il titolo dell’album devono essere ben visibili e istantaneamente riconoscibili. Lo scatto fu portato ai Doors durante uno scalo aereo all’aeroporto Kennedy di New York. La band rimase entusiasta del lavoro fatto da Bill e Joel. “C’era tutto quello che avevamo chiesto. Un nano, un giocoliere, un trombettista, due acrobati ed un sollevatore di pesi. C’era “La Strada” di Fellini”, dichiarò Ray Manzarek aggiungendo: “E’ la copertina più bella di tutta la discografia dei Doors. Stavamo attraversando un buon periodo. Il disco era sperimentale con voci distorte, sottofondi di piano ed altre diavolerie strumentali. C’erano vibrazioni positive nell’aria e quella copertina le racchiudeva tutte quante”. “Strange Days” diventò un capolavoro anche grazie ad una cover perfetta ed un logo che ancora oggi campeggia sui dischi dei Doors. Il marchio fu disegnato da Harvey nel 1966 utilizzando un carattere dal sapore anni ’30, accompagnato da un “The” in completa contrapposizione e “rubato” ad un altro gruppo della Elektra, The Paul Butterfield Blues Band, il cui leader era un idolo di Robby Krieger. In conclusione è doveroso ricordare che William S. Harvey, morto agli inizi degli anni novanta, arrivò all’Elektra dopo alcune stagioni alla Fairchild Publications ed ideò il logo a “farfalla” divenuto famoso in tutto il mondo. Fu inoltre il responsabile di tantissime copertine, tra cui quelle di Judy Collins, Tim Buckley, Love e The Paul Butterfield Blues Band. Ancora oggi “Strani giorni” si vedono all’orizzonte. I Doors sono ancora qui a ricordarcelo.


(Pubblicato il: 28/11/2013)