DEPECHE MODE - Abroken Frame

Agli inizi degli anni ottanta i Depeche Mode diventarono, con un solo album, gli alfieri del synth pop, curando fin nei minimi particolari ogni dettaglio: copertine, look, scenografie dei concerti e video-clip. Fu quindi naturale aspettarsi una grande cover dal loro secondo lp, pubblicato nel 1982 ed intitolato “Abroken Frame”. I Depeche Mode non delusero le aspettative e diedero alle stampe un disco contenuto in una copertina assolutamente epica, monumentale e storica. Infatti, ad un primo sguardo si potrebbe liquidare la foto di “Abroken Frame” con sufficienza e superficialità, ma osservandola attentamente si può comprendere la sua estrema perfezione, dal soggetto al panorama, dall’orizzonte al cielo minaccioso. Nessun particolare fu ritoccato al computer, come di prassi si cominciò a fare negli anni novanta, ma fu appositamente realizzato un vestito per la “modella” ritratta, fu cercato una location e la “fortuna” ci mise lo zampino con un cielo perfettamente plumbeo. La copertina fu realizzata da Martyn Atkins, che incontrò la band per avere sufficienti input in grado di sviluppare un’idea che rispecchiasse il volere dei Depeche. Il gruppo era perfettamente conscio dell’immaginario grafico che i combi del synth pop si trascinavano appresso, e vollero legare la loro musica ad un'iconografia di stampo sovietico. Iconografia diventata di moda proprio agli inizi degli anni ottanta, grazie a decine di band indipendenti. Iconografia che nel suo essere esprimeva forza, tenacia, caparbietà, ma anche una dolcezza innegabile. Brian Griffin, il fotografo che fu scelto per lo scatto di copertina, proprio in quel periodo era particolarmente innamorato dell’arte tedesca e sovietica, arte che riusciva ad esprimere il comunismo stalinista legato ad immagini industriali o rurali. Fu quindi deciso di immortalare, in uno scatto fotografico, il sudore e la forza muscolare d'uomini e donne che lottavano contro le intemperie atmosferiche pur di poter raccogliere grano a sufficienza per i rigidi inverni sovietici. Jacqui Frye fu la stilista assoldata per creare il costume di scena. Un elemento assai importante, se si considera che è proprio il vestito e la falce brandita nell’aria a riportare la mente ad un'iconografia sovietica. Iconografia curata con estrema pignoleria nelle forme del vestito e nel fazzoletto rosso che copre la testa della mietitrice. La bellezza dell’abito creato da Jacqui si può ammirare nella sua totalità nella foto utilizzata nel retro copertina, che doveva dare, grazie alla falce in mano alla modella, il senso della morte in attesa. Infatti Griffin agli inizi degli eighties si era invaghito dei dipinti di Caspar David Friedrich, un pittore tedesco degli inizi del 19vesimo secolo, che amava dipingere la morte raffigurando singole persone al tramonto o all’alba in sconfinati orizzonti. Caspar posizionava le sue figure ai lati dei dipinti, quasi a significare la fugacità della vita, vita rappresentata da campi di grano senza fine.

Brian decise di recarsi nella campagna vicino a Cambridge per trovare una giusta location e girò diverse ore in motocicletta prima di scoprire il luogo ideale dove scattare la foto di copertina. La scelta cadde su un campo di grano nelle vicinanze del museo dedicato alla RAF, nel paese di Duxford. La stagione era ideale, il grano era perfettamente maturo ed il giorno di settembre deciso per il set fotografico sembrava un'ideale giornata autunnale. Il cielo era stato disegnato dalla mano di Dio, lampi all’orizzonte tagliavano l’aria, il vento spazzava i campi di grano e la pioggia cominciò a cadere impetuosa, proprio mentre il team di Griffin cominciò a montare il set. Purtroppo c’era solo quel giorno per scattare la foto e tutti iniziarono ad attendere che la pioggia smettesse di cadere a catinelle. Appena l’acqua piovana cominciò a farsi meno fitta, furono posizionate tre luci: una di fronte, una di lato ed una sopra la modella. In questo modo una porzione di campo era illuminata a giorno, mentre il resto della scena manteneva i colori del temporale che stava spazzando Duxford. Griffin si mise subito al lavoro consapevole che sarebbe stata una tregua molto breve. Brian era assolutamente convinto che la figura doveva voltare le spalle all’obiettivo, perché altrimenti il viso avrebbe catturato tutta l’attenzione, mentre l’intenzione di Griffin era di dare risalto al grano in primo piano, all’orizzonte buio ed al cielo carico di pioggia che sovrastava tutta la scena. Il fazzoletto rosso fu perfetto come stacco cromatico nei confronti del cielo e lo scatto fu realizzato in pochi minuti. Griffin ed i suoi aiutanti aspettarono quindi il tramonto per fare altre fotografie, una di queste, quella più carica di drammaticità, fu poi utilizzata nel retro. La foto passò quindi nelle mani di Martyn Atkins che aggiunse il nome del gruppo ed il titolo dell’album. Per il lettering delle canzoni e del titolo fu chiamato Ching Ching Lee, che scrisse a mano le parole che occorrevano. Ultimo tocco per una copertina che diede inizio ad un trittico di cover che andò a rappresentare la tenacia della gente di montagna (“Construction Time Again”) e l’universo industriale (“Some Great Reward”). Inutile dire che la copertina racchiudeva dieci brani di sublime “soviet synth pop”.


(Pubblicato il: 28/11/2013)