Fuzztones+Leighton Koizumi+Nterpol+Rude Pravo

FUZZTONES + LEIGHTON KOIZUMI<br>
Vidia Rock Club, S.Vittore, Cesena<br>
26 Aprile 2003<br>
Siamo nella terra del garage rock italiano: la Romagna. I Fuzztones, a casa loro negli States, radunano 40-50 persone a concerto, qui da noi… il Vidia straborda di gente, fra cui un padre con bambino al seguito… tutti e due con la stessa maglietta della “mitica” band. Da escludere che il pubblico sia qui per Leighton Koizumi… lo conosceranno in 71 in tutta Italia, 22 solo nella nostra Regione, la metà dei quali attende l’esibizione al C.S.O. Fassbinder di Sassuolo della prossima settimana (perché non interessati ai Fuzztones, costa meno, è più comodo per gli Emiliani, il posto è piccolo e più coinvolgente, ecc. ecc.). Leighton è stato leader di due band che solo i “veri” cultori del genere conoscono: i Gravedigger V (leggasi: five) e i Morlocks, 2 album (+ 1 postumo) per la maggior parte di cover 60’s, per un totale di poco più di 5 anni di attività, dall’83 all’88. Comunque, ora che abbiamo dato i numeri, proseguiamo con quanto abbiamo visto e sentito. Dicevamo: locale pieno; età varia (dai 5 ai 45 anni); look del pubblico tendenzialmente appropriato, ma solo alcuni eccellono nel rigore dell’abbigliamento, che impone un perfetto incrocio fra beat e rocker style: camicie aderenti, colorate, un po’ psichedeliche e aperte davanti; pantaloni stretti, a vita bassa e “a zampa” (ma non troppo); magliette a pelle e, per le ragazze, con manica lunga e ampia al polso; minigonne un po’ stile mod con stivale sempre ben accette. La backing-band di Leighton sono i Tito and Thee Brainsuckers (che a dispetto del nome sono italianissimi) e che si meritano un bel 7+ sia per il sound (il più vicino possibile all’originale, come richiede l’occasione: lo-fi, arrabbiato e a tratti sensuale), che per il look (la maschera bondage del chitarrista è eccezionale).Leighton ha un fisico perfetto per essere stato dato per spacciato da abuso di droghe ormai da parecchi anni (leggende metropolitane); le sue capacità di front-man sono innegabili: affronta il palco in maniera fisica e totale che fa ricordare per forza l’Iguana, e non solo come atteggiamento: avete presente le foto di Iggy Pop biondo con i capelli lunghi? E’ lui. Il tocco degli occhi a mandorla (mamma occidentale e papà orientale, si suppone dal cognome) gli donano poi quel fascino in più che non guasta. Fra le tante cover una No Fun in una versione molto wild e coinvolgente. Cambio palco (piuttosto lungo, ma Rudi Protrudi si è sempre fatto aspettare) ed ecco i Fuzztones, della formazione originale Rudi (senza di lui è tutto finito) e la ex-moglie Deb O'Nair alle tastiere; degno di nota visiva: una sorta di zio Fester alla chitarra (uguale, solo più magro). L’inizio serve da riscaldamento, in un crescendo che culmina nel boato sonoro e fisico all’attacco di “Cinderella” (una cover anche questa). Rudi è in formissima, il bel tenebroso di sempre in azione, e alla fine sono tutti soddisfatti per questo revival che in Romagna sembra l’esordio dell’ultima band sul mercato!

NTERPOL<br>
Officina Estragon, Bologna<br>
16 e 18 Aprile, 2003<br>
Questa è una serata in cui si respira l’ansia dell’attesa… gli Interpol sono una di quelle band “esplose” a livello internazionale nel corso dell’ultimo anno, con un disco rock anomalo nell’attuale panorama musicale mondiale. Anomalo per chi non ha mai ascoltato Bauhaus, Joy Division e Smiths (non è dietrologia a tutti i costi, ascoltate “Turn On The Bright Lights” e provate a dire il contrario!). Del resto le sonorità più “colte” prettamente legate alla metà degli anni ’80 non possono che fare notizia nel 2003, quando il revival di mercato di quegli anni - che inevitabilmente è arrivato – si preoccupa di recuperare i vari Boy George, Wham! e compagnia bella. In più gli Interpol sono americani, NYC, e queste sonorità sono inglesi fino al midollo (non a caso il primo tour all’estero è proprio inglese, nel 2001, e Mr John Peel li ha anche onorati di una delle sue mitiche Session). Quindi un Estragon stipato di estimatori della vecchia e nuova scuola New Wave attendono con ansia questa esibizione. I 4 ragazzi prendono il loro posto sul palco: perfetto lo stile dandy-noir, curato nei minimi particolari: completi neri, cravatta, facce bianche e matita nera negli occhi; così come curato è lo stile di pins, t-shirt e packaging (magari vogliamo dire: spillette, magliette e copertine di album e cd?). Il concerto inizia: un brano, scroscio di applausi, e una lunga pausa; un altro brano e una pausa ancora più lunga, troppo lunga. Ci riprovano col terzo brano e poi la band scompare dal palco e un pubblico attonito si chiede perché. Il motivo viene presto svelato: il batterista ha male a un braccio, si mormora tendinite. Ci ha provato, ma non riesce a reggere l’intero concerto… da attonito il pubblico diventa perplesso, ma in effetti se sta male cosa bisogna dire? (beh, qualche argomento si poteva anche trovare, tipo: se stava male poteva dirlo prima e non tentare di fare passare il tempo minimo indispensabile per considerare il concerto “valido”; oppure se ha una tendinite basta un bomboletta anestetizzante e per tre quarti d’ora si riesce a suonare, se c’è chi finisce una partita di calcio in situazioni ben peggiori; ma è meglio la reazione perplessa che quella incazzata…). La preoccupazione della gente a quel punto diventa giustamente recuperare i soldi del biglietto o il biglietto stesso perché, come viene annunciato, servirà per quando il concerto sarà recuperato. Dopo un po’ di maretta si calmano le acque e la gente defluisce con quella brutta sensazione che si ha quando hai tanto atteso una bella situazione e questa svanisce quando ormai credi di esserci dentro… Il concerto sarà recuperato dopo due giorni (unica data possibile): venerdì di Pasqua, quando tutti gli studenti fuori-sede sono tornati a casa per le vacanze e molti bolognesi hanno lasciato la città (le richieste di rimborso verranno tutte soddisfatte); risultato: un terzo della gente in meno della prima serata. Poche parole di scuse e ringraziamento ai presenti per essere tornati, e dopo neanche un’ora il tutto è compiuto. Personalmente devo dire che “entusiasmo” non è esattamente la parola che userei per descrivere quanto provato durante il concerto, durante il quale mi sono divertita di più a riconoscere i riff degli Smiths e le intonazioni alla Ian Curtis… il mio commento, se mai può interessare a qualcuno, assomiglia di più a un “bravi ma un po’… inutili”.

RUDE PRAVO<br>
Sale Prova Vecchio Son, Bologna<br>
10 maggio 2003<br>
Lo show case di presentazione della seconda incisione su lunga durata per i Rude Pravo "Non Mi Pento" si tiene nello spazio delle sale-prova della Scuola di Musica "Vecchio Son" di Via Sacco 14 a Bologna, denominato "Sub Son" per le occasioni speciali, come questa . I Rude Pravo sono una formazione bolognese di lunga durata, molto nota ed attiva nei circuiti alternativi del punk italiano. Lo conferma la loro recente apparizione di spalla agli inglesi Buzzcocks che, se c’è bisogno di ricordare, insieme a Sex Pistols e Clash, hanno dato vita al movimento punk nel ‘77. Giunto il momento del live i 5 Rude Pravo salgono (un gradino) sul palco (palchetto) e lo show ha inizio. Perfettamente rodato è l´approccio al concerto: due chitarre, basso e voce schierati in linea modello "attacco frontale" ed il potente motore della batteria di Toppi alle spalle. I nuovi brani sono perfettamente in linea con lo stile della band, fedeli alla semplice ma geniale lezione impartita dai Ramones, il punk-rock non richiede invenzioni (è nato anche per questo): richiede attitudine e passione e i Rude Pravo li hanno entrambi, il fatto che siano degli ottimi musicisti certamente non guasta. Il brano "diverso" è quello dedicato a Carlo Giuliani "20 Luglio 2001", una vibrante ed emozionante canzone giocata su uno stile quasi "western" o combat-folk che dir si voglia. I testi dei Rude Pravo sono fondamentali: ironici e a tratti surreali, riescono lo stesso a raccontare anche storie di disagio sociale o politico. Sempre cantati in italiano, anche le poche e incredibili cover scelte per la scaletta live, come Mama Mia (gli Abba, qualcuno se li ricorda?), l’unica presente nell’album con il titolo “L’Ottavo Nano”: Mamma mia ma che faccia che ha io non resisto – Mamma mia ma che brutto che è io non lo voglio” . Il tema di questa rubrica vorrebbe anche due parole spese sull’impatto visivo, oltre che sonoro, ma che dire: come si potrebbero mai vestire 5 “vecchi punkettari”?


(Pubblicato il: 28/11/2013)