Caboto

Sono sempre molto fantasiose le storie narrate dai gruppi per spiegare l’origine del proprio nome, ma in una ideale hit parade i Caboto otterrebbero di certo un ottimo piazzamento. La formazione bolognese infatti fa riferimento nientepopodimenochè a un’opera dell’illustratore Lorenzo Mattotti, che ha narrato di come risulti storicamente difficoltoso delineare le linee del volto e della vita del’esploratore Sebastian Caboto. E’ proprio a questa indeterminatezza che si collega la musica dei Caboto, colonna sonora per immagini non ancora filmate, zigzagante su percorsi che mescolano rock visionario ed elettrico e divagazioni free e citazioni colte. La nascita della formazione è da registrare negli annali dell’ormai lontano anno 2000, quando a una line up embrionale che coinvolgeva Nazim Comunale e Marcello Petruzzi si aggiungono Alessandro Gallerani, e poco dopo il batterista Stefano Passini (già nei Rose Island Road). Dell’anno successivo sono le registrazioni del primo demo, “Nauta”, edito dalla label statunitense Scenester e promosso in Italia dall’allora attivissima Gamma Pop. I contributi di due preziosi ospiti, Davide Massarini alla fisarmonica e Andrea Monti alla tromba e al flicorno, conferiscono un carattere timbrico assolutamente originale alla proposta. Nel 2002, con la registrazione del brano “Cactus Transistor” per la compilation “15 Italian Dishes” della pisana Raving Records, fa il suo stabile ingresso in formazione Alessio Crotti, seguito nel 2003 dalla chitarra di Marco Bianciardi. Nello stesso anno i Caboto registrano il primo vero e proprio album d’esordio, “Did You Get Visuals?”, stampato col marchio Raving e con distribuzione a cura di Wide. Il lavoro, saldamente costruito e particolarissimo negli arrangiamenti e nelle soluzioni narrative, incontra il favore della stampa specializzata, e viene promosso tramite concerti spesso integrati da performance di arte visiva.

In attesa del nuovo album, registrato a Febbraio e in uscita nel 2005, i Caboto hanno dato vita al progetto “Freeboto”, rendendo gratuitamente e periodicamente disponibili sul sito http://www.bluebaobab.net/caboto/freeboto.html frammenti nati dalle improvvisazioni in sala prove, come in una sorta di diario-documento sonoro che testimonia la salute e la vitalità di una delle formazioni più interessanti (sebbene non di facilissima fruibilità) partorite dall’indie italico negli ultimi anni. Da non dimenticare, a evidenziare l’impegno e la passione che nutrono il percorso musicale dei Caboto, come alcuni componenti del gruppo si siano dedicati anche all’organizzazione di concerti presso l’XM24 di Bologna, creando spazi per proposte sperimentali e inusuali.


(Pubblicato il: 28/11/2013)