The Beastie Boys - Licensed to ill

Def Jam 1986

Successe un giorno che il rap bianco scalò le classifiche del mondo. I Beastie Boys erano i nuovi cattivi che la società perbenista doveva osteggiare, e per il loro debutto sulla lunga distanza occorreva una copertina che rimanesse negli annali della musica contemporanea. Detto, fatto, deve aver pensato Rick Rubin, patron della Def Jam, colui che ha fatto del rap un fenomeno di proporzioni planetarie. L’idea per la copertina venne proprio a Rick mentre leggeva avidamente una biografia dei Led Zeppelin. In “Hammer Of The Gods” si raccontava, infatti, con dovizia di particolari di tutti gli eccessi dei Zeppelin, di tutti gli agi ed i vizi di queste rockstar votate ad una vita dissoluta ed ad un lusso sfrenato. Ovviamente si parlava anche del jet privato della band inglese, segno tangibile del successo d'ogni artista, status symbol del potere conquistato nel circo del rock. “I Beastie Boys erano dei giovani rapper e sarebbe stato un colpo incredibile possedere un jet privato per i loro spostamenti”, dice Rubin pensando alla copertina di “Licensed To Ill” ed aggiunge: “Però doveva essere una copertina alla Beastie Boys, quindi piena di sarcasmo ed ironia nei confronti del music business e dello stile di vita delle rockstar”. Infatti, il jet dei Led Zeppelin era lo stereotipo di questo lusso, si trattava di Boeing720B, il cui proprietario precedente era stato il produttore televisivo del “Monkees show”, riadattato per avere solo 40 poltrone, decorato nello stile “Las Vegas” con bar, schermi video, camere da letto, docce, finti caminetti ed un organo. Inoltre gli aerei e gli spostamenti aeronautici sono da sempre legati ad un doppio filo con l’industria delle sette note, che pretende velocità supersonica per guadagnare il più possibile dagli artisti impegnati in tour infiniti, o in viaggi promozionali ai quattro angoli della Terra. L’industria sceglie sempre con dovizia ed attenzione i piloti, gli aerei, o gli elicotteri da utilizzare, memori del fatto che questo accanimento verso la velocità ha portato alla morte di tanti figli del rock come i Lynyrd Skynyrd, Ricky Nelson, Buddy Holly, John Denver, Stevie Ray Vaughan e Otis Redding, tutti deceduti in incidenti aerei. Rubin si ispirò ancora ai Led Zeppelin per la copertina, che doveva essere un disegno ed assolutamente apribile. Nelle vesti di art director fu scelto Steve Byram, che all’epoca lavorava nello studio grafico della CBS, distributore della Def Jam ed era considerato un tipo alquanto strano dai suoi colleghi. L’idea che Steve sviluppò per la copertina fu un lampo d’ispirazione mentre era di ritorno da Los Angeles, dove aveva incontrato Rubin per capire quale idea avesse il membro non ufficiale dei Beastie Boys.. Ma fermiamoci un attimo perché la storia di Steve è alquanto interessante e può essere presa ad esempio per molti grafici sparsi per il mondo. Byram giunse a New York nel 1979 con un chiodo fisso in testa, lavorare nel music business. Diventò subito l’assistente dell’Art director presso la RCA, per poi migrare alla CBS e rimanere per sette anni Art director. Tra le copertine da lui curate figurano quelle dei Living Colour, Tim Berne, Slayer e Ahmad Jamal. Grazie al lavoro con Tim Berne si avvicinò alla casa discografica JMT (specializzata in jazz), lasciando la CBS nel 1990 per concentrarsi nella cura di tutte le copertine della piccola casa discografica.

Recentemente ha dato vita, assieme a Berne, ad un’etichetta, la Screwgun. Ma torniamo al lampo di genio che Steve ebbe durante il suo rientro in ufficio. Appena giunto alla CBS chiamò David Gamboli, un amico di vecchia data, conosciuto quando entrambi frequentavano la scuola d’arte. Gamboli era famoso con il nome d’arte di World B. Omes ed era specializzato nella realizzazione di collage d’immagini. La sua tecnica consisteva nel realizzare un disegno utilizzando svariate porzioni di fotografie. Con questa tecnica il disegno risultava un “falso” perfetto. Un oggetto non esistente in realtà ma assolutamente “funzionante”. Gamboli si mise subito al lavoro e selezionò decine di scatti di aeroplani dal suo archivio personale, ricostruendo con precisione maniacale la porzione dell’aereo schiantato al suolo. Alcune foto erano addirittura in bianco e nero e David dovette ricreare i colori utilizzando pastelli semi trasparenti e colori solubili in acqua. Il logo del gruppo, applicato sulla coda dell’aereo, fu preso a prestito dalla copertina di un mix. Stacey Drummond, un altro art director alla CBS, disegnò, infatti, il logo della band prendendo spunto dal marchio della Harley Davidson. La copertina fu quindi rifinita con la sigla identificativa dell’aereo, 3MTA3, che nascondeva la dicitura, se letta allo specchio, EAT ME. Infine fu scelto il titolo dell’album, pensando di parodiare “Licensed To Kill”, famoso film della saga di 007.Infatti, la licenza di uccidere diventò la licenza di oltraggiare. La copertina ultimata fu consegnata a Rubin che la fece vedere ai Beastie Boys dentro ad un ristorante cinese di Manhattan. Il gruppo ne rimase sconvolto. Finalmente il disco vide la luce ed il pubblico rimase letteralmente “turbato” dalla copertina. Ad una prima superficiale “lettura” i Beastie Boys passavano per i soliti megalomani del rock, con un loro jet privato utilizzato per spostarsi da una parte all’altra degli Stati Uniti, ma appena si poteva ammirare la cover nella sua completezza un senso di shock colpiva gli ignari ascoltatori. Il jet dei Beastie Boys, ancora prima di prendere il volo, si era già schiantato al suolo. Qualcuno, non pochi a dire il vero, vollero dare alla copertina un significato fallico. Inutile negare che l’irriverenza dei Beastie Boys poteva far pensare a questa possibilità “nascosta”. Dopo l’uscita del disco, la Def Jam fu contattata dall'American Airlines, che fece presente alla casa discografica una forte somiglianza tra l’aereo dei Beastie Boys ed un loro veicolo. Nessuna azione penale fu però portata avanti e tutto cadde nel nulla. Da aggiungere, infine, che nella prima tiratura del disco si poteva trovare un enorme poster dei Beastie Boys con una foto del gruppo ritratto con il jet che volava sopra le loro teste. Curiosamente il poster fu stampato invertendo l’immagine e tutte le scritte sulle t-shirt dei Beastie erano specchiate. Insomma un grande album con una grande copertina, frutto di un'ispirazione arrivata a 9000 piedi di quota.


(Pubblicato il: 28/11/2013)