David Gilmour

on an island
Diciamo subito che “Castellorizon”, il brano d’apertura, vale da solo l’acquisto di questo cd. Lo vale perché l’inconfondibile stile di Gilmour viene fuori con la sua classica naturalezza e ti fa sognare come solo la sua sei corde riesce a fare. Fugato ogni dubbio sul mio pensiero nei confronti di “On An Island”, possiamo dire che alcuni hanno scritto di questo disco usando parole di delusione. Gilmour sarebbe la parodia di se stesso ed avrebbe pubblicato un album che non ricorda neanche lontanamente il suo passato floydiano. Sarà così. Però ascoltare la voce di David Crosby e Graham Nash in “On An Island”, un pezzo che potrebbe benissimo essere un classico di qualsiasi album dei Pink Floyd mi fa star bene. Mi fa pensare a questo signore di sessanta anni, che ha deciso di scrivere il suo terzo album solista in oltre 40 anni di onorata carriera, a differenza di tanti suoi colleghi che hanno fatto di una carriera in solo una ragione di business altamente remunerativa. Ecco infatti scoperto l’arcano di “On An Island”, Gilmour è un signore di sessanta anni che oggi non può pensare e scrivere come quando uscì “The Dark Side Of The Moon”, quindi è inutile e dannoso immaginare di ascoltare, ora, la copia carbone di un disco dei Pink Floyd. “On An Island” non è un disco dei Pink Floyd, anche se la mano del suo chitarrista è riconoscibile in ogni angolo, ma è un disco che vede al suo interno tanti amici, dai già citati Nash e Crosby a Phil Manzanera e Robert Wyatt, tutti personaggi oltre la cinquantina, che mettono a “disposizione” di Gilmour la loro bravura. Ascoltate questi dieci brani con intelligenza, senza fare troppi paragoni con il gruppo madre, scoprirete un disco altamente emozionante. Il muro è crollato e Gilmour, insieme a noi, è in piedi sulle sue rovine.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)