Les negresses vertes

a l'affiche
Fine anni ottanta, primi anni novanta, la musica transalpina ci regala un paio di gruppi che faranno la differenza in un decennio votato al grunge. Si tratta dei Mano Negra e dei Negresses Vertes. La loro patchanka, anche se con le dovute differenze stilistiche, invade in Vecchio Continente. In Italia, cloni più o meno autorizzati, cercano di seguirne l’onda, ma i padroni della ferriera rimangono loro. Dopo sette album i Negresses Vertes possono permettersi di pubblicare un best con 21 brani che danno la possibilità, anche a coloro che hanno mancato l’appuntamento, di colmare questo vuoto. I Negresses sono passati dai successi alla tragicità di una scomparsa (quella del paroliere e cantante Helno), da un hit planetario “Zobi La Mouche” ad una tournée trionfale di 120 date, senza perdere la loro tipica verve, il loro tipico spirito da gitani. Suoni di fisarmoniche si affiancano a voci che raccontano storie di strada, mentre il gruppo ci incanta nei loro abiti gessati. Nei Negresses c’è tutta la multirazziale Parigi, non quella degli scontri di strada, ma quella degli incontri musicali tra etnie diverse, quella che si diverte a mescolare suoni, parole e ritmi, quella entrata in classifica per dimostrare che la tradizione francese poteva anche “sporcarsi” le mani con sonorità lontane dal contesto urbano di Parigi. I Negresses Vertes ci danno con questa raccolta una lezione di musica e spirito, di vita e d'arte. I Negresses Vertes suonano e cantano per divertirsi, lo si capisce al volo e riescono a trasmettere questa loro vitalità in tutti i pezzi di questo cd. Da ascoltare nei momenti bui della vostra esistenza.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)