J.Foxx, The Pipettes, The Horrors

Sono stati talmente tanti i concerti di questo ultimo trimestre (da marzo a maggio) che individuare quali raccontare in questa rubrica è stato arduo. Sul versante “nuovi e di tendenza” ho scelto fra: The Klaxons, The Pipettes, The Horrors, Bloc Party (tutti all’Estragon di Bologna), Ladytron, The Long Blondes e Futureheads (tutti al Covo Club di Bologna); nel settore “vecchi ma con stile” fra The Stranglers (al Velvet di Rimini) e John Foxx (Struttura Polifunzionale Pandurera di Cento, FE). In mezzo tra le due categorie c’è anche Cat Power.

THE PIPETTES
Estragon, Bologna
30 Aprile 2007
The Pipettes: ovvero il trio vocale femminile che tenta di rinverdire i fasti del sound reso grande da Phil Spector e dalle girl-bands degli anni ’50 e ’60, The Supremes sopra tutte. Tentativo fallito, almeno in questo concerto. Rose, Becki e Gwenno sono carine con i capelli cotonati e nei loro vestitini simili rigorosamente a pois, ma le armonie vocali (che dovrebbe essere l’elemento predominante) non sono neanche paragonabili ai nomi ai quali dichiarano di ispirarsi. Le decantate coreografie non sono state certo eccezionali e i movimenti in sincrono che dovrebbero caratterizzare ogni brano sono decisamente poco in sincrono. Il motto della band: "riportare indietro la musica a prima che i Beatles rovinassero tutto" appare alla luce di ciò alquanto presuntuoso. La backing band (che non poteva chiamarsi altrimenti che The Cassettes) è composta da quattro maschietti nelle retrovie che fanno il minimo sindacale e il coinvolgimento del soul che sfocia in un accattivante pop, che dovrebbe essere il cuore della loro musica, non viene fuori. Forse perché fra loro vi è il deus ex machina dell’intera operazione Pipettes: il produttore Monster Bobby, che nel costruire la band ha avuto la lungimiranza e la scaltrezza di mettere tutti gli elementi giusti al posto giusto al momento giusto e l’obiettivo è stato centrato. Le Pipettes (nome che peraltro in terra emiliana si presta a facili giochi di parole…) sono infatti uno dei nomi “trendy” del panorama inglese del momento. Ma è noto che in Inghilterra (pardon, nel Regno Unito) la ricerca della “next big thing” nel settore musicale è costante e non sempre infallibile. Il pubblico, scarso per la verità (non siamo a Londra del resto), esce per lo meno dubbioso e non certo entusiasta, tranne le poche girls arrivate con i loro vestitini a pois, ovviamente. JOHN FOXX
Struttura Polifunzionale Pandurera, Cento (FE)
13 Aprile 2007
Se qualcuno fa riferimento a lui come ex-Ultravox, John Foxx non la prende bene. Ricordatevelo. Li fa, dal vivo, alcuni dei brani che lui ha scritto nei prime tre seminali album della formazione britannica che, con John Foxx alla guida, ha contribuito al passaggio dal punk all’elettronica, ma la sua storia di musicista, dedito alla ricerca e alla sperimentazione, è molto più lunga del breve (ma fondamentale) periodo trascorso negli Ultravox! (che solo con lui hanno avuto il punto esclamativo nel nome). E non bisogna dimenticare che il suo esordio solista “Metamatic” può certamente vantare il titolo di “album storico”: realizzato quasi completamente in digitale nel 1980. Umanamente invecchiato, ma piuttosto bene, sale sul palco dell’auditorium di Cento insieme ad un accompagnatore (che per aspetto, movenze ed età deve essere stato un suo fan accanito negli anni d’oro). Due postazioni: un computer (per John) e una tastiera midi collegata a dei sintetizzatori. Due microfoni. La resa è perfetta. Quando inizia a cantare un brivido percorre la platea (ovviamente composta da spettatori dall’età media piuttosto elevata). La particolarissima voce, calda e metallica allo stesso tempo (ovvero tra Hiroshima Mon Amour e Metal Beat, entrambe accolte da ovazioni) è rimasta immutata. I brani storici e quelli più recenti si susseguono nella scaletta senza soluzione di continuità. Un racconto univoco. Elettronica con il cuore pulsante. Ritrovarlo alla “festa anni ‘80” organizzata per l’occasione in un locale della zona è una sorpresa. Chissà cosa deve avere pensato del luogo dove si trovava: in mezzo al nulla tra Bologna, Modena e Ferrara… lui che ha vissuto fra Londra e Detroit. THE HORRORS
Estragon, Bologna
2 maggio 2007
Se tutte le nuove band elencate in apertura si possono definire certamente “giovani”, The Horrors appaiono ancora più giovani della loro tenera età (20 anni). I timori dell’ennesima delusione di fronte alla novità a tutti i costi vengono fugati sin dalle prime note. Si parla di garage, suonato con l’attitudine aggressiva del punk-rock e l’approccio stilistico del dark, quando il nero era il colore imperante così come lo è per l’immagine degli Horrors, il tutto con un tocco “dandy” da non sottovalutare. Il concerto inizia con una scala al centro del palco (presa dal backstage dell’Estragon) con il cantante che la usa da trespolo, trampolino e podio. Il tastierista ha una specie di mantello naturalmente nero che farebbe invidia al Corvo, lo sguardo più cupo e allo stesso tempo inespressivo che si possa immaginare; una giacca chiara (!) viene immediatamente abbandonata dal cantante per rimanere in total black (per i capelli, vista l’origine geografica della band è quasi certo un uso massiccio di tinture). A metà concerto il chitarrista e il cantante (vero istrione) scappano verso il lato opposto del locale e raccattano un tavolino e due sedie da portare sul palco, ma a sedere rimangano poco. Un’esibizione molto fisica, come tutte quelle degli Horrors, che negli Stati Uniti sono stati cacciati da un locale dopo che il cantante si è arrampicato su una balconata e ha gettato a terra, distruggendolo, un busto di Elvis! Il pubblico (anche in questo caso scarso) è soddisfatto, alcuni però sono esterrefatti: un’esibizione anomala e in Italia siamo piuttosto abitudinari (non è un complimento). Che piacciano o no, l’impressione è quella di una vera giovane band che suona per piacere, sia con istinto che con consapevolezza. Che poi abbiano un occhio di riguardo per le spietate – per antonomasia – regole di mercato non è un peccato mortale.


(Pubblicato il: 28/11/2013)