Soundtrack - giugno 2008

MAGNOLIA
AIMEE MANN
Warner Bros 1999

Molto bellina questa ormai non più ragazzina (anzi: neppure ragazzona) della Virginia. Americana succube della musica inglese, prima di riuscire come solista transiterà in un paio di band ultradimenticate degli anni 80: Young Snakes e Til Tuesday: band new wave con qualche singolo ruspante. Spicca il volo come solista nel ’93, ci riprova nel ’95 con I’m With a Stupid, ma sembra avere una paresi artistica fino a quando Paul Thomas Anderson non la chiamerà per comporre la colonna sonora di Magnolia (grazie anche all’amicizia che lega il regista al marito di lei: Sean Penn ex chitarrista dei Til Tuesday). La sua indole pop maturata negli anni ’80, la sua voce sempre accogliente, la scelta dell’impronta acustica e l’influenza lievemente onirica dovuta alla produzione di Jon Brion (ricordate il compositore di The Eternal Sunshine of the Spotless Mind?) rendono questo album un bel lavoro, di facile ascolto (in senso ultra-positivo) altalenante tra una calma chiusura meditativa ed una liberatoria pop-melodica da farfalle, colline e profumo di balsamo per capelli. Sono 8 le tracce che vedono sia la composizione che l’interpretazione di Aimee, ma si parte con una splendida “remake” di “One” di Henry Nilsson (colui che ha scritto “Everybody’s Talking” giusto per intenderci). Da sottolineare tracce come “Deathly” ed una Fiona Applesca “Driving Sideways” non a caso co- scritta assieme a Micheal Lockwood (frequente collaboratore della Fiona). Anche se ritengo siano due le tracce di maggior spicco di tutto l’album: “Wise Up”: due accordi, un capolavoro, e la candidata all’Oscar come migliore canzone “Save Me” (sorpassata dalla tarzanesca “You’ll Be In My Heart” di Phil Collins). Un album che non si può considerare tra i tipici di Aimee, ma il carisma di questi pezzi legati ad un film come Magnolia rendono ogni cantato importante tanto quanto uno score (in questo caso scritto da Brion), ossia quanto una musica sottomessa alle immagini per dare loro un’impronta più risoluta. Ottimo regalo romantico. BULLIT
LALO SCHIFRIN
Aleph 2000

La colonna sonora non era mai uscita.. Lalo ha dovuto ri-registrare tutti i pezzi per la Aleph 32 anni dopo l’uscita del film. Finalmente è acquistabile il capolavoro che è stato il punto di riferimento per ogni colonna sonora poliziesca rispettabile dal 1968 ad oggi (ad esempio la prima traccia è stata usata di recente per uno dei trailer di Grand Theft Auto IV). Ma ve la immaginate la musica del compositore di temi come “Mission Impossible”, “Starsky & Hutch” in un film con Steve McQueen, una Ford Mustang del ‘68 e il più famoso inseguimento d’auto nella storia del cinema? Nativo di Buenos Aires studierà al conservatorio di Parigi diventando pianista jazz professionista, tornerà in Argentina a metà degli anni ’50 dove verrà notato da padre del Be-Bop Dizzy Gillespie che se lo porterà negli States per arrangiare alcuni pezzi delle sua orchestra. Da qui partirà una brillante carriera che in poco tempo lo porterà dai jingle per il Bob Hope Show (1966: date un ascolto alla traccia 15 “Music to interrogate By”) ai soundtrack per film visionari come THX1138 (Lucas 1971). Se questa versione è un cincinino differente da quella originale del film, non perde una virgola del suo groove costruito su tensioni orchestrali e bassi palpitanti, una sorta di classical-jazz-funk- fusion per intenderci….. Insomma lo stesso anno pubblica per la stessa etichetta “Jazz meets the Symphony No 5” magari è un esempio più chiaro di come Lalo sappia conciliare bene le sue passioni di compositore-pianista-conduttore. Tutto l’album da sfogo ai futuri “standard” polizieschi dal maglione a collo alto e baffoni: “Ice Pick Mike”, “Shifting Gears”, “Bullitt”, e le parti romantiche da divano a pelo rosa non sono da meno: “The Aftermath of Love”, “The first Snowfall”. Un capolavoro per gli amanti del genere, vietato dall’Associazione Automobilisti del Mondo causa numerosi danni per l’ascolto in veicolo. Da avere. PASSION: Music For The Last Temptation Of Christ
PETER GABRIEL
Geffen Records 1989

Rieditato da poco in versione completa questo capolavoro di Peter Gabriel in cui da sfogo a tutte le sue manie extra-occidentali, ovvero a quel costante lavoro di ricerca del suono in luoghi culturalmente e acusticamente lontani dal nostro. In questo caso si concentrerà tra Nord Africa e Medio Oriente (e non poteva fare diversamente..) coinvolgendo artisti come Youssu N’Dour e Shankaar e grazie all’apparato organizzativo del Womad Festival di cui Gabriel è padrino (festival di world music che in Italia si svolge a Taormina). E’ il suo secondo lavoro nel campo delle colonne sonore, ambiente in cui per me trova libero sfogo e totale sottomissione alla propria ricerca, riuscendo ad evocare in maniera immediata ogni situazione filmica. Insomma Scorsese non poteva trovare di meglio: tutte le tracce trasudano di lavoro approfondito, anche se due in particolare sono le più vicine all’ottica musicale a cui Gabriel si è avvicinato: “Open” e “Stigmata” costruite ambe due sull’improvvisazione. Del double violin da una parte e del kementcè (una sorta di microviolino turco) dall’altra. Un ottimo lavoro (e non poteva essere diversamente)


(Pubblicato il: 28/11/2013)