Bruce Springsteen

CBS - 1975

Metà anni settanta, New York. Uno dei figli adottati dalla Grande Mela sta per pubblicare il disco della svolta artistica. Il figlio si chiama Bruce Springsteen ed il disco si intitola “Born To Run”. E’ il terzo album di Bruce ed ormai i più attenti ascoltatori hanno capito che Springsteen è pronto per dare alle stampe un grande disco. Sul versante iconografico le precedenti copertine non sono proprio epocali, per “Born To Run”, invece, occorre un tocco da Maestro. Però a volte le cose succedono senza particolari congiunzioni astrali, ma semplicemente perché era destino. Eric Meola, un fotografo newyorchese, si sta recando al concerto che Bruce tiene al Central Park. Durante il tragitto che lo separa dal live comincia a piovere, Eric inizia a correre ed arriva tutto trafelato davanti al Plaza Hotel, dove vede Bruce Springsteen appoggiato ad un muro. Cominciano a parlare ed Eric non accenna minimamente alla sua professione. Meola è un volto conosciuto, si può dire che sia un fan, infatti quando i suoi impegni di lavoro glielo permettono si reca a tutti i concerti di Bruce ed è diventato un amico di Clarence Clemons (il sassofonista della E Street Band). Questa amicizia ed il suo lavoro lo conducono fino al manager di Springsteen, Mike Appel, che lo chiama perché occorre uno scatto per la copertina del nuovo album. Meola, ha 29 anni e tre anni prima, ad Haiti, ha fotografato il “Coca Kid”, uno scatto che ha fatto il giro del mondo. Le sue foto sono state utilizzate per le copertine di importanti magazine come Life, Travel & Leisure, Esquire, Time e Newsweekly. Il manager consegna a Meola una musicassetta con “Born to run” e “Thunder Road”. Il fotografo ricorda che rimase estremamente colpito dal suono di questi due brani e pensò ad una svolta epocale per Springsteen. “C’era una forza che non avevo mai sentito nei precedenti lavori di Bruce. Era un passo in avanti notevole. Bruce non era sceso a compromessi, anzi. Il disco aveva le carte in regola per diventare una pietra miliare del rock, non elemosinava attenzione, perché era potente”, dice oggi Meola. Bruce fece sapere al fotografo che non aveva intenzione di essere fotografato insieme alla band, ma al solo Clemons. Questa scelta, fece optare Meola per una sessione fotografica in bianco e nero e per uno sfondo bianco. “Volevo dare risalto all’aspetto rock di Springsteen e agli strumenti di Bruce e Clarence”, dichiara Eric, aggiungendo “Per Bruce l’importante era dare un messaggio di armonia razziale, come importante era il giubbotto di pelle, sinonimo di rock’n’roll e la spilla di Elvis Presley che ad un attenta visione della foto compare sulla tracolla della chitarra”.

La sessione fotografica durò tre ore e Meola scattò qualcosa come 900 foto. Bruce non fu subito a suo agio davanti alla macchina fotografica e ci volle un po’ perché cominciasse a fidarsi di Eric, che tra l’altro citò a memoria molti passaggi della canzoni di Bruce, per far capire al cantante che la sua musica era una colonna sonora portante negli ascolti del fotografo. Appena Bruce superò questo impasse le improvvisazioni dei due musicisti diedero i frutti sperati e Meola poté scattare una enorme serie di foto memorabili. “Nel set fotografico c’era una energia impressionante. Bruce e Clarence si immaginarono di essere su un palco durante un concerto. Tutta la loro forza ed il oro affiatamento ha avvolto le mie foto”, dice Meola. Alcuni giorni dopo il fotografo incontrò per caso, in un ascensore di un hotel, il cantante. Meola aveva con sé una ventina di foto stampate in grande formato e le fece vedere a Bruce che rimase decisamente colpito alla vista di quegli scatti. Anche alla CBS (la casa discografica di Bruce) appena videro le foto decisero che erano perfette per la copertina del disco. Il fotografo diede nelle mani di John Berg, il grafico della CBS, lo scatto scelto e John decise subito che la copertina doveva essere apribile. Clemons si sarebbe visto nel momento in cui si apriva la copertina nella sua totalità. Andy Engel (un altro creativo della CBS) scelse il carattere tipografico per il nome di Bruce ed il titolo dell’album. Un carattere sottile come un capello e tanto semplice come solo il rock’n’roll può essere. La copertina era pronta. Meola ricorda ancora oggi con un luccichio negli occhi quel lavoro, che tanta fama ha portato anche a lui e alla sua professione. “Ho realizzato tante copertine negli anni successivi, ma ho dovuto sempre lottare con le case discografiche, i manager o le fidanzate dei cantanti, senza più stringere un rapporto serio con l’artista che dovevo immortalare”, dice uno sconsolato Meola, “ecco perché “Born To Run” è rimasto nel mio cuore”. A trent’anni dalla sua uscita, la Insight Editions ha pubblicato un libro fotografico, intitolato “Born To Run: The Unseen Photos”, con una serie di scatti mai pubblicati di quelle memorabili tre ore di set. Infine una curiosità. La foto che campeggia sulla copertina del best pubblicato nel 1995 (“Greatest Hits”) è uno scatto di Meola datato 1975. Immaginate voi in quale occasione è stato fatto. La storia è tornata sui suoi passi. Non mi dilungo sul fatto che Bruce quando vide la campagna pubblicitaria del disco rimase decisamente contrariato e cominciò ad odiare questa copertina, tanto che dal successivo disco decise di prendere in prima persona ogni decisione riguardante la promozione dei suoi dischi. Non mi dilungo su queste quisquilie, perchè “Born To Run” è la perfetta copertina per un disco perfetto. “Ho visto il futuro del rock’n’roll e il suo nome è Bruce Springsteen” John Landau, 1974.


(Pubblicato il: 28/11/2013)