Sonda - Recensioni 12

Sonda è un progetto del Centro Musica, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, nato per sostenere la creatività in ambito musicale. Sonda si propone di indicare la strada al talento a tutti gli artisti della Regione Emilia-Romagna che decideranno di sottoporre la propria arte ad un manipolo di consulenti-musicisti, produttori discografici, manager, editori musicali – otto “saggi” che cercheranno di affinare il profilo artistico di ciascun iscritto, in modo da rendere più appetibile la loro proposta musicale per il mercato discografico. Tutto il materiale inviato o consegnato al Centro Musica (non ci sarà una limitazione di tempo perché Sonda rimarrà operativo come progetto sperimentale fino a metà del 2006), verrà ascoltato ed assegnato ad un valutatore, che dovrà realizzare un report da consegnare all’artista. A questo punto l’artista dovrà cercare di seguire i suggerimenti del tutor ed arrivare, anche dopo alcuni report, ad un prodotto musicale, pronto per essere divulgato. Proseguiamo, su questo numero di Musicplus.it, le recensioni di alcuni degli artisti iscritti.

EUCALIPTO
Gli Eucalipto sono una band nata da precedenti esperienze artistiche, che dal 2006 cerca di farsi spazio nel mondo a sette note. Per il progetto Sonda i due brani iscritti si intitolano “Il Mio Piccolo Puzzle” e “Incubo”. Gli Eucalipto fanno del pop rock in italiano. E questo gioca a loro favore se l’intenzione primaria è quella di sfondare nell’universo fatto di canzoni. Ma andiamo con ordine. “Il Mio Piccolo Puzzle” crea una buona atmosfera, l’ascolto del pezzo è lineare e gli Eucalipto ci conducono per mano verso il finale esplosivo del brano che però, non c’è. Quando il cantante è lì lì per farci cantare insieme a lui a squarciagola, il pezzo termina con una chitarra acustica. Buff! Fine dei giochi. Con “Incubo” il “fattore Renga” viene maggiormente a galla, un'originalità più marcata nel cantato può solo far bene alla band e al cantante stesso. Il brano comunque fila via bello deciso e gli Eucalipto mettono a segno un pezzo che deve solo essere “aggiustato” un poco in fase di produzione, ma che possiede già i requisiti necessari per rimanere nelle orecchie. Bravi, continuate a migliorare e farete strada. Gli Eucalipto sono stati attribuiti a Marco Bertoni.

VICOLO DAVI’
Attivi da qualche anno, i Vicolo Davì sono un sestetto che si è tolto qualche soddisfazione partecipando e vincendo alcuni concorsi sparsi per l’Italia. Il loro sound è riconducibile al rock cantato in italiano, ormai sdoganato da tantissime produzioni che dalla metà degli anni ottanta ad oggi hanno visto la luce in un sempre più affollato mercato discografico. Ed è proprio questo affollamento, che può mettere in crisi le proposte non abbastanza originali da poter superare l’ascolto disattento di tanti appassionati. All’attenzione di Sonda sono arrivati due brani: “Adesso” e “L’Amore Non Mi Paga”. Il primo pezzo, che all’inizio sembra cantato da Eugenio Finardi, è un energico rock dalle buone intuizioni, con la voce di Nalv che cavalca con maestria la “furiosa” musica dei suoi compagni d’avventura. Nel secondo brano i Vicolo Davì non si discostano più di tanto dalle trame sonore a loro congeniali, un tirato rock che però, come nel precedente pezzo, si fatica a “memorizzare”. Manca quel pizzico di originalità e furbizia che trasforma un buon brano, da un brano che lascia il segno. Appena i Vicolo Davì troveranno questa combinazione saranno pronti per dimostrare al mondo la loro bravura, che comunque già si trova in questi brani. I Vicolo Davì sono stati attribuiti a Roberto Trinci. HOLYWATER
Nati nel 2007 dall’incontro di quattro italiani con il cantante newyorchese Raymond Fiore, gli Holywater sono riusciti a coniugare le radici tipicamente nostrane con la matrice rock, di stampo americano, che Raymond ha portato in dote. Nei due pezzi iscritti a Sonda: “Want Somethin’” e “Breaking Apart” questo mix è ben visibile. “Want Somethin’” è un rock blues con la voce di Fiore che ricorda il Terence Trent D’Arby più ispirato e gli strumenti che fraseggiano in maniera perfetta tra gli assoli di Davide Amadesi ed il basso di Leo Pavani. Con “Breaking Apart” si finisce invece tra le braccia di una ballad che potrebbe essere stata scritta dagli America. Anche qui la voce di Fiore, calda e profonda, si insinua alla perfezione tra le battute di batteria di Alessio Esposito e nelle note di chitarra di Francesco Piccaglia. Bella l’atmosfera sognante che gli Holywater riescono ad imporre alla canzone ed al relativo ascolto. Il gruppo ha tutte le carte in regola per farsi notare, il cantato in inglese suggerisce che la band deve migrare al di fuori dell’Italia. Infatti dalle nostre parti il rock, perlomeno quello che cerca il consenso di grandi messe, è sinonimo di liriche in italiano. Gli Holywater sono stati attribuiti a Luca Fantacone.

PERFECT REVENGE
Amici di vecchia data, i Perfect Revenge si sono ritrovati insieme nello stesso gruppo dal 2008. Un primo demo con due pezzi è stato inviato a major ed etichette indipendenti. Il demo è giunto anche al progetto Sonda che lo ha sottoposto all’ascolto di uno dei suoi valutatori. I Perfect Revenge sono una band di Nu metal melodico, che nel sound di Staind, Creed, Linkin’ Park o Lost Prophets cerca di muoversi con caparbietà. “The Letter” è una ballata con la voce a cercare di enfatizzare i passaggi salienti del brano in modo forse troppo eccessivo, mentre la band ci da dentro nel portare la canzone verso una vetta di catarsi esplosiva. Con “Gentle” il suono si surriscalda ancora di più ed i Perfect Revenge sembrano decisamente più a loro agio. La linea melodica rimane l’asse portante anche in questo energico pezzo. La voce ben si amalgama alla trama sonora ed il piede, durante l’ascolto, tiene il tempo. Buon segno. I Perfect Revenge saranno consapevoli che il genere da loro proposto è di difficile collocazione nella penisola italiota. Ma forse l’importante è divertirsi e fare musica. Per il resto sono forse da asciugare un poco certi arrangiamenti e spingere di più su sonorità “dure”. I Perfect Revenge sono stati attribuiti a Daniele Rumori.

THE UNRIPES
Gli Unripes sono una band di rock stradaiolo. Lo si capisce appena parte la prima nota di “I Want A Label”, uno dei due brani iscritti a Sonda. Lo si capisce vedendo il look dei quattro giovini che richiama i Guns, quelli del primo periodo, ma anche i Cinderella o i L.A. Guns. Lo si capisce dal “casino” che fanno. Gli Unripes di “I Want A Label” non scherzano affatto, energia e potenza a mille. L’unica cosa è quella di pulire un poco i suoni per renderli ancora più incisivi e cattivi. Meno “sporcizia” sonora e la vostra canzone salirà la classifica di preferenza di tanti devoti al verbo rock. Con “My Muse Is Called Rock’n’Roll” i Guns sono dietro l’angolo che guardano compiaciuti. Sembra di essere tornati tra la fine degli eighties e gli anni novanta, cori a profusione, chitarre assassine e drumming al fulmicotone. Come per il precedente pezzo una maggiore “pulizia” potrebbe aiutare a far detonare la canzone. Gli Unripes comunque dimostrano che sanno quello che vogliono. Non importa se questo significa essere dei rocker anche nella vita di tutti i giorni e non solo sul palco. Rock’n’roll allo stato brado. Ottimi per una festa con un elevato tasso alcolico. Gli Unripes sono stati attribuiti a Marco Bertoni


(Pubblicato il: 28/11/2013)