Buzz Aldrin

Non bisogna essere cultori di astrofisica per conoscere il nome di Buzz Aldrin, pilota dell'Apollo 11 e secondo uomo a posare i piedi sul suono lunare dopo il comandante Neil Armstrong. A questo immaginario fra sci-fi, vintage e fantasticherie futuristiche si rifà il trio bolognese che proprio da Aldrin ha preso in prestito il nome, presentandosi al pubblico come un novello equipaggio in missione; sul loro myspace Nico (batteria, voce, tastiere e rumori), Gelo (chitarra, voce, elettronica) e Giallo (voce, basso e synth) si presentano infatti come astronauti, impegnati nel difficoltoso compito di esplorare nuovi pianeti dell'universo indie.
Non che si sappia - volutamente - molto sui Buzz Aldrin, parchi di notize biografiche. Avvalendosi del prezioso management dell'amico Jonathan Clancy (Settlefish, A Classic Education) nel volgere del 2009 i tre finiscono però sulle bocche di tutti, nonchè su palchi importanti come quello del White Heat di Londra, il tutto con in curriculum appena un qualche demo e una sola release ufficiale in edizione "spocchiosamente" limitatissima di sole 100 copie, ossia una cassetta omonima con cinque brani (più la cover di “You and I” dei Silver Apples) che esce nell'ottobre 2009 per la Super Furry Hole, etichetta che si muove fra Emilia e Lombardia con un catalogo per collezionisti che annovera cd 3" (per capirci, quelli minuscoli che ricordano i vecchi floppy disk).

C'è da dire che il lavoro, seppur registrato nel salone di casa dagli stessi Buzz Aldrin, convince appieno, fin dai surreali nomi delle tracce (“Giant Rabbits Are Looking At The Sun”, “Small Badtalk With Koala Friends”). 18 minuti che rimescolano Wire, Liars ed El Guapo, a suon di chitarre affilate, basso rigonfio, batteria che viaggia come un treno e voce indolente e sovente campionata.
C'è chi nei paragoni ha scomodato addirittura i Velvet Underground e i Suicide, altri hanno riesumato i This Heat e i Cabaret Voltaire per cercare di inquadrare questo crocevia di suoni tribali, noise, garage rock ed elettronica accostati con una naturalezza che sorprende.
A impreziosire il tutto la cura della confezione, con le illustrazioni di Miss Cassady e minuziosamente realizzata a mano. L'indie rock riscopre l'artigianato insomma, e i numerosi e importanti festival estivi che hanno voluto i Buzz Aldrin nel loro cast provano che questa è forse la strada giusta da seguire.


www.myspace.com/buzzaldringroup

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(Pubblicato il: 28/11/2013)