Mariposa

Mariposa
Gli apolidi Mariposa tornano dalle parti dei negozi di dischi con un nuovo album a distanza di quattro anni dal precedente. Un lasso di tempo che ucciderebbe anche gli U2, invece nel panorama underground italiano, band come i Mariposa possono permettersi di prendersi una pausa più o meno lunga e tornare “belli come il sole” con una manciata di canzoni, pronti a suonare in giro per la penisola. Già perché i Mariposa sono, da sempre, una combriccola di pazzi musicisti che si diverte un mondo a tagliuzzare, incollare, mescolare tutto e tutti. Ascoltare un loro disco (questo più di altri) è come gettarsi tra le braccia di trent’anni di musica nazionale o internazionale che sia. Echi di Lucio Dalla (“Sudoku”) vanno a braccetto con gli XTC (“Specchio”) in una girandola di richiami così centrifugati da diventare una crema da spalmare su titoli, copertina, arrangiamenti e liriche. Una piccola o grande astronave (decidete voi) pronta per conquistare nuovi pianeti ed instaurare la Repubblica della buona musica. I Mariposa con questo omonimo album strizzano l’occhio al pop in maniera più marcata rispetto al passato, anche se è l’ascolto ripetuto che permette di poter apprezzare appieno il loro lavoro. Ad ogni ascolto un nuovo mistero si rivela alle nostre orecchie, orecchie che si erano fermate alle melodie beatlesiane che avvolgono le canzoni. I Mariposa sono dei furbetti, che sanno benissimo di saper suonare e si divertono a spiazzarti ad ogni nota. Pop d’autore. Cantautorismo da gruppo. Avantgarde da circolo sociale. World music senza etno. Quattro anni avrebbero ucciso anche gli U2, invece i Mariposa ne escono vincitori. Segno evidente che i bei dischi rimangono.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)