Templebeat

The grey space
Apro una busta, dentro ci trovo un cd con un nome familiare. Mi precipito come un invasato ad aprire la custodia. Scorro i titoli in scaletta, i ricordi di lontani ascolti mi tornano alla mente come se avessi appena finito di sentire una musicassetta intitolata “Interzone” (una musicassetta, vi rendete conto). Continuo a leggere come ipnotizzato gli altri titoli, due brani arrivano dalla compilation “Treviso Underground” del 1990, uno da “V.I.T.R.I.O.L. 3” del 1994. Ora non mi resta che far girare il cd ed alzare il volume. La musica esce dalle casse con violenza, l’elettronica industrial si fa largo tra le particelle di aria, come a voler creare una super-strada che possa giungere alle mie orecchie senza ostacoli o impedimenti di varia natura. Echi di Clock DVA, Pankow, Nitzer Ebb, Cabaret Voltaire, SPK, Skinny Puppy, Laibach, Nine Inch Nails, Ministry, D.A.F. sono dietro l’angolo, mi sento a casa. I ricordi tornano prepotenti, come quando vidi i cd di questo gruppo italiano in bella mostra da HMV a Londra, o di quando un loro video veniva programmato da MTV in alta rotazione insieme ai nomi internazionali. Anni luce fa. Oggi riascoltando queste undici tracce nel loro splendore digitale, rimango stupito di come una band di questa caratura non sia diventata un nome di grande successo, ma abbia solo sfiorato quella fama che meritava. In chiusura una cover di “Der Mussolini” che spacca. Mi rendo conto che non ho ancora citato il nome di questa band, perché inconsciamente non posso concepire che qualcuno non possa conoscerla. Per coloro che ignorano, si chiamano Templebeat. Cercateli ed amateli.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)