SPLATTERPINK

#3
Il piattume è imperante. La musica sta vivendo un periodo non troppo prolifico. Nel rock non ci sono grandi stimoli. I Limp Bizkit hanno scoperto l'acqua calda, Marylin Manson è diventato il fumetto di sé stesso, solo per citare due nomi riveriti ed osannati. Poi ti capita di mettere nel lettore cd, con la solita sconsolazione che ti accompagna, il nuovo compact degli Splatterpink e la giornata prende una piega insospettabile. Ci si scopre febbricitanti, ci si sente in preda a strane convulsioni, si vorrebbe scappare ma tutto è inutile, gli Splatterpink non mollano la presa. Per chi ha orecchie abituate a tempi strambi, per chi gode nell'ascoltare piccoli macigni che cadono sulla testa, per chi si è stancato del rock post moderno-filo-imperialista con tendenze omofobiche, gli Splatterpink sono la risposta. La risposta che giunta al terzo album vuole, anzi pretende, quell'attenzione che solitamente viene tributata a personaggi fugaci, a macchiette create ad arte dal music business. Guardate negli occhi Diego D'Agata e ditemi se non crede in quello che suona. Ascoltate in cuffia questo disco e ditemi se non vi sembra di essere entrati nel girone infernale degli sperimentatori diabolici. Un disco difficile, un disco per pochi. Ma difficile è anche ascoltare il nuovo dei Five, non credete?

Formato: CD


(Pubblicato il: 28/11/2013)