Dj Style: laboratorio in progress sulla club culture

Si è conclusa la parte teorica del corso di formazione. Da maggio gli stage in azienda e a ottobre il project work

‘Musica per non musicisti’, avrebbe detto Brian Eno, il teorico della suono che diventa tappezzeria. Ovvero come teorizzare un approccio ‘pop’ al fare musica, alla creazione come risultato di una continua manipolazione, rilettura, assemblaggio.
Partire da oggetto di consumo, da un frammento sonoro, da una impercettibile citazione, da un fraseggio carpito al jazz ‘libero’ degli anni ‘60, per andare alla ricerca del ‘beat’ perfetto’, del ritmo che unisce la glacialità futuribile della tecnologia con i sentimenti, la passione con la sperimentazione.
Tutto questo é stato ‘DJ Style’, un laboratorio ‘in progress’, un corso, unico in Europa, per elevare a dignità ‘artistica’, il fruscio delle puntine che scorrono veloci sui giradischi, che solcano il vinile, generando una musica che é, innanzitutto, ‘flusso di coscienza’, viaggio al centro delle emozioni.
Un itinerario pensato insieme a 18 ragazzi che, da ottobre a marzo, si sono inoltrati, con convinzione ed entusiasmo sempre maggiore, nel ‘paradiso dei giradischi’, un territorio dell’immaginario dove la musica é, finalmente, stile di vita, racconto in presa diretta della quotidianità.
Un percorso formativo di altissimo livello tecnico, grazie alle meditate conversazioni con i protagonisti assoluti di questa vertiginosa rivoluzione (sonora, del costume), che ha sostituito, all’interno degli scenari e dei desideri giovanili , la figura della popstar con quella, più condivisibile, del dj, eroe perfetto per mettere in scena la vita di ogni giorno.

DJ Style ha riservato molte sorprese.
Innanzitutto l’”entusiasmo” con il quale i più virtuosi dj italiani hanno accettato di incontrare gli allievi e di condividre con loro (mai successo prima!) l’evoluzione del più ambito oggetto del desiderio, il giradischi, il cuore pulsante di quella che i sociologi inglesi definiscono ‘Club Culture’, ovvero l’irresistibile ascesa della pista da ballo come luogo di scambio, di trasmissione di informazione, come spazio della socializzazione, il posto, per dirla con il rapper newyorchese KRSOne che unisce, finalmente l’ ‘educazione e l’Intrattenimento’.
Da Ricky Montanari a Boosta, da Giuliano Veronese a Claudio Coccoluto, con una lezione sul ruolo del dj come agitatore, attento al consumo ma in grado di ostentare un ‘etica ‘indipendente ’ che non fa più parte del pop system.
Ma il corso ha offerto anche preziose (uniche?) occasioni per approfondire le strutture organizzative che consentono l'accesso autentico al mercato: diritto d'autore, Enpals, sino alla definizione delle funzioni di un ufficio stampa, di un management, di una direzione artistica.
Stupiva vedere 18 ragazzi che sognano i club affollati e dischi che si incastrano alla perfezione, ascoltare con attenzione analisti dell’industria discografica che parlavano di vendite, cifre, percentuali, incidenza della programmazione radiofonica sui gusti degli acquirenti. Oppure chiedere approfondimenti ai teorici delle sponsorizzazioni, quelli che gestiscono il rapporto, complesso, in espansione tra le grandi aziende (specie quelle della moda), ed i festival dance, tra i marchi ed i club.
Un esperimento che, adesso, continua, in attesa di un evento in autunno, con il lavoro di gruppo, l’allestimento di un lungo dj set, un viaggio attraverso gli stili, al di là delle barriere dei generi, seguiti, guidati, incoraggiati dai tre Pasta Boys, Dino, Uovo e Rame, che condurranno gli allievi verso il loro cp, concreto obiettivo. Essere in grado di sedurre qualsiasi pista da ballo.


(Pubblicato il: 28/11/2013)