Talking Heads - Remain in light

(1980) Sire Records

Per questo appuntamento con la copertina ho pensato di parlarvi di un disco pubblicato nel 1980 (ovvero 27 anni fa), informazione che potrebbe sembrare superflua, ma che invece è il cuore di questa “sleeve”, non bellissima da guardare, ma epocale per altre ragioni. “Remain In Light” era infatti il quarto album delle Teste Parlanti ed arrivava dopo due copertine minimali ed una sulla quale campeggiava una foto della band tagliuzzata in tanti quadretti. La musica rimaneva una sorta di rock d’avanguardia con scosse elettriche che rimbalzavano da un solco all’altro (c’erano ancora i vinili, ricordate?), un funky bianco coccolato tra noise e spine pungenti. “La copertina”, dicono oggi i Talking, “doveva essere la perfetta emanazione di questo sound, un collage di foto che nascondesse i ritmi sincopatici degli otto brani dell’album”. David Byrne (voce del gruppo), afferma che all’epoca dell’uscita di “Remain In Light”, non credeva che le foto utilizzate dei singoli componenti della band rappresentassero appieno la musica del gruppo, ma col passare del tempo ha cambiato idea sulla copertina. “Sembrano maschere africane disegnate da qualche bambino al computer. Una specie di techno-maschere che “nascondono” alla perfezione la musica del disco. Ci ho messo 15 anni per arrivare a questa conclusione, ma ora penso che sia la giusta interpretazione di questa copertina”, dice Byrne con soddisfazione. Non a caso il quarto lp dei Talking Heads portava l’ensemble dal sound nervoso, tra le braccia dei ritmi africani, aggiungendo un nuovo tassello alla new wave di stampo americano di cui i Talking erano i paladini. Un incontro/scontro tra l’opulento occidente e il continente nero, già saccheggiato e depredato in altre occasioni dal mondo a sette note. La realizzazione della copertina vide coinvolti in prima persona Tina Weymouth e Chris Frantz, rispettivamente bassista e batterista del gruppo, nonché moglie e marito. Tina conosceva alcuni ricercatori del MIT a Boston, ricercatori che stavano sperimentando la computer grafica allora ancora agli albori. Stiamo parlando di 27 anni fa, rammentate? La novità colpì la fertile mente dei Talking Heads, che si interessarono a questa nuova forma d’arte visiva. Sembrava impossibile che qualcuno potesse prendere una foto e riuscisse a “metterla” sullo schermo di un computer. Era una cosa impensabile, impossibile, straordinaria. Un evento di portata storica che avrebbe cambiato la nostra società. Tina e Chris si recarono quindi a Boston e tornarono a New York con le foto su un floppy disk. Da non credere. I Talking Heads iniziarono subito a discutere di quali immagini sarebbero finite in copertina. La band affidò a Tibor Kalman la “manipolazione” dei file. Tibor dopo diverse prove arrivò a disegnare queste maschere tribali sui volti dei Talking Heads. Il gruppo rimase esterrefatto, Kalman aveva colto nel segno. Per il retro copertina la band “pretese” un’altra foto manipolata al computer. L’immagine scelta fu vista da Tina e Chris al MIT come esempio di manipolazione al pc e rappresenta uno stormo di caccia statunitensi in volo, per la precisione degli Grumman TB-3 Avenger. La foto fu scelta perché cinque di questi aeroplani scomparirono improvvisamente nel 1945 mentre sorvolavano il Triangolo delle Bermuda ed anche i Talking Heads volevano dare risalto al fatto che la musica del gruppo poteva scomparire da un momento all’altro.

“Forse la scelta della foto sul retro copertina è stata dettata dal fatto che Tina e Chris hanno visto questa manipolazione al computer presso il MIT e sono rimasti sconvolti. Ma pensandoci adesso credo che sia un'ottima immagine. Una storia spettrale ed enigmatica che poteva raccontare molto bene il sound dell’album”, dice Byrne a proposito degli Avengers, aggiungendo, “in quel momento regnava una confusione totale, una confusione gioiosa e la copertina era piena di questa confusione. Sicuramente con “Remain In Light” ci staccammo, graficamente parlando, ma anche musicalmente, dai precedenti dischi. Mi stavo realmente divertendo nello scrivere “Remain In Light” e credo che questo divertimento in musica riesca a trasparire anche dalle foto in copertina”. Sul fronte fu quindi aggiunto il nome del gruppo, che doveva campeggiare ad un primo sguardo, considerando che le facce dei Talking erano praticamente irriconoscibili. Un vezzo grafico fu aggiunto al nome, le due “A” furono capovolte, ennesimo segnale che la musica contenuta nel disco era tutto ed il contrario di tutto. Infine, nella parte inferiore, fu aggiunto il titolo dell’ellepi, in modo delicato, quasi una sorta di piccola intrusione che non doveva infastidire il resto della copertina. Quando il disco uscì il mondo musicale rimase colpito, ovviamente per la musica, ma anche per la copertina con queste “strane” foto trattate al computer, trattamento che oggi sarebbe in grado di fare un bambino di quattro anni con in mano un mouse ed uno schermo LCD da 21 pollici, ma stiamo parlando di 27 anni fa, rammentate? In chiusura due note biografiche su Tibor Kalbam, prematuramente scomparso nel 1999. Tibor ha vissuto una vita molto pericolosa ed intrigante. Nato in Ungheria si trasferì nel 1956 con la sua famiglia negli Stati Uniti, intervistò Timothy Lear per la rivista del Liceo e nel 1970 andò a Cuba per partecipare al grande programma presentato da Fidel Castro, che annunciò per quell’anno la raccolta di dieci milioni di tonnellate di zucchero. Lo zucchero era usato da Cuba come merce di scambio con i Paesi del blocco comunista, che in cambio fornivano all’isola i prodotti di prima necessità come riso e cereali. Tornato negli Stati Uniti Tibor rivestì ruoli chiave in importanti riviste come “Interview” e “Colors”, dando vita ad una società di grafica che lavorò alacremente con il MOMA (Museo d'Arte Moderna) di New York. Con i Talking Heads, dopo “Remain In Light”, lavorò ad alcuni video e alla copertina di “Little Creatures” del 1985. “E’ stato un designer molto influente in America. Era un iconoclasta, una persona genuina. Capace di stroncare il lavoro di altri con una tale bontà d’animo che tutti lo ammiravano e lo stavano ad ascoltare”, dice Byrne. Insomma la copertina di “Remain In Light” ha aperto la via alla computer grafica che oggi imperversa in tutti i campi della comunicazione. Un segno. Ammirate e riflettete.


(Pubblicato il: 28/11/2013)