The Holloways, 2 Many Djs

THE HOLLOWAYS Covo Club, Bologna<br>
2 Febbraio 2007<br>
The Holloways sono londinesi; nati artisticamente in un pub in Holloway Road (poca fantasia nella scelta del nome…); le influenze musicali vanno dai Clash, ai Madness, agli Housemartins; il titolo del nuovo album d’esordio è “So, This Is Great Britain?”. Più inglesi di così si muore. Qui però non siamo in casa brit-pop, ma brit-rock. E vederli sul palco è una conferma di quanto ci si possa aspettare con tali premesse.
Tanto i seguaci del brit-pop e della post new wave sono cool, trendy e fashion-victims (no comment, please…), quanto i punk-rockers britannici sono anni che non brillano nell’apparire: magliette slabbrate, cappellini con visiera che nulla hanno a che vedere con i simil-borsalino indossati dal fidanzato di Kate Moss, jeans veramente (ma non volutamente) un-fit. Finiti i tempi in cui Paul Simonon inventava i vestiti dei Clash che avrebbero lanciato lo stile “combat”. Peccato, ma ascoltare gli Holloways dal vivo è comunque un gran piacere. E’ la tradizione del rock britannico fatto bene e fatto oggi: una solida base rock venata di ska e reggae, con qualche concessione pop. Ed è anche una sorpresa: come quando si materializza un violino al posto di una delle due chitarre e si continua comunque a suonare rock’n’roll. La sala è quasi piena, c’è energia, e non c’e spazio per riflessioni intimiste, anche se in realtà dovrebbe, perché i testi di questi quattro ragazzotti non sono esattamente un esercizio di rime baciate (per quanto l’inglese lo consenta): sono parole di denuncia di una società che va alla deriva, se non proprio a picco. E anche qui ritorna la memoria dei Clash… e in effetti ci sarebbe stata proprio bene, a chiusura del concerto, una bella cover… Troppo scontata, avranno pensato loro. Molto apprezzata, se ci fosse stata, ribatto io.

2MANY DJS Maffia Club, Reggio Emilia<br>
13 gennaio 2007<br>
Cosa ci faccio in un posto dove non sono previste chitarre e batterie? Credo che la mia presenza qui stasera rientri nell’ambito di una specie di “corso di aggiornamento professionale”. Al Maffia suonano (suonano?!) i 2Many Djs, i due fratelli belgi ai quali va il merito di avere scardinato le barriere fra elettronica e rock sul dance-floor. Quando vennero alla ribalta, 5 o 6 anni fa, giravano storie entusiasmanti di chi aveva sentito mixare per la prima volta della techno con gli AC/DC. Da allora sono diventati delle vere e proprie disco-star e questa sera per il Maffia è serata di gala: sold-out assicurato. Devo ammettere che anche se faccio ancora fatica ad associare il verbo “suonare” all’esibizione di qualcuno che maneggia dischi suonati da altri, non posso non registrare l’energia che c’è sul palco questa notte: Stephen e David sono velocissimi a intercambiarsi fra loro e ad usare contemporaneamente vinili, cd e laptop, non sbagliano un beat neanche – soprattutto - quando si esibiscono in uno dei loro famosi mix technorock, un coinvolgimento crescente e il pubblico è letteralmente sedotto e infuocato. Peccato che l’eccessiva calca non renda particolarmente agevole non solo gli spostamenti fra bar, toilette e “sala” fumatori, ma anche ballare che, se non sbaglio, dovrebbe essere lo scopo della presenza sul palco dei 2Many Djs. Mi è rimasto un ricordo visivo ben preciso di quella sera: indossavano entrambi una maglietta bianca, una delle due era quella mitica anni ’70 con la scritta “I Love New York”, con il cuore al posto del verbo “love”. La voglio anch’io.


(Pubblicato il: 28/11/2013)