Steven Blush

American Punk Hardcore
Per motivi puramente anagrafici ero troppo giovane per vivere in prima persona il punk inglese. Poco male, perché ero lì, quando l’hardcore americano è giunto alle mie orecchie. Da adolescente ho consumato i dischi di Black Flag, Agnostic Front, Sick Of It All, TSOL, Dead Kennedys e via discorrendo. Ho fantasticato, nella mia mente, di una scena musicale epocale, dove migliaia di kids mettevano a ferro e fuoco le città americane con canzoni rabbiose, in una società, come quella statunitense, che aveva assorbito il grido punk trasformandolo in un urlo di dolore lacerante. Oggi esce la storia del Punk Hardcore americano scritta da uno che c’era, Steven Blush ed io l’ho letta. Alla fine delle oltre 450 pagine mi sono sentito distrutto, il mito mi si è sbriciolato davanti agli occhi. La scena era composta da poche decine di kids, “disperati” che si trovavano per darsele di santa ragione ed il tutto è finito quando le “gang” hanno cominciato a portare le pistole ai concerti. Molti dei protagonisti sono morti, chi freddato dalla polizia durante una rapina in banca, chi per overdose, chi durante una rissa. Altri sono diventati politici, preti, o sceriffi. Su tutto ciò una simpatia di buona parte della scena verso la destra nazionalista, l’omofobia ed altre amenità varie. L’hardcore americano esce da questo libro distrutto, polverizzato, annientato. E’ poca cosa sapere che i Dead Kennedys si inventarono i concerti alla domenica mattina (i matinèe) per dare la possibilità ai minorenni di parteciparvi, perché poi si scopre che “Group Sex” dei Circle Jerks è stato scritto “rubando” i pezzi alle band precedenti di ciascun componente. Se l’hardcore è stato una parte della vostra vita pensateci prima di iniziare la lettura. Il dolore che può provocare è enorme, io vi ho avvertito.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)