The Cult

Born into this
Non ho letto cosa è successo ai Cult dal 2001 ad oggi. Non mi interessa. Mi interessa che oggi sto ascoltando il nuovo disco e a sei anni di distanza mi ritrovo nel perfetto seguito di “Beyond Good And Evil” (grande album ingiustamente snobbato da tutti). La coppia inossidabile dei Cult (Astbury e Duffy) è ancora in pista e con “Born Into This” ce la mette davvero tutta per dare ai propri fan un disco di rock arcigno, degno della svolta “metal” del gruppo. Ovviamente non troverete assoli di chitarra alla Van Halen, o ugole spezzate alla Judas Priest, perché i Cult mantengono il loro marchio di fabbrica incuranti del tempo che passa e delle orde di giovani che premono per entrare nell’olimpo delle band che contano. I Cult escono allo scoperto con “Born Into This”, che mette subito in fila tre pezzi da apoteosi. “Born Into This”, “Citizens” e “Diamonds” sono pura adrenalina sparata a mille. Nel prosieguo, “Dirty Little Rockstar” (primo singolo estratto), l’immancabile lento con la voce di Astbury che fa il verso a Johnny Cash (“Holy Mountain”), il cazzotto di “I Assassin”, il ritorno alle origini di “Illuminated” e gli ultimi tre pezzi (“Tiger In The Sun”, “Savages” e “Sound Of Destruction”), che chiudono in maniera eccellente questo disco. Sappiate che oltre all’edizione “normale”, esiste un doppio cd con 5 bonus track ed un adesivo in omaggio. I Cult cantano e suonano ancora con furore. Ascoltarli nel 2008 è una goduria e poi Ian ha quella voce che mette i brividi. “Quando non hai più niente da dire, devi smettere”, mi disse il cantante Scanna nel 1999, i Cult invece di cose da dire sembra proprio che ne abbiano ancora, perlomeno dieci come i brani inseriti in questo lavoro.

Formato: cd - cd+cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)