Sonda - Recensioni 2

Sonda è un progetto del CENTRO MUSICA del Comune di Modena, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, nato per sostenere la creatività in ambito musicale.
Sonda si propone di indicare la strada al talento agli artisti della Regione Emilia Romagna che decideranno di sottoporre la propria arte ad un manipolo di consulenti – musicisti, produttori discografici, manager, editori musicali - otto saggi che cercheranno di affinare il profilo artistico di ciascun iscritto, in modo da rendere più appetibile la proposta musicale per il mercato discografico.
Tutto il materiale inviato o consegnato al Centro Musica (non ci sarà una limitazione di tempo, perché Sonda rimarrà in funzione come progetto sperimentale fino alla fine del 2005), verrà ascoltato ed assegnato ad un valutatore, che dovrà realizzare un report da consegnare all’artista. A questo punto l’artista dovrà cercare di seguire i suggerimenti del tutor ed arrivare, anche dopo alcuni report, ad un prodotto musicale pronto per essere divulgato.
Proseguiamo, su questo numero di Musicplus.it, a recensire alcuni dei gruppi iscritti.

LELIO PADOVANI<br>
Lelio Padovani è nato a Parma e fin da giovane si è dedicato alla musica, passando dal basso alla batteria per arrivare infine alla chitarra elettrica. Dopo aver suonato in alcuni gruppi ed aver affinato la propria tecnica, diplomandosi e seguendo diversi stage sparsi nel mondo, è diventato insegnante ed ha dato vita ad un percorso artistico personale, sfociato nella pubblicazione di un paio di album. Nei due brani scelti per Sonda, Lelio mette in luce la sua padronanza dello strumento, sempre al servizio di sonorità che possiamo definire, fusion, new age, progressive, o electric guitar sound. La bravura di Lelio non è assolutamente in discussione, ma forse manca quel guizzo genialoide che farebbe di “The Novel” e “Serena’s Diary” brani eccezionali, invece che esercizi di stile ottimamente suonati, ma senza una profonda anima nella quale immergersi. Capisco che il genere nel quale Padovani si è tuffato prediliga l’aspetto tecnico della musica, ma “osare” di più aiuterebbe anche chi si avvicina per la prima volta a brani così perfetti e tecnicamente ineccepibili. Lelio è stato attribuito a Giampiero Bigazzi.
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BERT<br>
Il nome d’arte di Bert, nasconde Alessandro Bertolotti di Gualtieri (Reggio Emilia), rocker di lungo corso ed oggi (sono sue parole), folk singer che si ispira a Richard Thompson, Grahm Parsons, Bob Dylan e Sparklehorse. I due brani ascoltati a Sonda, estrapolati da un ep di sette pezzi, mettono in luce l’amore di Bert per gli spazi sconfinati, per quelle distese di terra infuocata dal sole, dove cowboy e bestiame sembrano gli unici incontrastati padroni. “Dust On A Saddle”, con voce, chitarra e fisarmonica, è la classica canzone di folk/rock americano, mentre “Damn Right” risulta meno derivata dal cielo a stelle e strisce e più innamorata di atmosfere autunnali tipiche di quella Inghilterra costantemente sotto la pioggia. La scelta artistica di Bert è assolutamente da rispettare, anche se, in un mercato come quello italiano, è sempre molto difficile proporsi con musiche troppo derivate da stereotipi stranieri. Inoltre l’utilizzo di liriche in inglese non aiuta di certo la fruizione dei brani. Bert potrebbe tentare di interpretare questi due pezzi in italiano e risultare del tutto originale e non uno dei tanti figli illegittimi di Parsons e Dylan. Bert è stato attribuito a Daniele Rumori.
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DEMIMONDE<br>
Nati nel 2002 a Bologna e formati da elementi che vantano precedenti esperienze musicali (per esempio Davide Grimaldi e Davide Borghi entrambi ex Diathriba), i Demimonde hanno trovato un loro essere nella voce di Valentina Valente, nel basso di Giuseppe Taibi, nella chitarra di Roberto Contini e nelle tastiere di Spartaco Capozzi, oltre ovviamente alla sei corde di Grimaldi e alla batteria di Borghi. Un primo demo-cd con sei pezzi ha fatto il giro della penisola e proprio da questo cd i Demimonde hanno scelto i due pezzi che partecipano a Sonda. In “No Space” un bel inizio di tastiere introduce la voce vellutata di Valentina, mentre la chitarra di Grimaldi disegna paesaggi sonori dai colori delicati. In “Hide Your Soul” l’atmosfera si fa ancora più rarefatta, con una sezione ritmica precisa e squadrata. Forse il brano risulta perfino troppo sognante con la voce della Valente che sfiora le note suonate dai suoi compagni d’avventura. I Demimonde mi hanno ricordato i Cure (nei suoni) e i Cocteau Twins (nella voce). Non male. Non male. I Demimonde sono stati attribuiti a Giampiero Bigazzi.

ENRICO MESCOLI<br>
Nato a Carpi nel 1979, Enrico Mescoli ha iniziato fin da bambino ad avvicinarsi alla musica, prima come chitarrista e poi scoprendo la sua vocazione per il canto. Nel 2003 si è infatti diplomato in canto moderno presso il Centro Professione Musica di Milano ed attualmente lavora come insegnante (canto e chitarra), fonico e musicista. In mezzo a queste attività Enrico ha continuato un suo personale iter artistico, che oggi ha consegnato a Sonda i brani “Fragile” e “Armonie Crollate”. Il primo è un buon esempio di rock cantato in italiano con più di una concessione al pop, mai becero e dozzinale, ma anzi con un buono uso della voce, trattata, filtrata e sofferta al punto giusto. Il secondo brano ha invece un inizio molto teatrale, per poi mantenere un'atmosfera quasi liquida, al limite del sogno onirico. Enrico è capace di emozionare. Giudizio, quindi, alquanto positivo per un solista che potrebbe diventare un nome su cui puntare in un futuro prossimo. Enrico è stato attribuito a Luca Fantacone.
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CATARTICA<br>
Mettiamo subito in chiaro una cosa, se i Catartica fossero inglesi il loro “The Wind Inside” sarebbe già al numero uno della classifica britannica. Questo pezzo è infatti un perfetto esempio di pop song che dal primo ascolto non ti abbandona più. Voce maschile e pianoforte in primo piano, insieme ad una voce femminile in penombra, sono gli elementi caratterizzanti di questa perfetta canzone pop. Ma i Catartica sono italiani e si sono formati da un paio d’anni, quindi devono percorrere la classica trafila che ogni giovane band autoctona deve fare. Se “The Wind Inside” non sfigurerebbe in un album di Elton John, Robbie Williams o Richard Ashcroft, “Backscreen Brother” cambia tiro e la voce diventa a tutti gli effetti femminile, con un piano nervoso a cavalcare il brano. Il sound si avvicina ad una sorta di rock soul vibrante con buone intuizioni. Non troppo riuscita la coda del pezzo. Da rivedere. I Catartica mostrano due anime che devono trovare la giusta collocazione all’interno della band, ma hanno in sé tutti i presupposti per continuare a fare bene. Magari trasferendosi in Inghilterra, chissà. I Catartica sono stati attribuiti a Marco Bertoni.


(Pubblicato il: 28/11/2013)