Soundtrack - novembre 06

LADY IN THE WATER<br>
James Newton Howard<br>
Decca 2006<br>
James Newton Howard è sicuramente uno dei più importanti e prolifici compositori di colonne sonore degli ultimi tempi, dal 1985 ha realizzato più di 100 lavori per il cinema, da citare “8 Million Ways to Die” 1986, “Pretty Woman” 1990, “ER” 1994, “Waterworld” 1995, “The Devil’s Advocate” 1997, “Batman Begins” 2005, “King Kong” 2005 e svariati altri... tra cui tutti i film di Night Shyamalan da “The Sixth Sense” in avanti fino a questo ultimo “Lady in the Water”. Il nostro James comincia a suonare fin da piccolo, interessato da Beethoven e ai Beatles finisce a suonare nella band di Elton John per poi passare a Diana Ross, Barbara Streisand, Cher, Earth Wind & Fire, Toto, Clapton e i Chicago… poi si sposò Rosanna Arquette e diventò un compositore per il cinema.. bè non fu tutto così immediato…
“Lady In The Water” conta 16 brani per un’ora di ascolto. Si comincia con “Prologue” in cui si introduce il tema sottile che riaffiorerà più volte nel disco, creato da voci bianche, campanelle e xilophoni, tipici strumenti utilizzati per richiamare l’elemento acquatico, qua magistralmente usati per simulare lo scorrere dell’acqua in un turbinio di suoni che seguono una corrente imprevedibile e quindi avvincente. Il bello delle colonne sonore composte da brani non brevi è il cambio di registro in uno stesso pezzo, qua lo si può cogliere magnificamente nella seconda traccia “The Party” in cui partenza e arrivo sono sempre il fluttuare di archi, ma che nella parte centrale vengono soffocati dal ruggire dei tamburi e dall’invasione degli ottoni per poi tornare drasticamente ad un leggero piano sopra ad uno stagno di archetti. Anche “The Blue World” (Traccia 5) ne è un altro perfetto esempio in cui confluiscono tutti gli elementi tipici di James, dall’avanzare dei vortici di archi, all’improvvisa gravità di ottoni che richiamano atmosfere gotiche di oniricità oscura, fino al tornare alla calma piatta dell’alba con il corno in solo sopra ad una nebbia di strumenti echeggianti. Traccia da incubo la numero 6 “Giving The Kii” in cui la tranquillità sembra volgere in un incubo di fantasmi di coristi russi prima della perestrojka. Piena di tensione “Walkie Talkie” (traccia 7) in cui un trombone esegue un tema bassissimo sopra ad un turbinio di archi ripetitivi in crescendo. Unica traccia coerente nel suo insieme è quella degli “End Title” in cui il pubblico lascia le poltrone in pace e rilasso totale. Splendide anche le 4 tracce esterne: in particolare “A Time They Are A-Changin’ dei A Whisper In The Noise e la rock’n’rolle “Maggie’s Farm” dei Silvertide.
Insomma uno splendido disco per grandi per una splendida favola adatta a tutti. Da ascoltare con attenzione e da apprezzare per quello che è: una colonna sonora, bella.<br>
www.james-newton-howard.com


INSIDE MAN<br>
Terence Blanchard<br>
Varese Sarabande Colosseum 2006<br>
Questo lavoro è sicuramente il più interessante di questa puntata di soundtrack. 27 brani per 57 minuti di musica. Terence Blanchard ha composto quasi tutte le colonne sonore di Spike Lee, trombettista di talento è stato direttore artistico della “Thelonious Monk Institute of Jazz Performance”, ricevendo anche due riconoscimenti importanti da Down Beat 2000: jazzista dell’anno e album dell’anno. Qua ci presenta una colonna sonora potente, trascinante e dal ritmo chiaro e coinvolgente, ovviamente con l’aggiunta di qualche schemino jazz un po’ qua e un po’ là. Si può capire di che pasta è fatta questo disco partendo dalla prima traccia “Ten Thirty” dove viene introdotto (ormai avrete notato che è consuetudine) il tema principale del film, in un possente accompagnamento di fondo di ottoni e archi che danno l’idea di guidare un elicottero tra i grattaceli di una qualche metropoli americana. Ma già in “Thrown A Bone” (Traccia 2) abbiamo una mini introduzione di ottimo funky-jazz con tanto di tastiera e basso slappato che lasciano immediatamente spazio ai profondi e solenni tamburi che ritmeranno con somma religiosità l’intero album. Veramente delizioso è il passaggio da un pezzo leggermente bondiano come “Dalton’s World” (Traccia 4) al funky-jazz incalzato dagli ottoni di “357” (Traccia 5): forse è proprio questa la magia di questo lavoro, passare dalla possenza religiosa dei temi bondiani ai ritmi funky-jazz senza mai perdere il filo conduttore, senza mai sentire uno stacco netto tra un pezzo e l’altro. Nemmeno quando si passa dalla pesante e tenebrosa “2nd Floor Window” (Traccia 6) al carillon che riprende il tema principale nel pezzo successivo. Ed è così per tutto il disco, dove il tema viene riproposto in più salse con gran classe e raffinatezza. Da sottolineare le tracce 17 “Nazis Pay Too Well” eseguita solo con archi, e “Good and Ready” (Traccia 26) dove viene fuori lo spirito più jazzistico di Blanchard.
Un grande lavoro per Blanchard, perfetto da ascoltare in macchina mentre immagini di passare con un carro armato sulla coda infinita al semaforo... oppure magico per una serata cool con l’amica trendy in un ambiente slow…<br>
www.terenceblanchard.com

LUCKY NUMBER SLEVIN<br>
Joshua Ralph<br>
Rumor Mill - 2006<br>
Prima colonna sonora per il nostro Joshua Ralph (o J. Ralph), dopo aver sfornato il soundtrack per qualche pubblicità di auto e un paio di cd solisti dai titoli originali come “Music To Mauzner By” e “The Illusionary Movements Of Geraldine & Nazu”. La grande occasione gli viene proposta da Paul McGuigan per il suo quinto film: Lucky#Slevin (uscito in Italia semplicemente con “Slevin”), un film che difficilmente sarebbe stato di scarso successo visto il cast eccelso: Sir Ben Kingsley, Morgan Freeman, Bruce Willis, Stanley Tucci, Lucy Liu e la consacrazione di Josh Hartnett. La caratteristica compositiva del nostro Ralph? Non sa ne leggere ne scrivere musica.
20 brani per 45:03 minuti, si parte con “Flute Opening” un'intro un po’ gitano e lento costruito solo su flauto, arpa e basso per poi passare a “It All Starts With A Horse” in cui J. ci introduce in un’atmosfera semi-poliziesca di intreccio, utilizzando i tipici metodi della old school police’s films: maracas, piatti in crescendo, mini-tema al piano prima in maggiore poi in minore: non male! Sonorità gitana e poliziesca saranno miscelate per tutto il resto del disco, entrambe con lo scopo rappresentare i due personaggi fondamentali del film: il Rabbino (Sir Ben) e il Boss (Freeman). Il nostro J. Per non saper ne leggere ne scrivere musica ha fatto proprio un bel lavoretto, e forse lo ha fatto proprio per questo perché in fin dei conti tutti i temi da lui creati sono semplici e quindi riescono a dare molto respiro ai suoni degli strumenti usati in modo da creare atmosfere a piacimento, di umorismo come in “Bad Things in Three” o “A Photo Of Smith” (Traccia 6 e 7), o di tensione come in “Slevin Arrives” (traccia 8), o di tristezza come in “Meet The Rabbi” (Traccia 9) eseguita esclusivamente con un piano echeggiante in una stanza vuota. Non mancano le tracce di estrema atmosfera fatta di pochi suoni, lontani e sfumati sempre coinvolgenti, un perfetto esempio è “Chosing The Rabbi” (Traccia 15) ma ancora meglio “In Dreams Perhaps” che potrebbe ricordare pure i Mogwai dei tempi d’oro. Spettacolare la versione di J.Ralph di “Kansas City Shuffle” (Traccia 19) interpretata dai The Rumor Mill e veramente toccante l’unica traccia esterna: la reggae “After Laughter (Comes Tears) interpretata da Wendy Rene. I temi molto orecchiabili e le atmosfere coinvolgenti fanno di questo disco un ottimo elemento di compagnia nei momenti di creatività e riflessione sul nostro ego e sul perché esistiamo.
Per maggiori info su J, Ralph: www.jralph.com

VOLVER<br>
Alberto Iglesias<br>
Emi 2006<br>
Ultima fatica per Pedro Almodovar e ultimo lavoro per Alberto Iglesias, già compositore di Almodovar per “Il Fiore del Mio Segreto”, “Carne Tremula” 1997, “Tutto su mia madre” 1999, “La Mala Educaciòn” 2004.
Alberto Iglesias Fernàndez-Berridi comincia ad avvicinarsi alla musica in Spagna a San Sebastian (dove è nato nel 1952) per poi proseguire gli studi a Barcellona, Parigi e Milano, dice di ispirarsi a Bernard Herrmann, Nino Rota e Thomas Newman. Vede il suo lavoro come tramite dell’io tra il personaggio sullo schermo e lo spettatore.
20 brani per un ora e 5 di musica. Fin dalla prima traccia “Las Vecinas” si capisce quanto Alberto sia impregnato della tradizione musicale latina, con le chitarre classiche che accompagnano tutto l’album.
La traccia 1 e la 12 sono le sole un poco spensierate; per il resto della colonna sonora andremo sempre incontro a temi abbastanza oscuri o malinconici, a partire proprio dalla traccia 2 “Titulos” in cui una chitarra classica arpeggia un tema sopra ad una cavalcata napoleonica di archi: questo modo di utilizzare gli archi come un motore è abbastanza continuo nell’album, anche perché tali archi risultano spesso il tappeto sonoro su cui vengono costruite le melodie. Molto accattivante la traccia 7 “Paco Congelado” in cui fiati, arpe e violini si alternano sul tema con semplicità naturale incuriosendo l’ascoltatore sul proseguimento del pezzo. Da sottolineare “El Polvo Del Tractor” (Traccia 15) in cui Alberto ci lascia un po’ di rilassamento (almeno nella prima parte) con un tema scorrevole e piacevole eseguito da fiati dolci e dalla chitarra classica che poi verranno sommersi dalla sempre avvolgente cavalcata di archi. Un lavoro solenne, forse da prendere un poco per volta che comunque svolge egregiamente il lavoro di colonna sonora, consigliabile prima dei pasti.


(Pubblicato il: 28/11/2013)