Pia: Mi preoccupa molto quello che sta succedendo alla musica e alla creatività musicale, e allimpatto su artisti, compositori e pubblico. E una preoccupazione generale, che tocca in modo profondo il nocciolo della democrazia: se lasciamo che siano solo le forze del mercato a dettare le regole, sarà molto difficile promuovere dei messaggi utili alla creatività musicale. Se non difendiamo la diversità culturale che abbiamo in Europa da un modello omogeneo quello americano di fare business, rischiamo veramente di perdere un grande patrimonio e un grande potenziale. Alcuni rappresentanti politici in Europa (soprattutto allinterno del Parlamento europeo) lhanno capito, e sono preoccupati quanto me, anche se spesso non dispongono di mezzi legislativi forti per contrastare quello che succede. Spero che questo messaggio passi forte e chiaro alla prossima Conferenza Europea sulla Diversità Culturale, in programma a Bruxelles il 18 ottobre.
Elena: E una battaglia tra Vecchio e Nuovo continente, allora?
Pia: No, non bisogna generalizzare. Anche molti nostri colleghi americani si sentono minacciati dallomologazione. E un problema generale: la musica non puo essere ridotta a convenzione.
Elena: In che cosa soprattutto riconosci lomologazione?
Pia: Ci sono solo tre grandi case discografiche nel mondo, che controllano laccesso sia ai contenuti che al pubblico. LEuropa ha bisogno delle proprie differenze, della propria complessità, non si puo appiattire cosi. Ma come alimentare queste differenze se si sottraggono agli artisti le entrate del proprio lavoro? Perché in un mondo in cui tutto ha un prezzo la creatività musicale non dovrebbe averne? Per esempio, se la gestione della musica online viene lasciata in mano solo a poche società che si fanno concorrenza sui prezzi, cosa rimarrà alla fine? E intendo, anche per loro, dopo che si saranno stremate in questa corsa al ribasso...Potranno solo chiudere i battenti, oppure cercare altre fonti di guadagno. Credo che questa sia una politica molto miope, per tutti.
Elena: Credi ci sia una responsabilità dei media nellappiattire gusti e differenze?
Pia: Si, senza dubbio. La maggior parte dei media danno unidea sbagliata del settore musicale. Fanno credere al pubblico che tutti quelli che stanno nel music business siano ricchi e pieni di successo. La verità é che il 99% di chi fa musica non ne ricava abbastanza per vivere. Perché nellera digitale la musica dovrebbe essere gratis? Questo va anche contro le politiche pubbliche educative: dove vanno a finire i soldi stanziati per leducazione musicale se poi, una volta che uno cha preso gusto, non ha nessuna opportunità per vivere della propria musica?
Elena: Come vedi il futuro diritti dautore alla luce di tutto questo?
Pia: Sono stata tra i dirigenti della società danese degli autori ed editori per quasi ventanni. Credo questo sia un periodo molto difficile, e molto triste, per chi crea musica in Europa. Il concetto di diritto dautore é uno dei concetti chiave della cultura europea; é li da più di 200 anni, ed é basato su un meccanismo di solidarietà e fiducia tra piccoli e grandi artisti. Questo meccanismo rischia di scomparire, soprattutto sotto la pressione dei nuovi modelli imposti dai grandi gruppi di intrattenimento americani, e dallalibi di ritrovati tecnologici che sostituirebbero il diritto dautore. E vero che il sistema si deve adattare agli sviluppi delle nuove tecnologie, ma questo é già successo negli ultimi 200 anni, perché non potrebbe succedere anche ora? La musica é uno dei beni più ricercati e desiderati. Dobbiamo fare in modo che rimanga sempre cosi, e che chi la vuole creare abbia la concreta possibilità di farlo.
(Pubblicato il:
28/11/2013)