Antoine: In linea di massima, più Internet si sviluppa, più le possibilità di creare, distribuire e fruire musica - e altro - aumentano. Però, con le possibilità aumenta anche la complessità e, di conseguenza, il bisogno di maggiore professionalizzazione e di riferimenti più precisi. La questione è: fino a che punto è possibile (e desiderabile) regolamentare? Al momento cè una forte tensione tra modelli di fruizione gratuiti e a pagamento, e molti modelli di business diversi si stanno sviluppando in parallelo. Convergenza è la parola dordine, e questo significa più possibilità per chi offre e chi fruisce, ma anche una situazione più complessa da gestire.
Elena: In tutto questo fermento, cè qualcosa che sta facendo capolino e si sta affermando come tendenza?
Antoine: Qualche tempo fa cera un dibattito molto vivo su Digital Rights Management (DRM) come possibile modello di business. Adesso, più che di un modello specifico si parla di principi: convergenza e interoperabilità cioè la possibilità di ascoltare facilmente musica su diverse piattaforme - sono la chiave di lettura per il presente e il futuro. Alcuni esempi: il telefono di Nokia Comes With Music, che offre un anno di download gratuito di brani musicali; o i cinque canali tematici Orange/France Télécom, accessibili sia attraverso la TV che Internet. Così come ora si può collegare il proprio lettore MP3 allautomobile, o al PC, in futuro si potrà ascoltare musica collegando lMP3 al proprio orologio, per esempio. Lo sai quante ore di video vengono scaricate ogni minuto su YouTube? 13! Questo dà unidea della varietà della scelta per i consumatori, tanto che adesso uno dei problemi centrali per chi propone contenuti online è come attirare i fruitori, e indirizzarli nelle proprie scelte.
Elena: Chi, tra chi offre musica, ha più possibilità di successo in questo senso?
Antoine: Vince chi arriva per primo ad ottenere lesclusività sui diritti. Per esempio, Orange finanzia la creazione di contenuti sul modello Canal+ per avere lesclusiva sui film, che possono essere poi scaricati e visti sulliPhone. Lintegrazione dei servizi resa possibile dalla tecnologia promuove nuovi modelli e nuovi ruoli, basati su una sempre maggiore cooperazione tra gli anelli della catena. Come ha detto il Commissario europeo Viviane Reding durante la conferenza: We will not survive without each other. Per tutti quelli che operano sul web, la cooperazione è essenziale, chiudersi significa suicidio.
Elena: E la pirateria, in tutto questo?
Antoine: La pirateria arriverà sempre un po prima dellindustria: sono un po come gatto e topo...Lindustria musicale sta iniziando a organizzarsi, ad aggiornarsi a seconda dei cambiamenti, ma cè voluto del tempo per adeguarsi al fatto che i consumatori ormai sono informati e consapevoli che, su 20 euro per lacquisto di un CD, solo 1 o 2 vanno agli artisti, e si chiedono: perchè dobbiamo spenderne altri 18 per alimentare tutta la catena? Solo di recente le majors e i grandi distributori di musica hanno deciso di cooperare, di aprirsi, firmando accordi con le autorità anti-pirateria in Inghilterra (il Memorandum of Understanding) e in Francia (il Rapport Olivennes, dal nome dell'ex Amministratore Delegato della FNAC). Ma la strada da fare, in Europa e altrove, è tanta.
Elena: Qual è limpatto di questi cambiamenti sugli artisti indipendenti?
Antoine: Secondo me, positivo. Le possibilità di promuovere la propria musica aumentano. Al tempo stesso, gli artisti devono essere disposti a cedere qualcosa, a pagare un prezzo lasciando libero accesso ad alcuni brani in cambio di un ritorno promozionale. Un esempio: Clap your hands say yeah di Lily Allen, messo a disposizione gratuitamente sul sito sociale MySpace. Un successo nato dal niente che ha raggiunto il grande pubblico.
(Pubblicato il:
28/11/2013)