Soundtrack - novembre 2008

IL DIVO
Theo Teardo
Universal 2008
Theo Teardo fa un milione di cose alla volta, lavora a colonne sonore, crea sonorizzazioni per musei, cura la linea di dischi Domestic Landscapes per la Nail Records, conduce Oltre il Confine su Radio Rai, fonda gli Operator che lo portano in tour in tutta Europa, sta realizzando un album su Pier Paolo Pasolini, ha un duo elettro-classico con il violoncellista di John Zorn Erik Friedlander ecc.. ecc.. Nel campo cinematografico esordisce nel 2000 con la realizzazione del soundtrack di Denti (Salvatores), poi Guido Chiesa lo ingaggerà per un paio di documentari e Lavorare con Lentezza (2004), preludio dell’amicizia con Sorrentino che nel 2005 lo vorrà per l’Amico di famiglia e ora con il Divo. L’album Il Divo è una piacevole alternanza tra le musiche di Teardo e le “Varius Artist”, Theo ha la grande inclinazione nel saper introdurre lo spettatore verso una scena con l’atteggiamento emotivo giusto, impostato a priori dalle sue composizioni, in cui il violoncello funge sempre da maestro indirizzatore. Ogni traccia presenta quindi un’emotività diversa, spesso malinconica come in I miei vecchi elettori (traccia 5) o Che cosa ricordare di lei (traccia 7), dai connotati elettronici, a volte al limite dell’onirico come ne Il cappotto che mi ha regalato Saddam quasi accostabile alle sonorità dei Mum. Unica traccia sull’allegro la splendida Non ho vizi minori (traccia 10): altro non è che una versione in pizzicato di Da da da dei germanesi Trio tra l’altro presente come pezzo esterno a Theo Teardo. Il Divo è un ottimo lavoro, l’intreccio con il procedere filmico di Sorrentino funziona alla perfezione e le due arti hanno l’occasione di potenziarsi vicendevolmente. THE ASSASSINATION OF JESSE JAMES BY THE COWARD ROBERT FORD
Nick Cave & Warren Ellis
EMI 2007
Secondo soundrack e secondo soundrack per un western, la felice coppia Cave & Ellis colpisce ancora dopo The Proposition del 2005. I due si conoscono dal 1995, ossia da quando Nick Cave chiamerà Ellis nei Bad Seeds e da qui sboccia l’amore (almeno in campo compositivo... compositivo musicale), tanto che dopo l’esperienza di The Preposition decidono di fondare una band parallela ai Bad Seeds: i Grinderman, dalle sonorità simili al post-punk dei The Birthday Party (gruppo di Nick dal 77 all’83). Ma lasciamo da parte il punk per tornare a Jesse James: come in Preposition ci ritroviamo immersi in un rurale minimalismo strumentale, sostenuto dal costante loop di violini intenti nell’immaginificare la vastità dell’ambiente che ci circonda: Last Ride Back To KC, e la dilatazione del tempo che ne consegue, rafforzata cinematograficamente dalla tendenza descrittivista che il regista Andrew Dominik ci propone. La lunga cadenza del ritmo è presente in tutto il disco, a volte esasperata da loop ricorrenti: The Money Train, o semplicemente trainante come in Cowgirl. Da sottolineare le due tracce Rather Lovely Thing (traccia che apre il disco) e la sua ripresa Another Rather Lovely Thing (trasposizione in chiave drammatica del tema principale), dalle quali si può respirare interamente lo spirito quieto del disco, nonchè l’estro compositivo di Cave & Ellis, riflettente quella malinconica nostalgia dello storico folk-western americano a cui i 3 australiani (c’è anche il regista) sono ispirati. SUPERFLY
Curtis Mayfield
Rhino 1972
Superfly fa parte di quella schiera di film la cui colonna sonora è destinata a rimanere incisa (ed è il caso di dirlo..) nella cultura generale più del film stesso. L’album soundtrack Superfly di Curtis Mayfield (che tra l’altro appare nel film assieme alla sua band) ha tutti gli crismi per salire sull’olimpo del dischi più influenti nella storia della soul music degli anni ’70 assieme e What’s goin’ On di Marvin Gaye e Innervisions di Stevie Wonder. Questo disco rappresenta sicuramente il picco della carriera del nostro Curtis, molto probabilmente sovraeccitato dallo stacco solista preso nei confronti dei The Impressions avvenuto l’anno prima, e dalla messa in moto della sua etichetta indipendente The Curtom Records. I due ingredienti portanti di Mayfield (oltre al neo-funky 70’s) sono ben evidenti: un falsetto ultra-incalzante e l’occhio critico verso l’auto-enfatizzazione del ghetto nero: si può quasi dire che Superfly sia una risposta allo Shaft di Isaac Hayes, e non sto parlando del pusher da una parte (Superfly) e il detective dall’altra (Shaft), e nemmeno di machismo, visto che si trova ad alte dosi in tutti due i film, e neppure nella musica: si trova nei testi, i quali daranno una grande risonanza a Curtis per il suo sottile sguardo critico nei confronti della ghetto-realtà. Ogni singola traccia è una prova pericolosa per il vostro subwoofer, quella mistura di soul, soft-funky, R&B; che viene riflessa dalla palla a specchi potrebbe portavi su strade pericolosamente calde. Sono tre però le tracce che hanno fatto la storia del disco: Pusherman (traccia 2 da non confondere con The Pusher dei Steppenwolf in Easy Rider....) dal ritmo incredibilmente coinvolgente con un riff di quelli che non si scollano più dalla tua testa, pezzo intimo e spietato in cui il falsetto di Curtis viene portato quasi ad una voce bianca. Freddie’s Dead (traccia 3), è forse la più potente nell’ottica critica sopraccitata, anche se i palpitanti “Hey-Hey” e “Love-Love” fanno preludere ad un pezzo da amplificatori foderati di pelo rosa.. in realtà: Everybody's misused him, Ripped him up and abused him, Another junkie plan, Pushin' dope for the man, A terrible blow, But that's how it goes, A freddies on the corner now , If you wanna be a junkie, wow, Remember freddies dead: lasciano ben poco al romantico. E poi la più conosciuta: la traccia numero 9 Superfly, volutamente accostabile a Pusherman, anche se in questo caso il Pusher sta cercando di uscire dal giro in un Tryin’ to get over ricorrente cantato con un filo di disperazione senza intenzione di resa. Un disco da avere per tutti gli appassionati di R&B;, Soul e Soft-funky.


(Pubblicato il: 28/11/2013)