Elena: Andrea, la Francia è Parigi-centrica sotto molti punti di vista. Si puo parlare di Parigi anche come fulcro della scena musicale?
Andrea: A Parigi ci sono ogni sera dai 200 ai 300 concerti, che spesso fanno il tutto esaurito. Mi riferisco sia agli eventi svuota-botteghino allOlympia che ai concerti in locali piccolissimi. Lofferta è vastissima, cè una proliferazione di posti in cui si fa musica, spesso di grande qualità. Daltra parte, anche la domanda di concerti è molto alta, costante e trasversale. In questo senso, Parigi è decisamente il centro della Francia.
Elena: E in un altro senso?
Andrea: A Parigi lofferta è tanta ma al tempo stesso è consolidata intorno a determinati generi: pop, world music, jazz
Questultimo, in particolare, è ritornato in auge ed è molto più diffuso qui che in Italia: basti pensare che metà dei jazzisti italiani vivono a Parigi
Però, al di là dei "soliti sospetti", la sperimentazione e la ricerca sono dei beni più da importazione che da produzione locale.
Elena: Da dove vengono importati?
Andrea: Di solito da Inghilterra, Stati Uniti e Irlanda. Il mondo musicale anglofono, insomma. Però è più facile che il gruppo particolare, sperimentale faccia tappa a Lione o in qualche città piccola invece di annegare nellofferta esagerata di Parigi. Oppure che il DJ di culto trovi più spazi espressivi altrove in Europa per esempio a Berlino o a Vienna, città che offre una realtà interessantissima e un po schizofrenica: da un lato un volto istituzionale, molto classico e formale, e dallaltro una spinta fortissima alla sperimentazione, anche grazie allimpulso del centro Ars Electronica. Ecco, questo tipo di esperienza a Parigi non cè, o cè molto meno.
Elena: Secondo te, perchè a Parigi cè così tanta gente che va ai concerti?
Andrea: Lofferta ricchissima e di qualità (anche per concerti gratis) è sicuramente un fattore essenziale. Sicuramente, anche il ruolo importante svolto dalle radio per la promozione musicale: la mia impressione è che in Francia le radio contino più che in altri paesi, che non abbiano soltanto un ruolo di facciata e diano spazio anche alle nicchie e ai generi meno commerciali. In questo senso, le radio promuovono la pluralità dei generi e le piccole etichette, che trovano cosi il modo di farsi notare. Poi, non meno importante, la diversificazione dellofferta, con gli artisti che possono esibirsi in situazioni diverse: per esempio, puoi trovare Herbie Hancock a 90 nel locale famoso e poi gratis destate al festival di jazz. Lofferta culturale è un elemento essenziale della politica pubblica a Parigi, e ogni località cerca di dotarsi di qualche elemento culturale attrattivo. E una specie di 'guerra della visibilità'.
Elena: Facciamo un salto indietro e parliamo un po di te. Come sei capitato tu, a Parigi?
Andrea: Frequento da anni lambiente musicale e culturale, sia come musicista che in altre vesti. Prima di venire a Parigi sono stato il saxofonista del gruppo ska bolognese dei 400 Colpi, ho collaborato con il gruppo ska punk degli Shandon, ho lavorato nellufficio stampa di una casa discografica e ho fatto un master in management culturale. In un certo senso con la scelta di Parigi avevo voglia di rimettermi in gioco da zero. Inizialmente sono entrato in contatto con la scena musicale marocchina: a Parigi cè un microcosmo magrebino molto importante, con un gran via vai di musicisti e molteplici contatti, tra cui quello con il festival magrebino Boulevard des Jeunes Musiciens, nato a Casablanca per dare risalto a giovani musicisti locali e ad ospiti stranieri. Il festival mescola hip hop, rock metal e fusion - un genere tradizionale, una specie di tarantella in versione marocchina con canto e percussioni, molto coinvolgente. A Parigi sono entrato in contatto anche con lesperienza nata da Follenfest ed Emergenza Festival: una sorta di trampolino per gruppi musicali, con un primo aiuto alla produzione e possibilità di esibirsi in sale di Parigi ad accesso normalmente limitato. Unesperienza interessante, anche se la presenza del pubblico al festival è molto legata al giro di conoscenze degli stessi musicisti.
Elena: Di cosa ti occupi ora?
Andrea: Meno di musica ma sempre di cultura, e sempre a Parigi. Sto curando lorganizzazione de "Le Reseau de la Jeune Crèation Europèenne", biennale di arte contemporanea che da spazio a giovani artisti in nove paesi europei: Austria, Spagna, Francia, Italia (Genova è la città partner), Portogallo, Lituania, Ungheria, Slovacchia e Polonia. In Francia labbiamo inaugurata lo scorso 26 settembre nello spazio La Fabrique di Montrouge, e rimarrà aperta fino al 25 ottobre.
Ars Electronica: http://www.aec.at
Boulevard des Jeunes Musiciens: http://www.boulevard.ma/
Le Reseau de la Jeune Crèation Europèenne: http://www.jceforum.eu/
La Fabrique, Montrouge: http://www.evene.fr/tout/la-fabrique-montrouge
(Pubblicato il:
28/11/2013)