Soundtrack - novembre 2009

WHERE THE WILD THINGS ARE
KAREN O AND THE KIDS

Interscope Records 2009

Per fortuna che questo film non è uscito quando ero piccolo, anche se tornare bambini durante la visione è estremamente facile con l’aiuto di due monelli intrappolati in corpi da adulti: la frontgirl degli Yeah Yeah Yeahs, Karen O, e il master dei videoclip musicali Spike Jonze. Film dalla produzione travagliata (litigi con la produzione, licenziamento dalla Universal per passare alla Warner etc etc.) è la trasposizione in settima arte del libro illustrato per bambini Where The Wild Things Are di Maurice Sendak uscito in USA nel 1962. Compositrice perfetta per questo film, Karen O che dimostra di essere decisamente all’altezza del compito assegnatogli dal suo ex boy Spike, anche con l’aiuto dei The Kids che, oltre ai cori monelleschi sparsi all’interno dell’album, vedono Tristan Bechet (Services), Bradford Cox (Deerhunter), Dean Fertita (QOTSA), Aaron Hemphill (Liars), Greg Kurstin (The Bird and the Bee), Jack Lawrence (The Dead Weather, The Raconteurs, The Greenhornes), Oscar Michel (Gris Gris) e Imaad Wasif (New Folk Implosion, Alaska). L’album trasmette gioco ed avventura, la voce monellesca di Karen O, sembra a volte intonare un “pappappero pappappà” alla faccia di adulti grossi ed impolverati: Capsize. Libera pienamente quell’energia senza freni che hanno i bambini non ancora lobotomizzati dal “come si sta al mondo”: Rumpus. Hidaway, Cliffs, Food is Still Hot, sono invece la componente nostalgica che fanno parte di quel sentirsi in colpa senza saperne troppo bene il motivo. Insomma questo album sembra essere un vademecum su come recuperare sensazioni sfuocatesi negli anni, esattamente quello che si è proposto Spike Jonze quando si è messo al timone del film. Da sottolineare anche la bellezza della cover Worried Shoes di Daniel Johnson (www.worriedshoes.com) e l’unica delusione: la mancanza di Wake Up degli Arcade Fire riregistrata appositamente per il trailer, ma a parte questo è un album da avere, e un film da vedere. LET THE WILD RUMPUS START! PUBLIC ENEMIES
ELLIOT GOLDENTHAL

Decca 2009

Elliot forse ve lo ricorderete per la colonna sonora di Frida, lavoro che gli valse un Golden Globe ed un Oscar. Lo stesso anno lavorò anche a S.W.A.T. che rappresenta l’ultima fatica prima di Public Enemies e prima di cadere da una sedia in cucina per poi sbattere la testa sul pavimento e da lì a diversi mesi non riuscire a parlare in senso compiuto. Public Enemies rappresenta quindi una specie di trionfale ritorno delle composizioni Goldenthaliane sul grande schermo. Proprio come in Frida i pezzi “various artist” rappresentano la parte più ampia dell’album. E’ chiaro che per trasmettere l’atmosfera dei primi anni ’30, in cui Dillinger diventa redivivo e redimorto, Michael Mann avrà bisogno di contributi dal passato (Billie Holiday in primis) o quasi: canzone cruciale per il film è Bye Bye Blackbird interpretata da Diana Krall che compare nel film. Mr. Goldenthal si prende la briga di enfatizzare esclusivamente i momenti di tensione e intimità, utilizzando per entrambi un tappeto di archi che sfocia in toni cupi e pesanti nel primo caso, anche grazie all’utilizzo dei timpani (Plane to Chicago), mentre nel secondo un piano minimale in lontananza scandisce la scena mentre ogni tanto i fiati accennano la loro presenza sempre stando sulle note basse (Love In The Dunes). Forse il pezzo che rappresenta meglio il disco è proprio quello della morte di Dillenger (JD Dies) che mescola la leggerezza di archi pizzicati assieme alla pesantezza di lenti e bassi fiati in un loop in crescendo che si stoppa senza preavviso. Ottima anche la traccia scelta per concludere l’album: Dark Was The Night Cold Was The Groud di Blind Willie Johnson. SUNSHINE
JOHN MURPHY and UNDERWORLD

Fox Music Group 2008

Danny Boyle è uno dei più grandi registi dei giorni nostri e Slumdog Millionaire (vedi Musicplus Giugno 09) ne è l’ennesima conferma. Sunshine è il suo capolavoro fantascientifico, un film che può giustamente finire tra le citazioni che Boyle sparge durante il corso del film (2001 Odissea nello Spazio, Solaris, Alien..), un film costruito sulla tensione con un grande aiuto da parte di John Murphy e gli Underworld. Il primo ha già collaborato con Boyle nei due film precedenti: 28 Giorni dopo e Millions. Gli Underworld si sentono in Trainspotting, A Life Less Ordinary e The Beach. Ovviamente nei pezzi orchestrali è Murphy che fa da padrone, capace di citare ed imitare il Ligeti di 2001 in Welcome to Icarus II e in Capa Suit Up facendo dell’orchestra un frullatore di ferraglie il cui volume lentamente si alza e diviene sempre più acuto; è suo il tema di Sunshine, rintracciabile sin dalla quarta traccia Kaneda’s Death Part 2 Adagio in D Minor (curioso che Kaneda’s Death Part 1 sia la traccia 6). Per quanto riguarda gli Underworld (o Underworld MK3: fate vobis) bè.. non aspettatevi della musica elettronica dance alla Born Slippy (famoso pezzo in Trainspotting), piuttosto qualcosa che si riesca a sposare con le sonorità semiorchestrali di John Murphy (metà dei pezzi di Sunshine sono in collaborazione). Capa’s Last Transmission Home dà la giusta idea sul comportamento degli Underworld nei confronti di un soundtrack: accompagnamento, nessuna traccia particolare che funga da isola all’interno dell’album. La traccia più rappresentativa dell’album (e del film) a mio avviso è la numero sette: Searle Find the Crew of Icarus / Floating Free / Searle’s Last Blast, un trittico, un pezzo in tre fasi nel quale calma, azione e oblio (il segnale di richiesta d’aiuto di Icarus One) si susseguono nella coalizione Murphy/Underword in totale sintonia. Reputo quest’album (come il film del resto) un lavoro molto ben fatto, magari non di facile ascolto ma senza alcun dubbio... solare.


(Pubblicato il: 28/11/2013)