Fryars

Dark Young Hearts
Dietro al nome Fryars si nasconde un ventenne londinese che si chiama Ben Garrett. Alcuni singoli (racchiusi nell’album) hanno fatto sì che i riflettori, soprattutto in Gran Bretagna, si accendessero sul progetto di Ben e sulla sua musica, registrata sul letto di casa e che si rifà ai grandi Nick Cave, Daniel Johnston, Patrick Wolf, David Bowie e Lloyd Cole (soprattutto per il timbro vocale). Ben però, a differenza dei nomi appena citati, risulta essere molto più sbarazzino ed accattivante nelle melodie, così naturali che sembrano scritte da un bambino di cinque anni. Il disco di debutto sulla lunga distanza è quasi il prosieguo del primo album dei Depeche Mode, dopo il quale Vince Clarke lasciò il gruppo per inventarsi prima gli Yazoo e poi gli Erasure. Non è un caso che in “Visitors” ci sia come backing vocals un tale Dave Gahan, che con i Depeche Mode ha ancora un legame molto stretto. Garrett è il volto nuovo del synth power di antica memoria, quando Human League, Heaven 17, Visage, Ultravox, Soft Cell, ma anche Tears For Fears, dettavano legge sul pop internazionale. Garrett ha scritto un album godibilissimo, che dal vivo presenta insieme ad alcuni amici musicisti. Un disco nato nella sua cameretta, che mi immagino tappezzata di poster e piena di ammennicoli elettronici. Se volete sentire un bel album di synth pop con alcuni singoli da antologia (“Jerusalem”, “The Ides”, “Visitors” e “Olive Eyes”) andate a colpo sicuro. I Fryars vi faranno impazzire di gioia. Astenersi ombrosi e scontrosi. Da una cameretta alla conquista del mondo.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)