NIRVANA - Nevermind

“Nevermind” è il disco degli anni novanta. Da qui tutto è cambiato, da qui tutto è diventato diverso. I Nirvana hanno attraversato quella linea di
confine che separa un disco di successo da un disco generazionale. I Nirvana sono diventati, senza accorgersene, il gruppo della “X-Generation”, per poi deflagrare fino al suicidio di Kurt Cobain. Un disco così importante non poteva che avere una copertina semplice e minimale, ma allo stesso tempo piena di significati. Infatti la fotografia di un neonato (nella sua piena innocenza), che nuota tra i riflessi azzurri di acqua limpidissima, rappresenta la nascita e la vita, la purezza e l’ingenuità che sono alla base dell’esistenza infantile. Però il piccolo sta inseguendo un biglietto da un dollaro infrangendo così la sua innocenza. Sorge quindi spontanea una domanda: “Il bambino è forse una cavia di un programma per deviare gli esseri umani e renderli succubi al dio denaro?”. I Nirvana colgono nel segno, mettendo in luce fin dalla copertina le loro critiche alla società consumistica, troppo preoccupata per l’ammontare del conto in banca e dei beni materiali, a discapito di tutta la sfera degli affetti e delle emozioni interpersonali. Uomini che producono e consumano, senza sapere cosa producono e cosa consumano. I Nirvana con la copertina di “Nevermind” denunciano il consumismo, il suo vitale bisogno di addestrare gli esseri umani a ricercare nella ricchezza e nelle cose il proprio benessere interiore, come neonati che devono decidere dopo poche ore di vita da che parte rivolgere il proprio sguardo: verso i dollari fluttuanti, o verso un
mare incontaminato e azzurro come il cielo. “Viviamo in una società
corrotta”, gridano i Nirvana dalla copertina di “Nevermind” e noi da bravi consumatori consumiamo il loro disco ascolto dopo ascolto, con quella fotografia davanti agli occhi che ci chiede disperatamente di cambiare il corso della nostra vita. A proposito della scelta per lo scatto da utilizzare, si è saputo in seguito che Kurt Cobain voleva sulla copertina dell’album la foto di un bambino sott’acqua o quella di una scimmia. Uno scatto dello stesso Cobain, che ritraeva una piccola scimmietta con elletrodi in testa ed un marchingegno sulla schiena, sembrò la più papabile per la cover di “Nevermind”. Fu però Robert Fisher, il grafico che curò la copertina del 33, che convinse Kurt a scegliere lo scatto del bambino. Cobain si lasciò convincere a patto di utilizzare la scimmia all’interno del disco, soluzione che fu mantenuta. La scimmietta con elletrotodi è infatti visibile nella busta del disco e lo scatto è accreditato a Kurdt Kobain, pseudonimo che il cantante dei Nirvana amava utilizzare per qualsiasi progetto artistico che non riguardasse direttamente la musica.

La foto del bambino fu fatta da Kirk Weddle utilizzando un 35 mm, con una macchina fotografica inserita in una custodia subacquea. La location scelta fu una scuola di nuoto a Pasadena e Kirk scattò diversi rullini ad altrettanti neonati che i genitori si passavano tra le mani sott’acqua. Infatti ad un esame più attento di Spencer Elden (questo è il nome del bambino in copertina), si possono notare, sul torace del piccolo, i segni della dita del padre, che aveva appena lasciato da solo il figlio davanti alle macchina fotografica di Kirk. Il fotografo sviluppate le foto si accorse subito che lo scatto con Spencer era perfetto, il piccolo alla sua prima uscita in acqua si era comportato da perfetto modello, diede così la fotografia al grafico che inserì il dollaro all’amo e spedì a Seattle il lavoro completo per l’approvazione del gruppo. A proposito di Fisher, che era stato assunto
nell’ufficio grafico della Geffen, è curioso sapere che chiese subito,
appena si venne a sapere che il gruppo aveva firmato per la multinazionale, di poter lavorare con i Nirvana, una band che conosceva attraverso “Bleach” e grazie ad un infuocato live. “Nevermind” fu la prima copertina che Robert concepì dall’inizio alla fine ed è valsa al grafico una notorietà senza confini. Ricordando oggi il lavoro fatto sulla cover di “Nevermind”, Robert ama raccontare, con sentita partecipazione, il primo incontro tra lui e la band: ”Tre ragazzi del tutto alieni dal music business che ascoltavano ogni suggerimento e si lasciavano guidare senza atteggiamenti da rockstar consumate”. La carriera di Fisher, nato a Los Angeles nel 1962, era iniziata fin da bambino ascoltando Led Zeppelin, Yes e Pink Floyd, per poi continuare
con studi artistici e la realizzazione del suo personale obelisco nero,
progettato in rispetto a quello utilizzato dai Led Zeppelin sulla cover di
“Presence”. Nel 1989, terminati gli studi alla Communication Design dell’Otis Parsons College di Los Angeles, iniziò a lavorare per la Geffen
Records, dove è rimasto per dieci anni. Oggi ha aperto un suo studio di
design e lavora a Los Angeles senza un attimo di tregua. “Prima di decidere di mettere un dollaro all’amo pensammo ad un pesce (troppo banale), ad un cd (troppo scontato), ad un pezzo di carne (troppo sanguinolento)”, dice oggi Robert, “quindi venne fuori l’idea del dollaro e Kurt non esitò un attimo. Il dollaro doveva essere l’oggetto inseguito. Sul retro copertina mi fece inserire una foto sfuocata del gruppo, a testimonianza della loro volontà di non essere considerati rockstar piene di lustrini”. “Nevermind” è l’album degli anni novanta, trasuda cattiveria ad ogni poro, mentre la sua copertina emana poesia e cinismo ogni volta che il nostro sguardo incrocia quel bambino sott’acqua. Una foto, un dollaro, un amo, un bambino, tanta acqua, un grande disco.


(Pubblicato il: 28/11/2013)