Sex Pistols - Never Mind the Bollocks

Cover Story

Poche volte una copertina di un disco è importante quanto il suo contenuto, pochissime volte lo è ancora di più delle canzoni che racchiude. Per l'unico album in studio dei Sex Pistols possiamo tranquillamente affermare che la copertina è stata un punto fondamentale per l'ascesa e la conseguente deflagrazione della band e del movimento punk. I Sex Pistols erano depravati non-musicisti che si divertivano ad oltraggiare, primo segnale del loro atteggiamento il nome scelto: Pistole Del Sesso, con tutte le implicazioni che ne potevano derivare. Di loro si era letto tanto, si sapeva delle gesta, dei contratti recisi e delle sterline che ad ogni passaggio di casa discografica finivano nelle tasche di quattro (cinque con McLaren) imberbi punk socialmente deviati. Il colpo di grazia arrivò con l'uscita del primo album. Eravamo nel 1977, l'anno del Giubileo della Regina, i Sex Pistols osarono pubblicare una copertina nella quale campeggiava a grandi lettere il loro nome oltraggioso ed un titolo a dir poco offensivo. "Non Rompete i Coglioni, Qua Ci Sono Le Pistole Del Sesso" farebbe più o meno lo stesso effetto anche se uscisse nel 1999, dopo che in questi anni abbiamo visto quasi di tutto e gustato stranezze in multi-sapori. Grafica minimalista ed essenziale, giocata sull'utilizzo di caratteri tipografici che ricordassero i comunicati anonimi di rapitori alle prime armi, nessuna foto, nessuna concessione alla bellezza, niente di niente. Un calcio in piena faccia ai benpensanti e burocrati con la bile all'orlo dello straripamento. Il disco uscì e fu l'apoteosi. I quotidiani di largo consumo lo recensirono, mettendo in grande evidenza il titolo dell'album. Chi fino ad allora aveva ignorato l'esistenza di un gruppo con un nome così abominevole, dovette scontrarsi con la realtà dura e cruda. Denuncie dopo denuncie arrivarono da indignati cittadini, ma l'apice fu toccato il 15 novembre 1977 a Nottingham, quando la poliziotta July Dawn Storey vide la copertina dei Sex Pistols appesa alla vetrina di un negozio di dischi di proprietà della Virgin Records.

La solerte poliziotta informò il gestore del negozio che la parola Bollocks era una offesa alla moralità e poteva anche essere denunciato per averla esposta. Per tutta risposta C. Seale tuonò che perfino i quotidiani avevano ritenuto lecito pubblicare il titolo del disco. Un comunicato stampa del Guardian dichiarava con una vena ironica: "Se la copertina è immorale, perché non sono stati arrestati gli edicolanti che vendono il Guardian?". Lo scopo dei Sex Pistols era stato raggiunto con un semplice titolo. Al processo nei confronti di Seale la difesa chiamò a deporre lo studioso James Kingsley, presidente di letteratura alla Nottingham University e pastore anglicano, il quale spiegò che la parola "bollocks" veniva già usata nell'anno 1000 in testi scritti e nel medioevo assunse il significato di "piccole palle" e si poteva leggere anche in Testi Sacri e di medicina. Era addirittura usata dai clericali con il significato di "diceria, sciocchezza, o banalità", tanto che suggerì un nuovo titolo per il disco dei Sex Pistols. "Never Mind The Nonsense Here's The…….". Seale fu assolto dall'accusa, ma la Corte espresse il proprio disappunto per l'utilizzo di un vocabolo volgare, espressione dei peggiori istinti della natura umana. I Sex Pistols avevano raggiunto il loro obiettivo senza muovere un dito. La copertina subì quindi delle piccole variazioni sul tema. In Italia fu aggiunta la scritta "Punk", quasi a voler bollare un suono, un gruppo, un acquirente, in America i colori diventarono rosa e verde ed un brano in più fu aggiunto alla scaletta. Però comunque fosse trattata e modificata la forza dirompente della copertina di "Never Mind The Bollocks" rimaneva intatta, anzi traeva linfa vitale per autoalimentarsi in un gioco al massacro dove il vincitore era già stato definito prima dell'inizio della partita. Inutile dire che da quella copertina si è sviluppata una linea grafica che ha investito buona parte dei dischi di punk. E come non citare chi di quella parola incriminata ne ha fatto il proprio nome, i Bollocks Brothers, che nel 1983 pubblicarono un album intitolato "Never Mind The Bollocks 1983 - The Bollocks Brothers", rifacimento fotocopiato, dalla copertina alle canzoni, di quell'album entrato nella leggenda.


(Pubblicato il: 28/11/2013)